ALBERTAZZI, Adolfo
Nato a Bologna l'8 settembre 1866, per molti anni professore di lettere italiane nell'istituto tecnico di quella città, collaboratore assiduo di parecchi dei più importanti giornali italiani, morì nella sua città natale, largamente compianto, il 10 maggio 1924. Scolaro affezionato e prediletto del Carducci, ne annotò, in collaborazione con altri, le opere (Bologna, Zanichelli) e ne rievocò vivacemente la figura nel suo Il Carducci in professione d'uomo (Lanciano 1921). Esordì con un lodato studio su Romanzieri e romanzi del Cinquecento e del Seicento (Bologna 1891), che poi trasfuse nell'opera Il Romanzo (Milano [1902-04]), nella collezione vallardiana dei Generi letterarî: utile ma non bene fuso repertorio di notizie. Meglio che nelle opere puramente erudite - nelle quali non lo assisté l'indispensabile sicurezza dei presupposti teorici, che sola può dare unità e valore alla ricerca particolare o all'analisi della singola opera d'arte - riuscì l'A. nelle garbate evocazioni di ambienti e figure del passato: Parvenze e sembianze (Bologna 1892), La Contessa d'Almond (ivi 1894), Vecchie storie d'amore (ivi 1895), Amore e amore (ivi [1913]), Strane storie di storia vera (Milano 1920), dove il carducciano gusto della storia si combina felicemente con l'attitudine propria dell'A. a cogliere e a rendere sobriamente, ma con fresca e immediata evidenza, il gesto o il particolare rivelatore. È opinione comune e rispondente al vero che l'A. maggiore sia da ricercarsi nelle novelle, che in gran numero egli andò pubblicando - alcune anche dedicate ai bambini - piuttosto che nei romanzi. Nel suo maggiore romanzo, infatti, L'Ave (Bologna 1896: nuova edizione emendata, ivi [1915]) le diverse concezioni politiche e religiose dei personaggi non dànno luogo che a pure polemiche verbali, di cui l'A. dà il fedele resoconto, senza giungere a rappresentarle vive nel cuore di chi le soffre, divenute dominatrici passioni. Del piccolo mondo della novella, invece, lo scrittore si rende via via sempre più padrone: sa guardare agli umili con affettuosa attenzione e rappresentare la loro nobiltà con commozione che non esclude il sorriso; talvolta, come per esempio, ne La Forfecchia, l'umile racconto diventa, nella schiva semplicità dei mezzi d'arte, un potente piccolo dramma. Principali raccolte di novelle sono: Novelle umoristiche (Milano 1900); Zucchetto rosso e Storie d'altri colori (ivi 1910); Asini e Compagnia (Firenze [1913]); Il diavolo nell'ampolla (Milano 1918); Cammina, cammina, cammina... (ivi 1920); Facce allegre (ivi 1921); A stare al mondo (ivi 1921); Sotto il sole (Roma 1921); Top (Milano 1922); La merciaina del Piccolo Ponte (ivi 1924): di queste raccolte, oltre le citate, esistono anche altre edizioni e ristampe. Dell'A. vanno infine ricordati, per tacere di cose minori, la Vita di U. Foscolo (Messina 1918) e il "profilo" di T. Tasso (2ª ed., Roma 1926).
Bibl.: Sull'A. critico cfr. specialmente Giorn. stor. d. lett. ital., XVIII, pp. 415-417, e XLVI, pp. 235-238; B. Croce, in Critica, IV (1906), pp. 123-126. Sull'A. romanziere e novelliere, L. Russo, I narratori, Roma 1923, pp. 139-140; ma soprattutto R. Serra, Le lettere, Roma 1920, pp. 127-130. Tra i molti articoli commemorativi, il più notevole è quello di P. Pancrazi, in Resto del Carlino, 13 maggio 1924. Cfr. infine la pregevole biografia di L. Tonelli, A. A., Firenze 1925.