GABRIELLI, Adriana (detta Ferraresi Del Bene, Ferrarese o La Ferrarese)
Nata a Ferrara intorno al 1755, nulla si conosce sulle sue origini familiari né sulla sua prima formazione musicale; sappiamo che si trasferì giovanissima a Venezia entrando nel conservatorio dell'Ospedaletto, ove studiò con A. Sacchini, raggiungendo in breve tempo una straordinaria maturità interpretativa e la piena padronanza dei suoi mezzi vocali a tal punto da destare l'ammirazione di Ch. Burney, che ebbe modo di ascoltarla nel 1770 in occasione d'una visita al conservatorio veneziano: "anche qui il canto è affidato alle fanciulle orfane; ma tra queste La Ferrarese cantò assai bene, con una straordinaria estensione vocale, poiché raggiungeva il mi più alto dei nostri clavicembali e riusciva a sostenerlo a lungo con timbro puro e naturale". Esordì in pubblico durante i concerti del conservatorio nel 1780 interpretando il ruolo di Amithal nella Betulia liberata di F. Alessandri e di Achior nell'oratorio De morte Sisarae Chananeorum ducis di autore anonimo. Nel 1781 fu Jezael nel Balthasar di F.G. Bertoni e Michas in Samson di F. Piticchio, nel 1782 cantò in De filio prodigo di anonimo, in Sedecias e Somnium pharaonis di P. Anfossi. Nel 1783 fuggì dal conservatorio per sposare Luigi Del Bene, figlio del console pontificio Agostino.
Il 21 genn. 1785 esordì a Londra al King's theatre di Haymarket, nel Demetrio, un pasticcio messo insieme da L. Cherubini, fu quindi Euridice nell'Orfeo ed Euridice di Ch.W. Gluck accanto a G.F. Tenducci (Orfeo) con arie aggiunte di J.Ch. Bach e G.Fr. Haendel, sotto la direzione di Anfossi, di cui interpretò il ruolo di Bettina ne I viaggiatori felici. Nel 1786 fu Epponima nel Giulio Sabino del Cherubini, quindi Vespina nel Marchese Tulipano di G. Paisiello; passò poi a Firenze, ove, al teatro di via della Pergola, fu Ifigenia in Ifigenia in Tauride di A. Tarchi, cui fece seguito la Didone abbandonata di vari autori. Nella primavera del 1787 fu al teatro alla Scala di Milano, quale Cimone ne Il conte di Saldagna del Tarchi e nuovamente a Firenze per l'Alceste di Gluck e nel ruolo di Venere in La pace tra Amore ed Imeneo di vari autori, accanto al Senesino (Amore), con cui apparve nel Demofoonte e in Piramo e Tisbe di diversi autori al Nuovo teatro degli Armeni di Livorno.
Richiesta da tutti i teatri italiani per la grande versatilità e l'eccezionale virtuosismo vocale, fu al teatro S. Agostino di Genova nella stagione di carnevale del 1788 per l'Artaserse del Bertoni (Mandane), accanto a G. Pacchierotti (Arbace), con cui apparve anche nell'Orfano cinese di F. Bianchi (Idamia). Nella primavera dello stesso anno fu al teatro della Cittadella di Piacenza ove sostenne il ruolo di Beroe nella Nitteti di vari autori.
