BAGLIONI, Adriano
Figlio di Gentile e di Giulia Vitelli, nacque a Perugia nel marzo del 1527. Alla morte del padre, avvenuta il 3 agosto dello stesso anno per mano di Orazio Baglioni, i partigiani di Gentile misero in salvo il B. ed il fratello maggiore Astorre, prima a Spello, poi a Camerino, quindi nel Regno di Napoli, presso Ascanio Colonna. Caduto Orazio all'assedio di Napoli (1528), i due poterono tornare presso la madre a Città di Castello dove furono educati sotto la protezione dello zio, Alessandro Vitelli.
All'elezione di papa Paolo III (1534), il Vitelli raccomandò i due Baglioni al pontefice che affidò Adriano a Ottavio Farnese. Diede il B. prova delle sue capacità durante la guerra di Camerino che alla morte di Giovan Maria Varano era stata occupata da Guidubaldo Della Rovere per conto di Giulia sua moglie, figlia del Varano. Paolo III decise allora di occupare il ducato per conto di Ottavio e radunò a tal fine un esercito al comando di Pier Luigi Farnese. In questa occasione fu assegnata al B. una compagnia di trecento fanti perugini che erano stati già al servizio del padre.
Nel 1540 partecipò, assieme al fratello, alla campagna contro i Turchi in Ungheria, sotto le insegne dell'arciduca Ferdinando, al quale il papa aveva inviato un contingente di tremila uomini. Nel 1547, al comando di una compagnia di trecento fanti, fu alla guerra smalcaldica, meritando la stima dello stesso Carlo V. Tornò quindi in Italia al seguito del duca Ottavio, intervenendo nella guerra di Parma durante la quale fu preso prigioniero assieme ad Astorre dalle truppe di don Ferrante Gonzaga. Giulio III, che molto stimava il valore dei Baglioni, ne ottenne la liberazione a patto che essi rinunziassero a combattere per i Famese. Imprigionati per breve tempo in Castel Sant'Angelo, dovettero infine acconsentire a entrare nell'esercito pontificio.
Nel 1552 il B. entrò al servizio di Enrico II di Francia e partecipò all'azione militare che portò alla liberazione della Repubblica senese dalla pesante tutela delle truppe spagnole: riuscì a penetrare nella città assieme al conte di Pitigliano, portando i necessari rinforzi ai Senesi ribellatisi al governatore imperiale don Diego Hurtado de Mendoza. Quando si aprirono decisamente le ostilità, ed ebbe inizio la guerra di Siena, il B. nel marzo 1553 cercò di sbarrare, a Montichielli, il passo ad Ascanio Della Cornia che portava nuove truppe al campo medicco, ma il 21 marzo dovette cedere all'assedio del Della Cornia e, fatto prigioniero, ridursi a Pienza. Fu liberato però dai Perugini, che, catturato il marchese di Torre Maggiore al servizio di don Garcia di Toledo, cognato di Cosimo de' Medici, ottennero il riscatto del Baglioni. In riconoscimento del suo valore, il Consiglio del Popolo di Siena gli conferì la cittadinanza senese il 4 ag. 1553.
L'anno seguente il B. fu inviato ad incontrare e a scortare le truppe che, al comando del conte della Mirandola, Enrico II aveva mandato in soccorso di Siena. Queste dovevano, attraverso la Garfagnana, entrare nel territorio lucchese e di qui raggiungere Siena superando lo schieramento di Marcantonio degli Oddi inviato da Cosimo de' Medici a contrastare la marcia dei Francesi. Il B., che guidava l'avanguardia, riuscì a sconfiggere gli uomini di Marcantonio, e a far passare le truppe nel territorio lucchese. Gli fu quindi affidato il controllo di Chiusi donde provvide a far conquistare Valiano, feudo degli Oddi. Passò poi a difendere Sarteano.
