Vedi ADRIANO dell'anno: 1958 - 1994
ADRIANO (v. vol. I, p. 83)
Dell'imperatore A. si conoscono finora più di 150 ritratti antichi. Essi sono distribuiti secondo una tipologia la cui suddivisione, intrapresa da Max Wegner nel 1956, si dimostra tuttora valida. Wegner individuava in tutto sei tipi ritrattistici, mentre oggi se ne conoscono ben otto. Tuttavia l'ordine proposto da Wegner appare ancora accettabile, per quanto fondato soltanto su pochi e incerti indizî: il criterio principale è offerto dal trattamento dell'iride e della pupilla, rese attraverso un'incisione e un incavo della superficie del globo oculare. Questa innovazione tecnico-estetica appare per la prima volta nella ritrattistica intorno al 130 d.C., verso la metà circa del regno dell'imperatore, e s'impone rapidamente. Oltre a ciò sia la struttura del ritratto, sia lo stile (p.es. la lavorazione della capigliatura con il trapano) offrono indicazioni per la determinazione cronologica degli esemplari.
Non si è potuto stabilire in modo convincente quali motivi precisi abbiano determinato la nascita delle diverse effigi; pertanto non è da escludere che alcune raffigurazioni siano creazioni contemporanee, realizzate in officine diverse. Come dimostrano agevolmente gli esemplari che abbiamo a disposizione, і tipi più antichi continuarono a essere utilizzati anche in epoca successiva, insieme a quelli nuovi.
I tipi ritrattistici si differenziano tra loro quasi esclusivamente in base all'acconciatura dei capelli; ma poiché le fogge si orientano tutte secondo uno stesso principio fondamentale, la classificazione spesso non è semplice e ha portato, nel corso delle ricerche, ad attribuzioni contrastanti. Sembra che anche in antico vi siano state difficoltà in questo senso (vedi sotto). La capigliatura è resa con riccioli relativamente corti, compatti sulla sommità del cranio e più sciolti sulle tempie e sulla fronte, dove terminano in ciocche scomposte. Tutte le pettinature di A. si presentano come variazioni dell'acconciatura detta «coma in gradus» di epoca neroniana e flavia. Con l'eccezione del tipo «Δο» (v. sotto), su tutti і ritratti A. è rappresentato con una corta barba, che probabilmente non vuole nascondere una cicatrice, quanto piuttosto, ricorrendo a una moda maschile dell'antica Grecia, tende ad evidenziare l'inclinazione dell'imperatore verso la grecità. Egli avrebbe così portato a piena realizzazione una tendenza già presente in nuce nella ritrattistica privata. Il prototipo dei ritratti di A. sembra essere quello denominato dal Wegner «Stazione Termini» (le migliori repliche si trovano nel Palazzo dei Conservatori e agli Uffizî), a cui segue il tipo denominato «Vaticano-Chiaramonti, 392» (le repliche più fedeli si trovano a Copenaghen e a Vienna).
Il tipo con acconciatura a boccoli «Terme 8618», che è più vicino a quello con pettinatura a «coma in gradus», è l'unico ritratto di A. che mostri tratti fisionomici di sorprendente realismo e potrebbe essere stato creato in occasione del terzo anno di consolato, nel 119 (i migliori esempi sono le copie a Palazzo Braschi, Stoccarda, Dunham Massey e Berlino). Quest'ultimo tipo, insieme al n. 5, ha conosciuto la più ampia diffusione nell'impero (se ne conoscono al momento 25 copie) ed è anche quello più usato nelle monete. Il tipo chiamato «busto loricato da Baia» (di cui possiamo ammirare gli esemplari più fedeli a Napoli e in Vaticano) è messo dal Wegner in rapporto con і Decennali dell'imperatore nel 137. Il quinto tipo chiamato «busto loricato Imperatori n. 32» al quale va attribuita la maggior parte delle copie (26 esemplari conosciuti a tutt'oggi) è invece messo in relazione con il conferimento del titolo di pater patriae avvenuto nell'anno 128 (le migliori repliche sono nel Museo Capitolino e nel Museo Torlonia). Il tipo «busto panneggiato Vaticano Busti 283» appartiene probabilmente all'epoca più tarda dell'iconografia adrianea non perché, come è stato detto, esso mostri і segni della malattia dell'imperatore (le raffigurazioni del Vaticano, di Napoli, di Copenaghen e di Chicago, tutte di grande qualità, presentano infatti una carnagione liscia e priva di rughe) bensì perché questo tipo si differenzia notevolmente dagli altri per le caratteristiche della pettinatura. Il tipo «Tarragona» è una variante del tipo «Busti 283», ma per l'esistenza di repliche costituisce un gruppo a sé stante (v. sotto).
