ARWIDSSON, Adolf Ivan
Nato a Padasjoki nel 1791, morto a Viipuri (Viborg) nel 1858, scrisse in gioventù alcune poesie in svedese, che risentono dell'influsso dei fosforisti allora in voga in Svezia; ma egli è noto soprattutto come autore di opere storiche e politiche e come uno dei primi attivi propagandisti dell'impiego del finnico quale lingua ufficiale della scuola, della chiesa, della letteratura, da che la nuova costituzione del 1809 aveva mutato le condizioni della Finlandia. Alla sua celebre frase "Svedesi non siamo, Russi non vogliamo diventare, dobbiamo essere Finni" si richiamarono spesso i cosiddetti fennomani. Il sospettoso governo russo soppresse la rivista da lui fondata per la diffusione delle sue idee, l'Abo Morgenblad (1821, in lingua svedese). Egual sorte toccò, poco dopo, a Mnemosyne, cui l'A. collaborava con articoli sempre più vivaci, propugnando, oltre l'adozione del finnico, a libertà di stampa. Infine fu obbligato a lasciare il posto di insegnante universitario (1822). A. esulò in Svezia, dove tenne l'ufficio di amanuense, poi di direttore della Biblioteca Reale sino al 1858, anno in cui, appena rimpatriato, lo colse la morte. Il suo nome è legato, oltre che alle importanti pubblicazioni di documenti riguardanti la storia della Finlandia, anche alla raccolta Svenska Fornsînger (3 voll., 1834-42), prima raccolta svedese di canti popolari condotta con criterî scientifici.