Dopo la caduta di Siena il B. si ritirò a Perugia, ove tentò di rientrare in possesso dei suoi feudi durante le sedi vacanti del pontificato in seguito alla morte di GiulioIII (23 marzo 1555) e di Marcello II (1°maggio 1555). Paolo IV non escluse la possibilità che egli potesse ottenere le sue terre se avesse partecipato alla guerra contro gli Imperiali, per cui il B. passò al servizio del pontefice e combatté a Velletri contro Ascanio Della Cornia. Ma al momento della pace (14 sett. 1557) invano chiese al papa la restituzione dei suoi feudi che rimasero in possesso dei Carafa, parenti del pontefice. Passò il B. allora al servizio di Enrico II unitamente ai nipoti Grifone e Carlo; militò al comando di Francesco di Guisa, distinguendosi in importanti operazioni contro le truppe imperiali, quali la presa di Calais (8 genn. 1558) e l'assalto di Thionville (22 giugno). Durante la rivista generale delle truppe a Pierrepont, Enrico II si complimentò personalmente col B., gli concesse una gratifica di 8000 lire e lo nominò gentiluomo di camera. Alla morte di Paolo IV (18 ag. 1559), il B. ritornò a Roma. Il nuovo pontefice Pio IV, che aveva conosciuto il B. e ne aveva apprezzato le doti militari al tempo della guerra d'Ungheria (1540), dove era intervenuto come commissario delle truppe pontificie, compose le differenze tra i Baglioni circa i feudi, assegnando al B. e ad Astorre i feudi di Spello e Bastia, di cui presero possesso il 13 marzo 1561.
Nel 1564 il B., col nipote Carlo, passò al servizio dell'esercito imperiale in lotta contro i Turchi; terminata la guerra in seguito alla morte di Solimano II (1566), l'imperatore Massimiliano II cercò di mantenerlo al suo servizio, ma il B. rifiutò l'offerta considerandosi impegnato col re di Francia. Tornò infatti l'anno seguente presso Carlo IX e prese parte, durante la guerra contro gli Ugonotti, agli assedi di Saint-Jean d'Angély, di Saint-Denis e di Poitiers: imprese che gli valsero la nomina a generale e un appannaggio in Francia. Ritornò in seguito a Perugia; quindi si stabilì a Roma. Nel 1572 ebbe da Guidubaldo II Della Rovere l'incarico di reprimere una sollevazione popolare in Urbino; nel 1573 Gregorio XIII lo inviò a Fano perché allestisse la difesa della città in previsione della guerra con Urbino, poi ad Ancona perché sovraintendesse in qualità di governatore alle fortificazioni della città iniziate da Ascanio Della Cornia. A Roma, il 1° apr. 1574, sedendo giudice di un torneo, fu colpito mortalmente da una lancia, e si spense lo stesso giorno.
Fonti e Bibl.: A. Sozzini, Diario delle cose avvenute in Siena dai 20 luglio 1550 ai 28 giugno 1555, in Arch. stor. ital., II(1842), pp. 101, 124, 150, 155; T. Alfani, Memorie perugine dal 1502 al 1527, a cura di F. Bonaini, A. Fabretti, F. Polidori, ibid., XVI (1851), parte 2, pp. 310 s.; La guerra del sale ossia racconto della guerra sostenuta dai Perugini contro Paolo III nel 1540, tratto dalle memorie inedite di Giacomo di Frolliere, a cura di F. Bonaini, ibid., pp. 431, 436, 444-445; L.Fumi, Inventario e spoglio dei registri della tesoreria apostolica di Perugia e Umbria dal R. Arch. di Stato in Roma, Perugia 1901, pp. 179 s.; A. Fabretti, Biografie dei capitani venturieri dell'Umbria, IV, Montepulciano 1846, pp. 285-298; F. Ciatti, Di A. B. storia inedita, Perugia 1851; P. De Bourdeille, seigneur de Brantôme, Oeuvres complètes, a cura di L.Lalanne, VI, Paris 1872, pp. 213 s.; A. V. Brandi, La guerra di Siena in Val d'Orcia, in Bullett. senese di storia patria, VII(1900), pp. 3-58; L. de Baglion, Histoire de la maison des Baglioni, Poitiers 1907, passim; Id., Pérouse et les Baglioni, Paris 1909, passim; N.Giorgetti, Le armi toscane e le occupazioni straniere in Italia, I, Città di Castello 1916, p. 105; A. D'Addario, Il problema senese, Firenze 1958, p. 194; G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia, IX, p. 71; XVI, p. 32.