Un problema ancora irrisolto è quello del tipo «Δο»; il cui nome deriva dalla descrizione, a opera di P. L. Strack, di un conio monetario, della fine del regno dell'imperatore, con il medesimo tipo ritrattistico. Esso ci è stato tramandato in numerose copie, per la maggioranza di epoca post-antica, e ciò ha sollevato il sospetto che si tratti di un'iconografia ideata in età moderna. Nel 1954 il rinvenimento a Villa Adriana di una replica di indubbia antichità ha però dimostrato la sua origine adrianea e ha provato inoltre che tra le repliche note fino a oggi una almeno (forse quella di Madrid) dovrebbe essere il prototipo da cui dipendono le serie moderne. L'immagine mostra l'imperatore giovane con la capigliatura a riccioli alla maniera del giovane Marco Aurelio, con la barba che gli giunge fin sotto al mento, lasciandolo, però, quasi completamente scoperto. Non è stata ancora risolta la questione se questo tipo derivi da un ritratto giovanile dell'imperatore o se invece sia frutto di un'invenzione avvenuta poco prima della sua morte; gli elementi stilistici sembrerebbero tuttavia testimoniare a favore di quest'ultima ipotesi. Non si conoscono neanche le ragioni che hanno portato alla raffigurazione di questo tipo sulle monete.
Una gran parte dei ritratti conservati dell'imperatore, circa 50, non rientra affatto, o solo con molta difficoltà, in un preciso tipo ritrattistico. Nella ricerca essi sono considerati pezzi singoli di particolare importanza per l'iconografia adrianea, poiché probabilmente eseguiti dagli artisti che avevano visto direttamente l'imperatore. M. Wegner, in particolare, pensava di poter mettere in relazione tali ritratti con le date dei numerosi viaggi di Adriano. Ma è dimostrabile, in quasi tutti і casi, che questi ritratti dipendono per alcuni dettagli dai tipi ritrattistici noti, e che dunque non costituiscono creazioni autonome. Di questo fenomeno sono responsabili diversi fattori: modelli imprecisi, insufficiente capacità scultorea, un concetto particolare dell'immagine dell'imperatore, che hanno portato, specie nelle provincie, a soluzioni devianti. D'altra parte la parentela formale tra і singoli tipi ritrattistici ha favorito la nascita di mescolanze formali e di un più disinvolto uso dei prototipi ufficiali. Ci si è talvolta posti la domanda se si trattasse proprio di A. о se invece non ci si trovasse dinanzi a ritratti privati che si ispiravano a quello dell'imperatore (è questo p.es. il caso di un busto conservato ad Atene, V. vol. I, fig. 133). Non si conosce fino a oggi nessuna opera veramente autonoma che ritragga l'imperatore in maniera più autentica di quanto non facciano і prototipi ufficiali.
I busti e le statue raffigurano l'imperatore secondo gli schemi noti; particolarmente diffusa era la rappresentazione con la corazza, un dato interessante se considerato alla luce della politica di pace introdotta da Adriano. Con l'aiuto degli elementi stilistici e dello schema decorativo della corazza, si possono identificare con sufficiente certezza anche statue loricate acefale come immagini di Adriano. Del tutto isolata, fino a oggi, è la statua dell'imperatore con il mantello greco, proveniente da Cirene.
Il numero delle raffigurazioni di sicura produzione postuma è notevolmente basso: la più tarda è quella del rilievo da Efeso, a Vienna, dell'età medio-antonina, che è anche l'unico con il ritratto dell'imperatore fino a oggi conservato.
L'immagine di A. non figura sull'arco di Benevento, come invece sostenuto dalle vecchie indagini scientifiche.
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