Recatasi poi a Vienna, il 13 ott. 1788 esordì all'Hoftheater nell'Arbore di Diana di V. Martín y Soler, su libretto di Lorenzo Da Ponte che, divenuto suo amante, fu uno dei suoi più accaniti sostenitori e scrisse per lei i libretti de Il pastor fido e de La cifra, musicati da A. Salieri e rappresentati nel 1789 sempre all'Hoftheater di Vienna. Qui interpretò anche il ruolo di Zuccherina ne L'Apemusicale, con musiche di autori diversi tra cui Salieri, Mozart, Anfossi, Cimarosa, Piccinni e Tarchi, una satira dell'ambiente teatrale assai apprezzata da Giuseppe II. Fu in questa occasione che il Da Ponte la presentò a Mozart, il quale, sebbene movesse alcune riserve sul suo stile interpretativo, avendola ascoltata il 15 apr. 1789 a Dresda nelle Trame deluse di D. Cimarosa, le dedicò le arie "Al desio di chi t'adora" K 577 per una ripresa de Le nozze di Figaro, in cui la G. interpretò il ruolo di Susanna, e "Un moto di gioia mi sento nel petto" K 579, che sostituiva l'aria originale "Deh, vieni non tardar" per la prima rappresentazione viennese di Così fan tutte (26 genn. 1790) in cui sostenne il ruolo di Fiordiligi, forse il più importante di tutta la sua carriera. Nello stesso anno cantò ne Lapastorella nobile di P.A. Guglielmi e ne La molinara di Paisiello e ancora ne La giardiniera innamorata di Guglielmi. Nel 1791 il Da Ponte scrisse per lei il libretto dell'oratorio Il Davide di G. Liverati, forse anche con musiche di Mozart tratte dal Davide penitente, presentato al Burgtheater durante la quaresima del 1791. La sua fortuna a Vienna ebbe termine con l'ascesa al trono (febbraio 1790) di Leopoldo II, che nel 1791 la licenziò insieme con il Da Ponte.
Passò nel 1792 all'Opera Italiana di Varsavia, ove rimase sino al 1793, allorché fece ritorno a Vienna per esibirsi in un concerto. Fece ritorno in Italia, continuando a esibirsi con successo in vari teatri italiani; nominata socia onoraria della Classe Filarmonica di Mantova, nella stagione di carnevale 1795 fu al teatro Regio Ducal Vecchio ne I due gobbi o i Due simili di M. Portogallo, quindi ancora a Mantova nel 1796 fu Sara nell'oratorio Isacco figura del redentore del Tarchi al teatro Scientifico; passò poi al teatro Rangoni di Modena per la Cleopatra di S. Nasolini e nel 1797 al teatro della Cittadella di Reggio Emilia nell'Attilio Regolo di N. Jommelli nel ruolo di Attilia.
Nel luglio 1797, al teatro S. Pietro di Trieste, partecipò alla prima italiana di Così fan tutte e cantò ne La donna di genio volubile del Portogallo, di cui poi interpretò il ruolo di Argenide ne Il ritorno di Serse al teatro S. Benedetto di Venezia. Ormai al termine della carriera ma ancora richiesta da vari teatri, nel 1799 fu al teatro degli Avvalorati di Livorno ne La distruzione di Gerusalemme di G. Giordano, a Brescia ne Il Mitridate di Nasolini e ancora al teatro Sagnoni di Bologna in Fedeltà e amore alla prova di G. Gazzaniga e Furberia e puntiglio di M. Bernardini detto Marcello di Capua. Concluse forse la sua carriera al teatro Comunale di Bologna nel 1799 in due cantate di V. Tritto, Marte e la Fortuna e Il Valore, la Verità, il Merito "per festeggiare la vittoria delle armi di Francesco II".
Si ignora l'anno della morte, avvenuta a Venezia dopo il 1799.
Cantante di grande temperamento e straordinarie doti vocali, la G. eccelse sia nel repertorio drammatico sia in quello comico; severe critiche venivano mosse al suo carattere difficile, parere condiviso da impresari e compagni di lavoro: secondo il Da Ponte durante la rappresentazione de L'ape musicale, replicata nel 1791, il suo comportamento scorretto avrebbe suscitato le ire di due altre virtuose, Catarina Cavalieri e Dorotea Sardi Bussani, che abbandonarono lo spettacolo. Sembra inoltre che sia stata coinvolta con il Da Ponte in vari intrighi che determinarono l'allontanamento dalla corte viennese. Ciò nonostante riscosse sempre il favore del pubblico che incantava con il suo accattivante modo di porgere, sebbene non avesse una figura particolarmente attraente e avesse limitate doti di attrice. Resta comunque a testimonianza della sua arte il giudizio del Da Ponte, che ebbe modo di seguirla da vicino nel periodo più significativo della sua carriera: "La sua voce era deliziosa, il suo metodo nuovo e meravigliosamente toccante; non aveva una figura molto leggiadra e non era un'ottima attrice, ma con due bellissimi occhi e una bocca molto vezzosa, pochissime furono le opere in cui non piacque infinitamente".
