ADONE ("Αδων e "Αδωνις; Adon e Adünis, lat. arc. Adoneus)
Il mito di Adone è relativamente recente e del tutto greco. Il più antico poeta che ne fa menzione è, a testimonianza dello pseudo-Apollodoro, Esiodo, secondo il quale Adone sarebbe nato da Fenice e da Alfesibea. Secondo Paniassi invece, ricordato dallo stesso pseudo-Apollodoro e da Antonino Liberale, Adone sarebbe stato figliuolo del re siriaco Teante e della figliuola di lui Smirna o Mirra; Antimaco lo voleva nato dal re fenicio Agenore; la leggenda cipria lo faceva figliuolo di Cinira, fondatore di Pafo, e di Metarme; un'altra leggenda infine lo voleva nato dal solo Zeus. Ebbe parecchie sorelle che dall'ira d'Afrodite furono costrette ad unirsi con stranieri e morirono in Egitto.
La prima narrazione abbastanza piena del mito di Adone la troviamo nello pseudo-Apollodoro (III, 14, 4), il quale attinge assai probabilmente a Paniassi. Teante, re siriaco, ha una figliuola di nome Smirna la quale dall'irata Afrodite, cui la fanciulla non prestava culto, è accesa d'amore pel padre. Con l'aiuto della nutrice Smirna riesce a ingannare per dodici notti il padre, ma quando questi ha finalmente riconosciuto la figlia, la insegue a spada tratta, e quella sul punto d'essere raggiunta prega gli Dei che la sottraggano all'irato genitore: gli Dei per compassione la cambiano nell'albero che reca lo stesso suo nome. Ecco però che al decimo mese l'albero si fende e ne esce Adone, dalla cui bellezza presa Afrodite lo rinchiude in una cassetta e lo consegna in secreto da custodire a Persefone. Ma questa, allorché ha veduto la bellezza del fanciullo non vuole più restituirlo, e allora s'accende fra le due Dee una contesa che Zeus dirime concedendo al fanciullo di vivere un terzo dell'anno per suo conto, un terzo presso Persefone e un terzo presso Afrodite: ben presto però Adone passa con Afrodite anche il terzo che è a sua disposizione. Più tardi Adone viene ucciso a caccia da un cinghiale.
Questo schema, che in tal forma dev'essere stato abbastanza antico, s'arricchì poi d'una infinità di particolari. Secondo due favole d'Igino (58 e 161) l'offesa ad Afrodite è recata non da Smirna, ma dalla madre di lei Cencreide, la quale afferma che la propria figliuola è più bella d'Afrodite. E quando Smirna, piena di vergogna pel colpevole amore da cui si sente accesa, vuole impiccarsi, interviene la nutrice a confortarla ed aiutarla. Smirna si nasconde poi per vergogna nelle selve, e qui, per compassione, è trasformata da Afrodite in un albero dal quale stilla un profumato balsamo. E quando il padre di Smirna apre con la spada quest'albero, ne esce Adone. Secondo altre fonti la causa dell'ira di Afrodite contro Smirna fu il vanto di lei che la sua chioma fosse più bella di quella della Dea. V'ha pure una forma della leggenda che attribuisce la sventura di Smirna non all'ira d'Afrodite, ma a quella del Sole. I poeti e scrittori un po' tardi si sono in particolar modo compiaciuti di rappresentare minutamente come la nutrice venisse in aiuto della fanciulla e contribuisse a trarre in inganno il padre di lei: ricorda in particolar modo il libro X delle Metamorfosi ovidiane.
Anche sulla nascita e l'infanzia di Adone i particolari leggendarî si moltiplicarono: così alle già ricordate forme della leggenda sul modo come s'apre l'albero per lasciarne uscire Adone è da aggiungere quella secondo cui l'albero è aperto da un cinghiale. E v'ha una leggenda che narra come Adone fosse allevato dalle Ninfe, e che, solo quando fu divenuto un meraviglioso pastore o cacciatore, Afrodite si accese di lui. Le sfumature della leggenda sulla morte di Adone sono ancor esse molto numerose: si narra infatti ch'egli fosse ucciso da un cinghiale mandatogli contro dal geloso Ares, o da Ares medesimo tramutatosi in cinghiale; oppure fu Artemide a causare la morte del giovane, irritata della persecuzione di Afrodite contro Ippolito; oppure nel furioso cinghiale si cambiò non Ares, bensì Apollo, per trarre vendetta del proprio figliuolo Erimanto, che Afrodite aveva accecato perché egli l'aveva veduta al bagno.
