Vedi ADRIANO dell'anno: 1958 - 1994
ADRIANO (prima dell'adozione, Publius Aelius Hadrianus; dopo l'assunzione al trono, Imperator Caesar Traianus Hadrianus Augustus)
Nato nel 76 d. C. in Roma, da famiglia proveniente da Italica nella Baetica, era parente di Traiano, essendo suo padre, Adriano Afer, cugino per parte di madre dell'imperatore. Intorno al 100 sposò Sabina, pronipote di Traiano. Adottato da questi nel 117, salì al trono alla morte di Traiano, nell'anno stesso, avendo quarantun anni. Iniziò i suoi viaggi attraverso le province dell'Impero nel 120 d. C. e fu, per la terza volta, in Atene verso il 132. Morì nel 138, dopo avere adottato T. Aurelio Antonino. Il suo successore lo fece consacrare poco dopo.
Era grande di persona, ricciuto e, primo fra gli imperatori, portava la barba (Spart., Hadr., 26; Dio, 68,15). I ritratti monetali cominciano con l'elevazione al grado di Cesare, negli ultimi tempi della vita di Traiano; il più antico è un busto nudo, con la clamide gettata sulla spalla sinistra, che ritorna nei coni dei primi anni di regno, sebbene fra questi predomini un busto loricato. In tale prima immagine di A. è già evidente la sua predilizione per la cultura e l'arte greche. La corrente classicheggiante, affermatasi nella seconda metà dell'impero di Traiano, trova nelle tendenze del nuovo principe filelleno un appoggio alla sua libera esplicazione. I tratti regolari del volto di A., la corona ricciuta dei capelli, la barba, sono dati di fatto inerenti al soggetto, ma la corrente artistica predominante e il gusto del tempo ne fanno elementi essenziali per il tipo iconografico ufficiale, da cui poche opere si scostano. Le monete del I e del II consolato (117, 118 d. C.) raffigurano l'imperatore col capo eretto in atteggiamento fiero, ancora immune dall'adipe, che in seguito ne alterò l'aspetto. Corrisponde a questo tipo un gruppo di opere discendenti da un unico originale; sono busti loricati, con la testa volta a destra, che si trovano uno al Museo Capitolino, sala Imperatori, n. 32, uno al Museo Torlonia (Roma), n. 545, uno al Louvre (n. 3131), uno a Copenaghen, Gliptoteca Ny Carlsberg, n. 682. Il volto ancora asciutto, realisticamente segnato, ha qualche affinità con la ritrattistica traianea. Si può avanzare l'ipotesi che si tratti del ritratto ufficiale, scolpito in occasione dell'adozione o dell'elevazione al trono, avvenimenti che si susseguirono a poca distanza di tempo. Esso porta l'impronta delle opere auliche, destinate alla diffusione in tutto l'impero; una corta barba copre le gote e alcuni riccioli voluminosi sono disposti a corona attorno alla fronte e alle tempie. L'energia dell'atteggiamento si ritrova in un'altra serie di ritratti loricati, quali il busto dello scalone del Museo dei Conservatori, II 9, un busto degli Uffizî (108) e una testa in Hougton Hall, che ritraggono A. giovane e dipendono da un'opera che si distingue dalle altre per il rendimento tutto particolare della chioma ricciuta, e per la tendenza classicheggiante che idealizza e ringiovanisce il personaggio. La copia inglese per qualche indizio può credersi addirittura postuma. Ancora giovanile è un busto proveniente dalla Villa Adriana, al British Museum, n. 1896, ma già vi si riscontra il tipo iconografico ufficiale, caratterizzato da una serie di grossi riccioli a S, aggettanti sulla fronte e sulle tempie, la cui disposizione varia solo nei particolari, mentre rimane inalterato il carattere decorativo; al di sopra, ondulazioni regolari son disposte attorno al capo in cerchi concentrici. Le emissioni monetali a partire dal III consolato (123 d. C.) sembrano dipendere da prototipi scultorei di aspetto più maturo, con guance e collo adiposi. Fra i ritratti in rapporto con un probabile prototipo di questo periodo sono un busto in Margan Park, una testa alla Gliptoteca Ny Carlsberg (681 a) e il ritratto vaticano del Museo Chiaramonti, n. 392. Il busto paludato di Copenaghen è opera di un artista di diverso indirizzo, come indica il rendimento dei capelli a minute ciocche e a ricciolini ordinatamente disposti, in cui l'uso del trapano corrente porta una nota coloristica. Copie dello stesso tipo sono un busto della raccolta Campana, collocato in magazzino al Louvre, e il busto ignudo della Sala dei Busti al Vaticano, che è forse da considerarsi come un adattamento postumo, eroizzato, di un tipo anteriore.
