adolescenza
Il periodo di transizione tra l’infanzia e l’inizio della vita adulta. Durante questa fase dello sviluppo umano, avvengono importanti cambiamenti che riguardano la sfera fisica, quella fisiologica e quella psicologica e che portano l’individuo ad acquisire particolari caratteristiche, competenze e cognizioni utili per l’entrata nel mondo degli adulti. Da un punto di vista evolutivo, nell’a. umana vi sono due punti focali: la maturazione sessuale e la conquista dell’indipendenza dai genitori.
È difficile dare una precisa indicazione cronologica dell’a. per via delle differenze individuali e sociali, ma indicativamente può essere compresa tra i 12 e i 22 anni, coinvolgendo il periodo della pubertà in cui avviene la trasformazione fisica e fisiologica del bambino in adulto. Fisicamente, durante l’a., il tasso di crescita aumenta passando mediamente dai 6 cm l’anno agli 8÷10 cm; anche la massa muscolare aumenta, mentre diminuisce quella grassa. Il ritmo respiratorio rallenta e così quello cardiaco, che passa dai 90 battiti al minuto dei dodicenni ai 75÷65 battiti dei diciottenni. Sul piano della maturazione sessuale, il corpo infantile si trasforma in quello adulto: sotto la spinta dei mutamenti ormonali, infatti, maturano i caratteri sessuali primari, come le ovaie e i testicoli, e compaiono quelli secondari, quali i peli pubici, il seno nelle ragazze, la barba e il cambiamento di voce nei ragazzi. Nelle femmine compare il primo ciclo mestruale, mentre nei maschi avvengono le prime eiaculazioni notturne. Questi cambiamenti possono portare a conflitti tra le nuove pulsioni sessuali e il controllo su di esse che la società impone. Ovviamente la maturazione sessuale non avviene in maniera omogenea e tra gli individui si osservano notevoli differenze. Inoltre, nell’ultimo secolo nelle società industriali, l’inizio della pubertà si verifica con circa due anni di anticipo, probabilmente a causa delle migliori condizioni nutrizionali. Attualmente, a questa anticipazione della pubertà si è unito il ritardo di maturazione sociale tipico delle società occidentali. Il periodo dell’adolescenza si è quindi apparentemente allungato.
Il primo studio psicologico dell’a. può essere considerato quello di G. Stanley Hall nei primi anni del Novecento; in questo studio l’a., considerata come una seconda nascita, viene slegata dal contesto ambientale e sociale, per essere rapportata principalmente ai cambiamenti biologici, tipici di questo periodo, che portano a una trasformazione che avviene in modo drammatico. Al contrario, successivi studi antropologici, principalmente quelli di Margaret Mead sulle popolazioni delle isole Samoa, hanno posto l’accento sulla centralità dell’ambiente in cui l’adolescente cresce. Nei suoi studi Mead sottolinea l’influenza della cultura nel comportamento adolescenziale. Infatti l’a. conflittuale, per l’antropologa, non è un fenomeno generale ma è tipica delle società occidentali. Da un punto di vista psicologico l’a. è un periodo di sviluppo e di definizione dell’identità personale sia rispetto a ‘chi si è’ sia rispetto al contesto sociale in cui si è inseriti. La relazione con i coetanei e con la famiglia cambia e l’adolescente va incontro a un progressivo distacco dai genitori e a un sempre maggior avvicinamento al mondo dei coetanei. La necessità di far parte di un gruppo di pari è molto forte tra gli adolescenti, e si creano gruppi informali non controllati dagli adulti e privi di particolari finalità. A livello cognitivo, quando un bambino entra nell’a., secondo lo schema di sviluppo proposto da Jean Piaget, deve affrontare la transizione dal pensiero operatorio a quello formale o ipotetico-deduttivo, con cui si accede al ragionamento astratto. L’adolescente, secondo Piaget, perde il caratteristico egocentrismo dei bambini, iniziando a capire che esistono diversi punti di vista. La visione di Erik H. Erikson è, invece, multifattoriale e analizza l’a. come un prodotto di spinte diverse di tipo psichico, biologico e culturale. Secondo Erikson i ragazzi nell’a. iniziano a considerare il loro futuro, a pensare ai propri desideri e ai propri obiettivi, cercando cosi di superare la confusione e il conflitto nel tentativo di acquisire una propria identità, stabile e distinta dagli altri.
Fino a qualche anno fa si pensava che la struttura del cervello raggiungesse la sua maturità biologica alla fine dell’età infantile. Attualmente, grazie a numerose ricerche e a nuovi mezzi di indagine più sofisticati e meno invasivi, come la risonanza magnetica, è stato possibile constatare che il cervello di un adolescente è in continuo divenire e che in un ragazzo di 11 anni, rispetto a uno di 20, esso è diverso dal punto di vista anatomico, biochimico e fisiologico. Poco prima della pubertà il cervello crea un numero altissimo di neuroni e sinapsi. Queste connessioni neuronali durante l’a. vengono ‘potate’, ovvero ridotte di numero a seconda del loro utilizzo, e il cervello diviene cosi via via più ‘leggero’ ed efficiente. La crescita della materia grigia segue una curva a parabola: aumenta fino a circa 12 anni, poi inizia a diminuire, stabilizzandosi verso i 20 anni. Questo processo di eliminazione delle cellule nervose e delle sinapsi ridondanti riflette un’organizzazione superiore del cervello, che migliora le sue connessioni anche grazie a un aumento della mielina, che rende la trasmissione nervosa più veloce. Lo sviluppo cerebrale avviene secondo una sequenza temporale che inizia dalle regioni posteriori per arrivare a quelle anteriori. Secondo questo schema le aree associate con le funzioni di base, come quelle motoria e sensoriale, maturano per prime, al contrario di quelle coinvolte nella formulazione di obiettivi, nella pianificazione decisionale e nel controllo degli impulsi e delle emozioni, come la corteccia prefrontale, che completano il loro sviluppo solo al termine dell’adolescenza.