Adrian (propr. Greenburgh, Adrian Adolph)
Costumista cinematografico e teatrale statunitense, na-to a Naugatuck (Connecticut) il 3 marzo 1903, da genitori ebrei di origine tedesca, e morto a Hollywood il 13 settembre 1959, conosciuto anche con lo pseudonimo di Gilbert (dal nome di battesimo di suo padre) Adrian. La grande perizia e attenzione al dettaglio, unite alla capacità intuitiva nel cogliere le tendenze del gusto contemporaneo, ne fecero un vero creatore di moda in grado, per es., di valorizzare l'immagine di due tra le più grandi dive di Hollywood: Greta Garbo e Joan Crawford.A diciotto anni, contro la volontà dei genitori, seguì la sua vocazione artistica, iscrivendosi alla New York School of Fine and Applied Art. Durante un breve sog-giorno di studio a Parigi conobbe Irving Berlin che lo convinse a tornare negli Stati Uniti per lavorare in una sua rivista teatrale. Le creazioni di A. vennero notate da Natasha Rambova, moglie di Rodolfo Valentino, che dopo averlo invitato a Hollywood per un provino gli affidò la realizzazione dei costumi di The hooded falcon, che poi non venne realizzato, mentre il primo film in cui il suo nome venne accreditato fu Cobra (1925) di Joseph Henabery, ancora con Rodolfo Valentino. Dopo aver lavorato per alcuni anni per Cecil B. DeMille, nel 1929 firmò un contratto come capo-costumista con la Metro Goldwyn Mayer, dove rimase fino al 1942. Dal 1928 aveva iniziato a disegnare gli abiti di Greta Garbo, curando le mises dell'attrice in A woman of affairs (1929; Destino) di Clarence Brown: ebbe particolare successo l'impermeabile foderato di lana a disegno scozzese che venne riproposto in migliaia di esemplari messi in vendita nei grandi magazzini. Contribuì così a costruire il mito della grande diva, firmando gli straordinari abiti da lei indossati in molti film, da Mata Hari (1932) di George Fitzmaurice, a Queen Christina (1933; La regina Cristina) di Rouben Mamoulian, da Anna Karenina (1935) di Brown, a Camille (1937; Margherita Gautier) di George Cukor, sino a Ninotchka (1939) di Ernst Lubitsch. Nel 1932 per Letty Lynton (Ritorno) ancora di Brown, ideò per Joan Crawford un abito da sera bianco provvisto di voluminose spalline guarnite da ruches che riscosse successo anche fuori dal set (cinquecentomila copie vendute in una sola stagione). Durante la sua permanenza alla MGM, A. fu l'artefice, per Cukor, degli abiti di satin tagliati in sbieco indossati da Jean Harlow in Dinner at eight (1933; Pranzo alle otto), degli stravaganti costumi che riescono a fissare i diversi caratteri dei personaggi femminili di The women (1939; Donne) e delle raffinatissime mises di Katharine Hepburn in Philadelphia story (1940; Scandalo a Filadelfia). Accurata fu la ricerca storica sulla quale si basò nel disegnare i costumi di Jeanette MacDonald per The merry widow (1934; La vedova allegra) di Lubitsch, e di Norma Shearer per Marie Antoiniette (1938; Maria Antonietta) di W. Strong Van Dyke. Lasciò invece spazio all'estro e alla fantasia per vestire i personaggi che popolano il mondo magico di The wiz-ard of Oz (1939; Il mago di Oz) di Victor Fleming, come anche le attrici di Ziegfeld girl (1941; Le fanciulle delle follie) di Robert Z. Leonard. Nel 1941, dopo aver firmato gli abiti di Greta Garbo per la sua ultima interpretazione in Two-faced woman (1941; Non tradirmi con me) sempre di Cukor, ed essersi dimesso dall'incarico presso la MGM, aprì un atelier di moda a Beverly Hills. Da allora tornò a collaborare con il mondo del cinema solo occasionalmente: portano la sua firma, per es., gli abiti indossati da Joan Crawford in Possessed (1947; Anime in delirio) di Curtis Bernhardt, come anche i costumi di Lovely to look at (1952; Modelle di lusso) diretto da Mervyn LeRoy.
Ritiratosi all'inizio degli anni Cinquanta nella sua piantagione brasiliana con la moglie, l'attrice Janet Gaynor, offrì il suo ultimo contributo creativo a Broadway con i costumi del musical Camelot (1959).
R. LaVine, In a glamorous fashion, London 1981, pp. 160-67; E. Leese, Costume design in the movies, New York 1991, p. 19; J. Shrewsbury, Travis Banton et Adrian: les créateurs de stars, in "Positif", juillet-août 1996.