BARTOLI, Adolfo
Fisico italiano, nato a Firenze il 19 marzo 1851, morto a Pavia il 18 luglio 1896. Allievo della Scuola normale superiore di Pisa, ebbe a maestri il Betti e il Felici. Nel 1874 conseguì la laurea in scienze fisiche e matematiche, fu aiuto nell'università di Bologna, nell'Istituto tecnico di Arezzo, fondò un osservatorio astronomico; nel 1878 fu professore di fisica nell'università di Sassari, e l'anno seguente successe al Roiti nell'Istituto tecnico provinciale di Firenze; nel 1886 fu nominato professore ordinario nell'università di Catania e direttore dell'annesso osservatorio; successe al Cantoni nell'università di Pavia.
Sviluppando le considerazioni contenute nella sua memoria Sui movimenti provocati dalla luce e dal calore, ecc., compì studî che lo condussero, prima del Crokes, alla esperienza del radiometro. Importantissimi furono i suoi lavori sulla elettrolisi. Nel 1878 dimostrò che l'acqua può essere decomposta anche per mezzo delle più deboli forze elettromotrici, usando elettrodi di oro o di platino purissimi. Nella memoria Sulla costituzione degli elettromi (1882) spiegò alcuni fenomeni da lui studiati, modificando un'ipotesi del Clausius, formulando cioè la cosiddetta ipotesi di Clausius-Bartoli (detta anche, a torto, ipotesi di Arrhenius): un'elettrolito, come per esempio l'acqua di fonte, contiene sempre una certa quantità di molecole interamente dissociate, e una certa quantità di molecole parzialmente dissociate, le quali per essere del tutto decomposte richiedono una forza elettromotrice variabile da zero al maximum di polarità.
Notevole fu lo studio che il B. compì insieme con lo Stracciati per determinare il calore specifico dell'acqua fra 0° e 30°. Particolarissima importanza ebbero i suoi studî relativi alla pressione della luce, o pressione di Maxwell-Bartoli. Durante i suoi lavori sull'elettrolisi egli giunse a fondare un nuovo metodo di sintesi delle sostanze organiche per mezzo dell'elettrolisi con elettrodi a carbone.