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BALDINI, Adriano

di Ennio Golfieri - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)
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BALDINI, Adriano

Ennio Golfieri

Nacque a Faenza, nella parrocchia di S. Terenzio, il 25 maggio 1810 da Giovanni, orologiaio, e da Teresa Fenati.

Allievo di Pasquale Saviotti, che dirigeva la pubblica scuola di disegno, il B. fu-segnalato fra i giovani che dovevano essere inviati a Roma per completare gli studi con le sovvenzioni della Compagnia di S. Gregorio. A Roma fu attirato nell'orbita del suo concittadino T. Minardi, già pontificante nell'Accademia di S. Luca col suo purismo di estrazione raffaellesca prima maniera. Ciò nonostante, tornato a Faenza, il giovane B. intraprese la professione di decoratore d'ambienti secondo la tradizione locale che si rifaceva agli schemi di F. Giani.

Mentre nelle scene figurate è evidente l'ammodernamento della focosa maniera gianesca con un fare più raggentilito e compassato, le partiture dei soffitti, dove i quadri figurati risultano inseriti nelle ornamentazioni a chiaroscuro, seguono la tradizione locale fissata da G. Bertolani e continuata dallo stesso Saviotti e dagli altri della sua generazione.

Dopo un tirocinio giovanile col maestro (forse già avvertibile nelle decorazioni che il Saviotti con altri dipinse nella villa Abbondanzi, detta "Le Sirene", presso Faenza verso il 1830), il B. collaborò spesso con l'ornamentista Antonio Liverani in Faenza e fuori; tra l'altro decorò in Faenza la casa Zaccaria e Neri, ora di proprietà Gaudenzi, e la casa Bucci. Dopo il 1860 lo vediamo quasi sempre associato con Savino Lega - un modesto artista senza fantasia ma abilissimo tecnico - in molte imprese decorative faentine, principale fra queste, e che gli dette maggior fama, la decorazione dei soffitto del Teatro comunale (1869), in cui rappresentò il carro del Sole attorniato dalle Ore e dalle Muse danzanti. Con l'amico S. Lega, il B. fu invitato a lavorare nella fabbrica di maioliche dei conti Ferniani per decorare pezzi, anche di grandi dimensioni, che furono successivamente esposti con onore in varie mostre internazionali a cominciare da quella universale di Londra del 1862, e poi in quelle di Vienna nel 1873, di Parigi nel 1878 e di Milano nel 1881. Le maioliche dipinte dai due soci ottennero successo anche nelle mostre regionali romagnole del 1871 a Forlì e del 1875 a Faenza. Il B. morì in Faenza, il 14 marzo 1881. Aveva sposato Beatrice Sangiorgi.

Con il B. si conchiude il ciclo neoclassico della scuola di decoratori faentini iniziata un secolo prima dal binomio Giani-Bertolani; fra l'altro fu proprio il B. a restaurare, nell'ultimo anno di vita, le famose decorazioni del Giani nel palazzo Pasolini dall'Onda, a Faenza, andate perdute nella seconda guerra mondiale. Nelle decorazioni ambientali a tempera del periodo giovanile non è facile distinguere l'opera personale del B. da quella dei suoi maestri e collaboratori classicheggianti, mentre è più agevole dopo il 1869, perché lo stile decorativo del B. tende ad appesantirsi in forme romantiche con ornamentazione sovraccarica di elementi ibridi che sotto certi aspetti già precorrono il gusto "floreale". Tutti i pezzi di ceramica più importanti del B. sono siglati sul rovescio. Oltre alla decorazione murale e ceramica, il B. fece anche ritratti di un crudo realismo, tanto a olio (i Coniugi Gardi-Bonini,Faenza, Pinacoteca comunale), quanto in maiolica, ove usò una tecnica "ad impasto" affine a quella sperimentata in quel tempo a Faenza anche da T. A. Farina e da L. Bellenghi.

Bibl.: C. Malagola, Memorie storiche sulle maioliche di Faenza,Bologna 1880, pp. 203, 403, 404, 405, 425; F. Argnani, La Pinacoteca comunale di Faenza,Faenza 1881, p. 91; A. Montanari, Guida storica di Faenza,Faenza 1882, pp. 49, 103, 113, 123, 147, 149, 150 s., 165, 168, 169, 174; A. Messeri-A. Calzi, Faenza nella storia e nell'arte,Faenza 1909, pp. 436, 441, 445, 462, 491, 501 s.; G. Porisini, La volta del Teatro comunale nel restauro generale del 1869, in Numero unico per le rappresentaz. dell'opera teatrale Carmen,Faenza 23-29 giugno 1932, pp. 15 s.; C. Rivalta, Ilduomo di Faenza,Faenza 1933, p. 37; G. Liverani, La pittura "ad impasto" su maiolica in Faenza nell'ultimo quarto del sec. XIX,in Rass. d. istr. artitica, V (1934), p. 251; E. G. [Ennio Golfieri], Catal. della Mostra d'arte dell'Ottocento faentino,Faenza 1951, pp. 8 n. 21, 11 n. 53, 19 n. 153; Id., Catal. della Mostra degli artisti romagnoli dell'Ottocento, Faenza 1955, p. 32; A. Archi, La Pinacoteca di Faenza,Faenza 1957, p. 15; Id., Guida di Faenza,Faenza 1958, pp. 36, 93; E. Golfieri, Soffitti faentini,in Valbona, II (1958), 2, pp. 1-3.

Vedi anche
tempera agraria Proprietà del terreno (terreno in tempera) che possiede un grado di umidità tale da presentare le migliori condizioni per essere lavorato (in generale con un contenuto idrico pari al 40-50% della sua capacità idrica). arte Tecnica di pittura che adopera pigmenti di colore temperati con agglutinanti ... art nouveau Movimento artistico che, con declinazioni diverse, si diffuse in Europa e negli Stati Uniti tra il 1890 e il 1910, e che interessò in particolare le arti applicate e l’architettura. L’art nouveau si inserisce nella più ampia corrente del modernismo per gli obiettivi che si pose nell’elaborazione di uno ... Faenza Comune della prov. di Ravenna (215,8 km2 con 56.131 ab. nel 2008), situato sulla Via Emilia, presso la confluenza del fiume Lamone con il torrente Marzeno. Oltre la riva destra del fiume Lamone si trova il Borgo Durbecco. Florido mercato agricolo. È famosa in tutto il mondo per l’industria delle maioliche. ... pittura Arte di dipingere, raffigurando qualche cosa, o esprimendo altrimenti l’intuizione della fantasia, per mezzo di linee, colori, masse, valori e toni su una superficie. I procedimenti che permettono di fissare su una superficie (supporto) sostanze coloranti o pigmenti, secondo la volontà e il progetto ...
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adrïano
adriano adrïano agg. [dal lat. Hadrianus o Adrianus, propr. «della città di Adria»], poet. – Del mare Adriatico; adriatico: E Pietro Peccator fu’ ne la casa Di Nostra Donna in sul lito a. (Dante).
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