VENTURI, Adolfo
Storico dell'arte. Nacque a Modena il 4 settembre 1856. Autodidatta, nella sua città, sempre illustre negli studî storici, si volse prima a ricerche sulla Galleria Estense, della quale fu presto nominato ispettore (1878), e specialmente sull'arte ferrarese del Rinascimento. Nel 1888, chiamato a Roma presso il Ministero dell'istruzione, vi attese per un decennio a provvedere al catalogo degli oggetti d'arte del regno e a riordinare gallerie; fu animatore dell'esposizione dei pittori ferraresi al Burlington Fine Arts Club (1894); curò la grande pubblicazione di Le gallerie nazionali italiane.
Relatore G. Carducci, aveva intanto conseguito la libera docenza e iniziato l'insegnamento della storia dell'arte nell'università di Roma (1890), dove poi, nel 1896, fu istituito e a lui affidato il corso di perfezionamento negli stessi studî; e dal 1901, lasciata l'amministrazione delle Belle Arti (alla quale seguitò a dare consiglio in molte importanti questioni, come furono l'acquisto delle opere d'arte di S. Maria Nuova a Firenze e la risoluzione del fedecommesso Borghese), si dedicò tutto alla cattedra e all'attività scientifica che ha moltiplicato ancora dopo avere lasciato l'ìnsegnamento per raggiunti limiti di età (1931). Dal 1923 è senatore del regno. Al suo nome s'intitolano l'Istituto di belle arti a Modena, e una borsa di studio del R. Istituto d'archeologia e storia dell'arte.
L'opera del Venturi è stata e rimarrà profonda nella scuola, nella scienza, nella diffusione della cultura artistica. A questa, negli scritti e con la parola, egli consacrò instancabile fervore, vincendo l'indifferenza e spesso l'ostilità che da principio circondavano la storia dell'arte anche tra le persone più colte: fu apostolo appassionato dei proprî studî, presentandoli in forma affascinante. Nella scuola, incitatore mirabile, trovò larghissimo seguito, tanto che muovono da lui, sia pure per diverse strade, quasi tutti gli attuali studiosi d'arte italiani. Portava nella scuola il suo lavoro d'infaticato ricercatore, l'esempio di quell'operosità ch'è raccolta in numerosissime pubblicazioni, e si mostra circondata a mano a mano da quella di sempre nuovi discepoli nelle quaranta annate del suo periodico L'Arte. Nei primi anni aveva esplorato gli archivî estensi, ritrovando opere, ricomponendo figure d'artisti. Ma subito vide che le ricerche storiche sull'arte non possono trovare più sicuro fondamento che l'intrinseca conoscenza delle qualità artistiche: e, mentre Giovanni Morelli e G. B. Cavalcaselle, entrambi maestri negli studî dell'arte, sembravano in contrasto tra loro, egli andò affermando un suo metodo, rispettoso d'ogni dato storico esteriore, ma intento a ricomporre la storia dell'arte come storia delle qualità e delle ragioni dell'arte, in modo sempre più ampio. Se nel volume La Galleria Crespi in Milano (1900) aveva messo in evidenza la necessità di essere "conoscitore" e perciò di "vedere e rivedere" per riuscire ai primi essenziali accertamenti intorno alle opere d'arte, su tale fondamento nella Storia dell'arte italiana (Milano 1901-1936, tomi XXII) ha innalzato un complesso grandioso con vedute sempre più vaste dei fatti e delle intime cause dell'arte. Tanto alieno da astrazioni e da pregiudizî estetici quanto è pronto a rispondere a ogni emozione d'arte, e a esprimerla con parole rivelatrici, il Venturi nella sua massima opera è andato affinando, di volume in volume, la ricerca dei concetti informatori dei grandi maestri, delle grandi epoche dell'arte; e, mentre mantiene alla sua Storia il meglio della sua preparazione analitica, viene disegnandola con linee sempre più sintetiche, maestro anche fra i modi più recenti della critica.
Una compiuta bibl. degli scritti di A. Venturi fino al 1923 in Bollettino del R. Istituto d'archeologia e storia dell'arte (1923). Tra le opere principali oltre quelle già ricordate, lasciando molti studî pubblicati in L'Arte, in Le gallerie nazionali italiane e in altre riviste, rammentiamo: Tesori inediti dell'arte a Roma (Roma 1896); Gentile da Fabriano e il Pisanello (Firenze 1896); La Madonna (Milano 1900); Botticelli (Roma 1925); Il Correggio (ivi 1926); Studi dal vero (Milano 1927); Giozanni Pisano (Bologna 1928); La pittura del Quattrocento nell'Alta Italia (Firenze 1930); La pittura del Quattrocento nell'Emilia (ivi 1931); monografie varie su grandi maestri italiani; La Bibbia di Borso d'Este (Milano 1937); e infine: Memorie (Milano s. a.); Istantanee (Firenze 1936).