adorare
. S'incontra una volta nel Convivio, una volta in ciascuna delle tre cantiche, quattro volte nel Fiore e una nel Detto.
In Cv II IV 6 Li gentili le [Intelligenze] chiamano Dei e Dee... e adoravano le loro imagini, e in If IV 38 [le anime del Limbo] non adorar debitamente a Dio, a. significa " venerare ", " rendere culto alla divinità ". Nel secondo passo si noti, oltre alla costruzione col dativo, frequente peraltro nell'antica lingua (vedi per questo il Barbi e la Brambilla Ageno; e cfr. Giamboni Libro VII 7 " adorai tre volte a Dio ", e ancora XLIX 9, LI 4), l'avverbio debitamente, cioè ‛ credendo in Cristo venturo '. In Pg V 71 sì che ben per me s'adori, e in Pd XVIII 125 adora per color che sono in terra, a. significa piuttosto " pregare ", " orare ". Il ben del primo passo si riferisce alla necessità di pregare in stato di grazia (v. Pg III 141, IV 133-135, VI 34-42, XIII 125-128).
In Fiore V 11, XCV 11 e CCXXIX 7, pur mantenendo il primo significato, a. è adoperato, com'è chiaro, con intendimento caricaturale. A CXX 7 Megli'amo stare davante adorando / ched i' a lavorar m'affaticasse, il Parodi spiega " pregare " e richiama Roman de la rose 12447 " J'aime mieu devant les gens orer ". In Detto 32 a lui m'adoro, a., usato riflessivamente, sta per " m'inchino adorando ".
Bibl. - Barbi, Problemi I 204; F. Brambilla Ageno, Il verbo nell'italiano antico. Ricerche di sintassi, Milano-Napoli 1964, 52.