Benetti, Adriana
Attrice cinematografica, nata a Comacchio (Ferrara) il 4 dicembre 1919. Con la sua delicata figura e il sorriso malinconico ha rappresentato la ragazza innocente, 'acqua e sapone' in alcuni dei migliori film crepuscolari e sentimentali degli anni Quaranta.
Aveva appena conseguito il diploma di recitazione al Centro sperimentale di cinematografia a Roma, quando nel 1941 fu scoperta da Vittorio De Sica che le affidò il ruolo della timida orfana protagonista di Teresa Venerdì, e la giovane B. rese credibile, con una recitazione spontanea e naturale, il personaggio petulante e stereotipato del romanzo di R. Török, ottenendo un immediato successo. Nel 1942 interpretò la cameriera derubata su un tram in Avanti c'è posto… di Mario Bonnard, accanto ad Aldo Fabrizi al suo esordio cinematografico, e la fragile ragazza in attesa di un figlio e abbandonata dal fidanzato nel delicato Quattro passi fra le nuvole di Alessandro Blasetti. In seguito tentò un'evoluzione borghese del personaggio dell'ingenua, che rischiava di legarla a un cliché, interpretando la figlia moderna in C'è sempre un ma! (1942) di Luigi Zampa, la studentessa delusa in Quartieri alti (iniziato nel 1943, ma terminato solo nel 1945) di Mario Soldati, l'innamorata contesa fra due fratelli aviatori in Gente dell'aria (1943) di Esodo Pratelli (ma scritto e ideato da Bruno Mussolini) e l'ardente patriota antiborbonica nel dramma storico Tempesta sul golfo (1943) di Gennaro Righelli. Dopo una piccola parte nella divertente commedia di Marc Allégret Les petites du quai aux fleurs (Rondini in volo), ancora del 1943, riapparve nel 1945 in Il sole di Montecassino di Giuseppe Maria Scotese e in Torna… a Sorrento di Carlo Ludovico Bragaglia. Nell'immediato dopoguerra interpretò O sole mio (1946) di Giacomo Gentilomo accanto a Tito Gobbi, il cupo melodramma Furia (1947) di Goffredo Alessandrini e soprattutto il torbido Tombolo, paradiso nero (1947) di Giorgio Ferroni. Ambientato nella famigerata pineta toscana, questo film, discusso esempio di Neorealismo 'nero', offrì alla B. il ruolo più interessante del dopoguerra. Nella parte di una giovane donna costretta a prostituirsi per sopravvivere, portò alle estreme conseguenze il personaggio della fanciulla innocente e ingannata che tanto bene aveva rappresentato nella prima parte della carriera. Sembrò l'inizio della maturità artistica dell'attrice, ma di fatto il pubblico italiano non accettò il cambiamento e l'esperimento non ebbe seguito. A trent'anni la B. abbandonò il cinema italiano, per riapparire solo in 47 morto che parla (1950) di Bragaglia, accanto a Totò. Nel 1949 si trasferì in Spagna e poi in Argentina, dove interpretò alcuni film di scarso interesse, tra cui Las aguas bajan turbias (1952; I desperados della jungla verde) di Hugo Del Carril, primo film argentino a diffusione internazionale che le valse numerosi premi. Apparve anche in piccole parti, curiosamente quasi sempre in rifacimenti: da Les derniers jours de Pompei (1950; Gli ultimi giorni di Pompei) di Marcel L'Herbier all'ennesimo remake del feuilleton Le due orfanelle (1954) di Gentilomo, fino a Le diciottenni (1955) di Mario Mattoli, a sua volta remake di Ore 9 lezione di chimica (1941) dello stesso regista.