Delle sue singolari doti di virtuosa fanno fede le arie per lei scritte da Mozart, in particolare l'aria "Al desio di chi t'adora", in cui sono presenti momenti di grande virtuosismo, ricchi di colorature assai ardite con continui salti da un'ottava all'altra su un'estensione che dal Do3 raggiunge il La4. L'aria, che, tra l'altro, nella rappresentazione viennese sostituiva quella originale "Deh, vieni non tardar", si adattava perfettamente alle caratteristiche della vocalità di bravura della G., capace di passare con disinvoltura dalla tessitura di soprano leggero di coloratura a quella di mezzosoprano che giustifica il favore sempre ottenuto presso i contemporanei.
Il ruolo di Fiordiligi fu da lei affrontato con grande padronanza e soddisfece in pieno le esigenze di Mozart, che per lei aveva scritto un'aria di carattere serio che ben si adattava alla complessità del ruolo, interpretato all'interno di un intrigo di genere comico quale veniva richiesto da un'opera singolare come Così fan tutte. Va inoltre sottolineato come la G. sia stata uno dei pochissimi soprani che alla fine del Settecento si dedicarono al genere serio e a quello comico con pari successo. Grande nei ruoli tragici che le valsero il plauso del pubblico londinese e poi di quello italiano, affrontò un vasto repertorio in cui poté fare sfoggio delle sue eccezionali doti virtuosistiche. A Vienna si dedicò soprattutto ai ruoli comici e trovò nel già citato rondò di Mozart "Al desio di chi t'adora" l'occasione per mettere in evidenza le sue capacità espressive, tanto da riscuotere un vero successo personale come sottolineato da un appassionato frequentatore di teatri, il conte Karl Zinzendorf, presente alla rappresentazione del 7 maggio 1790: "A l'opéra Le Nozze di Figaro. Le Duo de deux femmes, le Rondeau de la Ferraresi plait toujours" (Mitchner, p. 281).
Non diversamente si comportò il Salieri nelle arie scritte per la G., cui vennero dedicate pagine in cui, oltre alle doti di agilità, venivano messe in luce anche la pienezza del registro grave e la rara capacità di passare da un registro all'altro con estrema facilità e disinvoltura.
Fonti e Bibl.: Gazzetta toscana, 24 febbr. 1787; M.A. Zorzi, Saggio di bibliografia sugli oratori in Venezia, in Accademie e biblioteche, V (1931-32), p. 394; L. Da Ponte, Memorie, a cura di C. Pagnini, Milano 1960, pp. 136, 141; Mozart: Die Dokumente seines Lebens, a cura di O.E. Deutsch, Kassel 1961, p. 321; Mozart - Handbuch - Chronik - Werk - Bibliographie, a cura di O. Schneider - A. Algatzy, Wien 1962, p. 148; Due secoli di vita musicale. Storia del teatro Comunale di Bologna, a cura di L. Trezzini, II, Bologna 1966, p. 12; O. Michtner, Das alte Burgtheater als Operbühne, Wien 1970, p. 281; Storia dell'opera, III, Torino 1977, p. 336; Ch. Burney, Viaggiomusicale in Italia, a cura di E. Fubini, Torino 1979, p. 141; F.C. Petty, Italian opera in London 1760-1800, Ph.D. diss., University Microfilms Intern., Ann Arbor, MI, 1980, pp. 222-235; J.A. Rice, Rondò vocali di Salieri e di Mozart per A. F., in I vicini di Mozart, I, Il teatro musicale tra Sette e Ottocento, a cura di M.T. Muraro, Firenze 1989, pp. 185-209; C. Paldi - I. Paldi, Mozart lirico, Roma 1990, pp. 142, 214, 216; C. Sartori, I libretti ital. a stampa dalle origini al 1800, Indici, II, pp. 269 s.; S. Crise, Come una veste al corpo. Interpreti mozartiani e prassi esecutiva all'epoca e nei luoghi di Mozart, Milano 1995, pp. 176-182; The New Grove Dict. of music and musicians, VI, pp. 489 s.; The New Grove Dict. of opera, II, p. 162.