adoperare (adoprare; adovrare)
Ricorre per lo più in prosa (in poesia è più frequente ‛ operare ': v.), usato quasi sempre in senso assoluto, nel significato di " agire " o di " produrre il proprio effetto " (cfr. Guinizzelli Madonna il fino amor 54; Chiaro Ancor mi piace 10): Cv I VIII 10 biasimevole è invano adoperare, cioè " fare un lavoro " inutile; Vn XXVI 2; If XXIV 25 come quei ch'adopera ed estima, fa una cosa e pensa (a quella che dovrà far dopo); Pg XVII 102 contra 'l fattore adovra sua fattura; XXVIII 131 Quinci Letè; così da l'altro lato / Eünoè si chiama, e non adopra ["non produce il suo effetto"] / se quinci e quindi pria non è gustato; Cv III III 1, XII 2, IV XXIII 4; III VIII 6 è da sapere che in qualunque parte l'anima più adopera del suo officio [cioè esplica la sua attività], che a quella più fissamente intende ad adornare, e più sottilmente quivi adopera; Vn XXIX 2 con ciò sia cosa che... li detti cieli adoperino qua giuso [" esercitino il loro influsso "] secondo la loro abitudine.
Sempre nel valore di " produrre un effetto " si trova costruito anche transitivamente: in Vn XXI 6 e 8 i due costrutti, transitivo e intransitivo, ricorrono nella stessa espressione: ne la terza [parte del sonetto] dico quello che poi [Amore] virtuosamente adopera ne'... cuori... non dico... come [il riso della donna] adopera ne li cuori altrui (e analogamente XXVI 9, XXVII 1).
Ricorre anche l'uso sostantivato del verbo (cfr. Chiaro Madonna lungiamente 53, La mia fedel voglienza 15, Molti omini 14) in Rime XCI 30 E' miei pensier, che pur d'amor si fanno, / come a lor segno, al suo servigio vanno: / per che l'adoperar [" l'agire a tal fine ", Contini] sì forte bramo, / che...; Vn VIII 5 6 villana Morte in gentil core / ha miso il suo crudele adoperare, ha compiuto la sua operazione. In Rime XLVII 11, ancora con costrutto transitivo, vale " usare ", " servirsi " di una cosa: se voli, amico, che ti vaglia / vertute naturale od accidente, / con lealtà in piacer d'Amor l'adovra.