Assai diffuso doveva essere l'originale da cui dipendono, fra gli altri, i busti del Museo dei Conservatori (Galleria), del Museo Naz. di Napoli (nn. 6075 e 6076) e del Vaticano (Braccio Nuovo). L'adipe del collo e delle gote sembra indicare che l'opera è di qualche anno più tarda. Vicino nel tempo, e anche tipologicamente, è il ritratto noto dalla testa Ludovisi al Museo Naz. Romano e dalla testa su busto di alabastro moderno nel Museo Capitolino, Sala Imperatori, n. 31, che si accosta al precedente ritratto per l'espressione imperiosa e per il movimento del collo, che attesta reminiscenze ellenistiche. Queste opere hanno in comune la solida struttura interna, su cui si stendono larghe superfici poco mosse, e il carattere decorativo dei capelli attorno al volto. Peculiare è la minuziosa opera di scalpello e di bulino nelle masse pelose, eccezionalmente con uso del trapano; nell'interno dell'occhio sono spesso segnate leggermente l'iride e la pupilla. Notevole è il busto frammentario loricato nel Museo dei Conservatori (Galleria, n. 74) in cui con semplicità plastica e scarso decorativismo, è espressa la irrequieta e complessa personalità di Adriano. Nelle monete, a partire dai coni del 128, la figura di A. campeggia sempre più appesantita dall'adipe. Anche nei ritratti plastici si avverte l'esistenza di un archetipo che rappresenta con franco realismo l'obesità dell'imperatore: tale è la testa del Museo Torlonia (Roma), n. 546, posta su busto moderno, che si distingue dai tipi sopracitati anche per la chioma frazionata in piccole ciocche. Man mano che ci si avvicina agli ultimi anni di A. si insinua nella ritrattistica un gioco leggero di ombre e luci, il trapano incomincia a essere spesso usato nelle chiome, le indicazioni plastiche si approfondiscono nell'interno degli occhi. La testa-ritratto adattata a una statua di Marte (che più tardi sarà più volte usata per il gruppo imperiale di Marte e Venere), al Museo Capitolino, si può assegnare, per l'espressione pensosa e amara, all'ultimo periodo del regno. Singolare è l'A.-Marte del Museo del Bardo a Tunisi, rielaborazione del tipo dell'Ares con i capelli a grosse ciocche lisce. Minore interesse presenta il ritratto di A. nel rilievo: i due ritratti nell'arco di Benevento hanno scarso interesse iconografico; di sapore accademico è quello dell'apoteosi di Sabina, collocato nello scalone del Museo dei Conservatori. Vanno ricordati anche i tondi di età adrianea dell'arco di Costantino, con la figura di A., dove, però, le teste sono state sostituite o rilavorate per ottenere immagini di Costantino.
