Vedi ADRIA dell'anno: 1958 - 1994
ADRIA
ADRIA (v. vol. I, p. 72). Recenti studi paleogeografici hanno dimostrato che A. sorse lungo un antico ramo settentrionale del Po, a о delle Atrianorum paludes dette Septem Maria (Plin., Nat. hist., III, 16, 120-121) e del complesso sistema di cordoni litoranei che testimoniano il progressivo avanzare della costa per effetto degli apporti del Po e dell'Adige. Dal 1964 sono stati eseguiti carotaggi e scavi nell'area della città e delle necropoli.
L'abitato antico è ubicato nell'area meridionale della città moderna: ne rimangono poche tracce, sia della fase arcaica, costituita da labili strutture lignee, sia dell'impianto romano, del quale nulla è rimasto in elevato. Le ampie necropoli, estese in gran parte in aree ancora agricole, sono distribuite attorno all'abitato, soprattutto a E (loc. Ca' Cima e Amolaretta), a S e a SO, lungo il corso del Canal Bianco (loc. Piantamelon, Bettola, Retratto, Ca' Garzoni); poco note finora le necropoli settentrionali (loc. Pascoletto e Campelli). Le molte centinaia di tombe finora scoperte sono databili per la quasi totalità tra la fine del IV sec. a.C. e il sec. d.C.; le tombe più antiche si trovano sicuramente a molti metri di profondità, come і livelli arcaici dell'abitato, e solo scavi condotti con larga à di mezzi potranno permetterne l'esplorazione. I corredi tombali di epoca preromana testimoniano il perdurare di un forte legame con la civiltà etrusca fino al II sec. a.C.: gli oggetti di corredo, abbondanti ma di qualità mediocre, sono soprattutto vasi a vernice nera di importazione o, più spesso, di imitazione volterrana e vasi di ceramica cinerognola che, pur ritenuti di influenza celtica, mostrano anch'essi, per le forme, una stretta dipendenza dalla produzione volterrana; rari gli oggetti d'ornamento in metallo, le perle e і pendenti d'ambra, і vasetti in pasta vitrea policroma.
L'onomastica, attestata abbondantemente dalle iscrizioni graffite sui vasi, è etrusca settentrionale o venetica. La persistenza della componente veneta nella città è dimostrata anche da numerosi bronzetti votivi di produzione locale, appartenenti a stipi di santuari.
La vitalità di A. quale centro commerciale e di smistamento continua in età romana fino a tutto il sec. d.C., come dimostra la costruzione di nuovi tracciati stradali: la Via Popillia del 132 a.C., che collegava A. con Rimini attraverso Ravenna e di cui è conservata nel museo la pietra miliare, e la Via Annia del 131, che la univa a Padova, ad Aitino e ad Aquileia; è nota inoltre l'esistenza, tra Ravenna e Aquileia, di una via endolagunare di A. era uno scalo. Recente è l'individuazione, dall'esame di aerofotografie, dell'agro centuriato ubicato a NO di A. e di altre strade extraurbane, a conferma delle grandi opere di sistemazione idraulica e di organizzazione territoriale compiute dai Romani. La piena funzionalità che dello scalo marittimo è testimoniata oltre che dalla presenza di oggetti di importazione, quali vetri e coppette invetriate, anche dalla documentazione epigrafica di un collegium nautarum e dalla recente scoperta di una base di statua con dedica a Nettuno.
Il perdurare di una intensa attività produttiva ad A. fino alla prima età imperiale è supponibile per l'industria vetraria, considerata l'abbondanza dei prodotti e la ripetitività di alcune forme, ed è certa per la ceramica: lo scavo ancora in corso, in località Retratto, di una grande fossa di scarico di vasellame fittile, costituita per gran parte di scarti di lavorazione, ha portato alla scoperta di centinaia di pezzi integri о di amplissima tipologia, databili fra la fine del I sec. a.C. e la prima metà del I sec. d.C. Sono prevalenti і di vasellame di uso domestico e coppe e piatti a vernice nera, ma è numeroso anche il materiale più fine in ceramica a pareti sottili, in terra sigillata nord-italica con molti bolli di fabbrica, come le coppe biansate di L. Sarius Surus numerosi esemplari di bicchieri tipo «Асо», con la firma di C. Асо Acastus e di Buccio Norbani.
La quasi totalità del materiale archeologico finora trovato ad A. non supera l'inizio del II . d.C., e già alla fine del I sec. la documentazione si riduce e si impoverisce, in concomitanza con l'aumento di importanza dello scalo di Ravenna. Nell'Itinerarium Antonini e nella Tabula Peutingeriana manca Α., mentre compaiono, fra le stazioni di transito tra Ravenna e Aitino, la mansio Radriani o Hadriani, identificata in S. Basilio di Ariano Polesine, e la mansio Fossis, ubicata a Corte Cavanella di Loreo.
Museo Archeologico Nazionale. ― Tutta la documentazione archeologica proveniente da A. e dal Basso Polesine, assieme al materiale più significativo degli scavi recenti del medio e alto Polesine, è conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Α.: quest'ultimo, costruito ex novo e inaugurato nel 1961, ha avuto nel 1986 un nuovo allestimento, dettato dalla necessità di esporre la ricca serie di oggetti che l'intensificarsi degli scavi nell'ultimo decennio ha portato in luce nell'area polesana, anche in zone delle quali sinora non era nota l'importanza archeologica. Al pianterreno è la sezione degli scavi recenti, con materiali che dall'antica Età del Bronzo (XVI sec. a.C.) giungono sino alla tarda età imperiale (V sec. d.C.); nella grande sala del piano superiore è stata riallestita e ampliata l'esposizione del materiale greco, etrusco, ellenistico e romano di Adria.
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