adombrare (aombrare)
Ricorre due sole volte nel Purgatorio. In III 28 se innanzi a me nulla s'aombra, è adoperato riflessivamente nel senso di " coprirsi di ombra ". La forma aombra è parallela dei numerosi ‛ aequare ', ‛ aiutare ', ‛ aontare ', ‛ aunare ', ‛ ausare ', ‛ raunare ' della Commedia; se ne hanno degli esempi persino nel Convivio (‛ ausare ', IV XXI 14 e XXV 4; raunamento, XII 9; raunatore, XII 4).
In Pg XXXI 144 là dove armonizzando il ciel t'adombra, a. ha senso figurato e pertanto vale " rappresentare ", " raffigurare ", " simboleggiare " (a. in questo significato è dell'antica lingua: cfr. Boccaccio Dec. X 7 24 " egli cominciò sì dolcemente sonando a cantar questo suono, che quanti nella real sala n'erano parevano uomini adombrati ", cioè ‛ dipinti '. Cfr. anche Rime LVIII 1 Deh, Violetta, che in ombra [" figura "] d'Amore; Pg XII 65 Qual di pennel fu maestro o di stile / che ritraesse l'ombre; ecc.); il Pézard (ad l.) lo intende in senso più pregnante (" le rayonnement des cieux, le sourire des cieux, se reflète en la beauté de Béatrice, et mieux encore y prend figure sensible "). Il verso, piuttosto oscuro, ha dato luogo a non poche interpretazioni diverse; cfr. F. Mazzoni, Lect. Scal. II 1181-1182.