Sebbene l'iconografia adrianea appartenga a un indirizzo classicheggiante, i ritratti fin qui citati rispondono anzitutto a un intento iconografico, e specialmente in alcuni di essi, si scorge l'interesse per la personalità fisico-psichica di Adriano. È evidente che i loro archetipi sono creazioni dell'ambiente artistico della corte imperiale. Si deve però tener presente che qui confluivano anche artisti di origine e di formazione greca; ne abbiamo una prova in un busto rinvenuto a Roma durante i lavori alla stazione Termini, ed ora nel Museo Naz. Romano. È la migliore copia di un tipo già citato, esso è l'espressione di un'arte direttamente ispirata, per l'idealizzazione e per le qualità del modellato, agli esempi greci: e si può forse attribuire all'ambiente degli scultori di Afrodisia operanti in quel tempo a Roma. Un altro scultore è giunto a concepire un ritratto di A. come un'opera neo-arcaica (museo di Ostia). Altre opere, prodotte da una tendenza decisamente classicistica, tendono alla eroizzazione della figura dell'imperatore, come il già citato busto della Sala dei Busti al Vaticano. A un desiderio di elevazione eroica pare avere obbedito anche l'autore dell'altro busto ignudo, proveniente dall'Olympièion, nel Museo Naz. di Atene. Tipologicamente del tutto indipendente dalla ritrattistica ufficiale, questo bellissimo marmo unisce alla morbidezza del modellato e ai caldi toni chiaroscurali, la ravvivata spiritualità dello sguardo; lo si potrebbe credere opera antonina, piuttosto che tardo-adrianea, se non fosse propria dell'arte greca di età imperiale l'anticipazione, o l'accentuazione, dell'evoluzione stilistica rispetto a Roma. A parte questa opera a sé stante, le province hanno restituito alla nostra conoscenza numerosi ritratti, con caratteri loro propri anche quando dipendono tipologicamente dall'arte della capitale. I viaggi di A. e le sue provvidenze possono aver favorito l'occasione di innalzare all'imperatore statue onorifiche. Il volto imperiale assume generalmente un aspetto maestoso e severo, con accentuazione dei solchi sulla fronte e fra naso e bocca, con lo sguardo quasi corrucciato. Sulla voluminosa chioma a forti effetti chiaroscurali posa spesso una grande corona vegetale, che ha al centro un medaglione rotondo. Così A. è raffigurato in una testa colossale di Atene, nelle statue loricate di Olimpia e di Istanbul (da Hierapytna), in una testa marmorea del museo di Algeri, in un busto da el-Gem nel museo di Tunisi, in una testa del museo di Chania, in una di Centuripe, e in una statua eroica di Vaison. Il tipo statuario di Istanbul è riprodotto sulle monete dell'Egitto; due teste colossali diverse provengono dall'Egitto stesso. I tratti dell'età avanzata e l'espressione sono particolarmente accentuati nella colossale testa proveniente dal Traianeum di Pergamo, nei Musei di Berlino. Invece d'aspetto idealizzato e giovanile appare A. in una statua marmorea di Cirene nel British Museum, vestito di himàtion e coronato di pino, come vincitore degli agoni istmici. La voluminosa capigliatura e i vaghi dati iconografici sono tipici della rappresentazione convenzionale in provincia dell'imperatore romano. Taluni dei ritratti citati sono rielaborazioni dei tipi aulici, che recano l'impronta delle tendenze artistiche della provincia, altri appaiono indipendenti dai modelli romani. La produzione dei ritratti di A. non cessò con la vita di lui. Alcune sculture portano l'impronta dell'arte antonina e appaiono come repliche postume di tipi che rappresentavano l'imperatore ancora nella pienezza delle sue forze. Ma particolare interesse, come opere prodotte in connessione con il culto del divo A., hanno due teste colossali. Nell'una, che si trova nella Rotonda Vaticana, si notano ancora intatti i caratteri stilistici adrianei, ma con forte impiego dei chiaroscuri, nella seconda, nel Museo di Villa Borghese, la bocca socchiusa accenna l'intenzione espressiva e il senso del pittorico è vivo nelle masse pelose. La statua velata nell'atrio del Museo dei Conservatori, atteggiata in rigida frontalità, deriva da un tipo giovanile, ma è forse da considerarsi postuma anch'essa.
Bibl: J. J. Bernoulli, Röm. Ikon., II, 2, p. 105 ss.; R. West, Römische Porträt-Plastik, Monaco 1933, II, p. 111 ss.; B. M. Felletti Maj, Un nuovo ritratto di Adriano, in Arti Figurative, II, 1946, p. 22 ss.; J. Fink, Beiträge zum Bildnis Kaiser Hadrians, in Arch. Anz., 1955, c. 69 ss.; M. Wegner, Das römische Herrscherbild-Hadrian, Berlino 1956 (catalogo e precedente bibl. a p. 92 ss.). Monete: H. Mattingly, Coins of the Roman Empire in the Brit. Museum, III, Londra 1936, p. 236 ss.; P. L. Strack, Römische Reichsprägung des zweiten Jahrhunderts, I, Stoccarda 1931, p. 230 ss.; II, Hadrian, Stoccarda 1933; A. Levi Calò, Adrian as King of Egypt, in Numismatic Chronicle, VIII, 1948, p. 30 ss.