RICH, Adrienne
Poetessa e saggista statunitense, nata a Baltimora il 16 maggio 1929. Compì gli studi al Radcliffe College dove, guidata dai maestri della critica formalista, si avviò nell'arte poetica calcando le orme di Frost e Donne, di Yeats e Auden. A ventun anni vinse il premio Yale per giovani poeti con la prima raccolta di poesie, A change of world (1951), pubblicata con la prestigiosa introduzione di W.H. Auden. Nel 1955 The diamond cutters raccoglie le esperienze di un lungo soggiorno europeo, nonché le riflessioni sul muto perdurare delle cose (tema che le sarà sempre caro) suscitate a Tivoli dalle rovine di Villa Adriana. In sintonia con la concezione modernista, l'io poetico abita un universo ideale, chiuso in forme ordinate che tengono lontano il caos del quotidiano. Ma già nella terza e quarta raccolta, Snapshots of a daughter-in-law (1963) e Necessities of life (1966), si registra il crollo rovinoso degli ideali poetici e personali di una donna cresciuta nella ''mistica della femminilità'' degli anni Cinquanta e Sessanta. Il vuoto prodottosi diviene per la scrittrice linea di rottura col passato, punto zero da cui ripartire.
Dismessi i panni dell'universalità disincarnata, l'io poetico s'incardina nella vicenda biografica della persona, abitante della storia e di una nazione definita della terra America, gli Stati Uniti. Come la volpe rossa con cui s'identifica in tante poesie − forza vitale e istinto di conservazione insieme − l'io avanza di raccolta in raccolta, dal 1963 a oggi, verso sempre nuove zone di consapevolezza, in una coerente ricerca di cambiamento, di verità e bellezza. Nella ricerca di cambiamento si riconoscono almeno due fasi. In un primo momento l'io si addentra in un territorio interiore e biografico con il proposito di ricostruire un'identità personale e artistica "nei propri termini". Rigettato il passato, l'io si rappresenta come donna in fieri, proiettata nel futuro. Nella seconda fase, lo spazio perlustrato è la geografia e la storia americana nonché, attraverso la recuperata identità di ebrea, la differenza di tutti coloro, donne e uomini, che per sesso, classe, colore, etnia, condizione sociale, sono esclusi, alieni, oppure marginali. A partire dalla raccolta Leaflets (1969) seguita a breve termine da The will to change (1971) R., impegnata politicamente nella difesa dei diritti civili e contro la guerra in Vietnam, si accosta alla tradizione whitmaniana e all'ellittica espressione di E. Dickinson. Procedendo dal politico al personale, esplora in seguito il territorio sommerso dell'inconscio. In Diving into the wreck (1973, vincitore del National Book Award), la poesia che dà il titolo alla raccolta descrive un rituale di rinnovamento iniziatico, d'immersione nel mondo acqueo del femminile, di riappropriazione dell'io androgino originario. Ma presto le risorse innovative dell'archetipo si rivelano inadeguate. Prendendo spunto dalla propria traumatica esperienza di donna e madre, con Of woman born (1976; trad. it., 1978) − il saggio autobiografico che l'ha resa famosa in Italia − dopo aver messo a nudo i meccanismi storici e ideologici della famiglia patriarcale e del maternage, R. individua un'altra direzione per il cambiamento culturale: la riappropriazione dell'essenza creativa della maternità, in una riconquistata consapevolezza del potere del corpo e dell'intelletto di donna. Con The dream of a common language (1978) R. supera definitivamente la dimensione psicologica per proiettarsi nel mondo dell'esistenza storica. Nelle poesie il deserto − emblema dei millenni di silenzio culturale − prende il posto dell'acqua, la linea orizzontale della superficie si sostituisce a quella verticale dell'immersione nel profondo. Nel Dream la ricerca linguistica diviene costruzione di un codice in cui le parole trovano nella vita delle donne il senso e la profondità simbolica capaci di trasformare la storia nel mito, e nella tradizione di scrittura femminile i codici di riferimento letterario. Per R. tuttavia la ricerca di nominazione è innanzitutto ricerca etica di adeguamento della parola alla verità del sentire e del vivere, teorizzata nelle raccolte di saggi: On lies, secrets, and silence (1979; trad. it., 1982), Blood, bread and poetry (1986) e What is found there: notebooks on poetry and politics (1993). Ma la pazienza ostinata che aveva condotto l'autrice (A wild patience has taken me this far, 1981) a farsi portavoce di un soggetto collettivo femminile tutto proiettato nel futuro, porta ben oltre i limiti prefissati. In Sources (1983; trad. it., 1985) si compie una svolta fondamentale. Riappropriandosi delle ''radici'' di ebrea l'io si fa portatore della scissione di quanti, come il padre e il marito, come lo Zelig di W. Allen, si sono camaleonticamente mimetizzati nel tutto americano perdendo tradizione, identità e differenza (differenza quale valore sociale). La ricerca delle radici spinge R. a percorrere le strade che conducono non solo verso il popolo della diaspora, ma anche alle tribù indiane d'America. Il recupero del passato è anche recupero dei padri. In questa nuova direzione Your native land, your life (1986) registra l'identificarsi dell'io poetico con gli indiani e con la terra a loro appartenuta, mentre Time's power (1989) denuncia il sogno d'innocenza della cultura americana. Ma solo in An atlas of the difficult world (1991) il noi di cui l'io si fa portavoce rappresenta tutte le donne e tutti gli uomini che cercano verità e giustizia. In quest'ultima raccolta le poesie si susseguono come una lunga sequenza di murales dipinti dai soggetti più diversi che dal basso della loro anonimità gridano la loro disperazione e la loro speranza. Regista e voce fuori campo, l'io poetico accompagna e lega, senza tuttavia illustrarle, le immagini di un'America californiana divenuta metafora dell'intera nazione, guidando il lettore a trovar senso in quanto può sembrare episodico, sconnesso, senza importanza.
Bibl.: J.R. Cooper, Reading Adrienne Rich: reviews and revisions, Ann Arbor 1984; M. Camboni, Come la tela del ragno. Poesie e saggi di Adrienne Rich, Roma 1985 (con bibliografia della critica italiana); M. Diaz-Diocaretz, Translating poetic discourse: questions of feminist strategy in Adrienne Rich, Amsterdam 1985; C. Keyes, The aesthetics of power: the poetry of Adrienne Rich, Athens (Georgia) 1986.