Qualche graziosa leggenda di piante si riattacca al mito di Adone: così del balsamico succo che ogni anno esce dal tronco dell'albero della mirra si disse che fosse costituito dalle lacrime di Mirra; e della rosa si raccontò che fosse prima bianca e che divenisse rossa quando Afrodite, accorrendo presso il morente Adone, si punse a una spina il piede; e dell'anemone si favoleggiò che nascesse dalle lacrime di Afrodite piangente sul morente giovinetto (dal cui sangue si disse anche che spuntassero le rose).
In onore del morto giovine diletto Afrodite istituì una festa funebre (Ovidio, Metam., X, vv. 725 segg.); e qualche tardo scrittore (Inni orfici, Claudiano, ecc.) favoleggiò che l'inconsolabile Afrodite scendesse all'Ade e riuscisse a ricondurre alla luce per la metà o pei due terzi dell'anno l'amatissimo giovinetto. Alcune tarde fonti parlano anche dell'amore di Persefone per Adone.
Come figli di Adone e di Afrodite si ricordano Priapo (nato veramente dopoché Afrodite fu amata anche da Dioniso), Golgo (eponimo della città di Golgi in Cipro), Istaspe, Zariadre, e una figliuola, Beroe.
Il culto di Adone si volle spesso ritenere di origine orientale: spesso si parla della identificazione del greco Adone col babilonese Tammuz. Può essere; ma non v'è alcun bisogno di ciò. Il culto di Adone ha senza dubbio paralleli semitici, ma ne ha pure di greci e non sarebbe difficile instituirne con culti di popoli del nord-Europa. Adone è senz'alcun dubbio un nume della vegetazione (Afrodite in origine rappresenta la fecondità della natura), che non essendosi, come Demetra e Dioniso, unito ad una particolare specie di fiorente coltivazione, non seppe svolgere una vita rigogliosa quanto quella di altri numi e si perdette fra i numi generici della vegetazione.
Il culto di Adone in Grecia è testimoniato abbastanza presto in svariate località; così in Lesbo da Saffo (sec. VII a. C.), così dal colofonio Senofane nel sec. VI, così in Sicione da Prassilla (sec. V). In Atene troviamo il culto di Adone ricordato al tempo della spedizione di Sicilia, e ci è poi testimoniato, quel culto, per molte altre località, come Argo, Dio in Macedonia, e Alessandria, Fiorentissimo fu in alcune località della Siria e dell'Asia Minore.
Le feste in onore di Adone portavano il nome di Adonie (v.).
Al mito di Adone s'inspirarono sovente, com'è naturale, le arti figurate (specchi etruschi, vasi, pitture parietali, bassorilievi su sarcofagi romani). Diamo qui riprodotto un tardo sarcofago romano (Louvre) che comprende tre scene. Nella prima a destra si vede Afrodite assisa (un amorino le regge lo specchio), presso la quale sta in piedi Adone: un giovane parla concitatamente ad entrambi (forse narra dei danni arrecati dal terribile cinghiale che darà poi la morte al povero Adone). Nella scena di mezzo è Adone a terra, ferito, mentre indarno cani e cacciatori tentanno recargli aiuto contro il cinghiale. Nella scena di sinistra si vede il doloroso addio di Afrodite e di Adone mentre ancelle e servi tutt'all'ingiro si disperano.
Bibl.: Cfr. l'art. Adonis del Dümmler in Pauly-Wissowa, Real-Encyclopädie der classischen Altertumswiss. I, i, 385-395; così pure l'art. Adonis del Roscher, Lexikon der griech. und röm. Mythologie, I, i, coll. 69-77; v. anche Preller-Robert, Griechische Mythologie, 4ª ed., I, pp. 359 segg.; W. Baudissin, Adonis und Eèmun, Lipsia 1911; J. G. Frazer, The golden Bough, IV, Adonis, Attis, Osiris, 3ª ed., Londra 1914.