Aer
Telo ricamato usato nel rito ortodosso, destinato a coprire il calice eucaristico e la patena durante l'offertorio. Il termine, che deriva dal gr. ἀέϱ e nella sua traduzione letterale significa 'aria', fu usato già in epoca altomedievale. Esso è desunto dai Commentari di s. Germano di Costantinopoli (Borgia, 1912), secondo il quale le offerte eucaristiche sono avvolte d'aria così come la terra, ma era anche posto in relazione con il gesto rituale effettuato durante la lettura del Credo, quando il celebrante solleva il telo destinato a coprire le sacre offerte e lo agita dal basso verso l'alto e viceversa.
L'a. può essere di tre tipi, rispondenti a diverse funzioni, benché essi siano spesso confusi tra loro sia nella letteratura specialistica sia nell'uso ecclesiastico: a) telo per coprire il calice; b) telo per coprire la patena, entrambi di dimensioni ridotte e di forma quadrata, definiti fino al sec. 12° rispettivamente ποηϱιοϰάλλυμα e δισϰοϰάλλυμα, soltanto in seguito anche a.; c) telo che funge da copertura per entrambi gli oggetti liturgici, il vero e proprio a., sensibilmente più grande e rettangolare, dal quale si differenziano tuttavia l'a.-ἐπιτάϕιοϚ e l'a.-ἐπιτάϕιοϚ-θϱῆνοϚ. Quest'ultimo tipo conservò fino all'inizio del sec. 15° indistintamente tutte e tre le denominazioni e nelle fonti (Simeone di Tessalonica, De sacro templo; PG, CLV, coll. 305-361), è spesso chiamato genericamente telo o coperta (gr. ἔπιπλον), sebbene in quest'epoca fosse già subentrata una differenziazione tipologica e funzionale.
Anche le raffigurazioni ricamate su diversi tipi di a. e il loro programma iconografico si diversificano. Fino al sec. 16° i teli destinati a coprire i singoli recipienti mostravano quasi esclusivamente la scena bipartita con la Comunione degli apostoli, accompagnata da lunghe ed elaborate iscrizioni che rimandano ai committenti e da citazioni dai Vangeli (Mt. 26, 26-28); tale scena fu sostituita in epoca successiva da croci e disegni ornamentali. Il telo più grande invece presentava inizialmente varie raffigurazioni, sia simboliche, connesse alla liturgia, sia narrative, con scene della Passione, della Vita di Cristo o della Vita della Vergine, accompagnate da iscrizioni che riportano solitamente citazioni da testi liturgici. Anche la lavorazione è estremamente differenziata, di norma comunque molto complessa e con largo uso di materiali preziosi, come fili d'oro e d'argento, perle e finissima seta purpurea.
Fino alla metà del sec. 15° i laboratori più prestigiosi erano situati a Costantinopoli e a Salonicco, mentre nella seconda metà del secolo la tradizione artigiana e iconografica trovò continuazione nei conventi del principato di Moldavia e a Novgorod; alla fine del sec. 15° essa fu accolta nei conventi del granducato di Mosca, dove erano localizzate le più importanti botteghe artigiane per la produzione di teli ricamati e tessuti, che rifornivano tutte le chiese dei paesi ortodossi. Le principali e più vaste raccolte di teli ricamati usati nelle chiese ortodosse appartengono ai tesori dei conventi valacco-moldavi, del monastero della SS. Trinità e di S. Sergio a Zagorsk (U.R.S.S.) e del Patriarcato moscovita, attualmente conservate a Mosca (Cremlino, Oružejnaja palata; Gosudarstvennyj Istoritscheskij Mus.).
Lo sviluppo iconografico e stilistico dei teli liturgici ricamati della Chiesa ortodossa è connesso allo sviluppo delle arti figurative e dal sec. 14° esso palesa la medesima tendenza a complicare le forme e i soggetti, mentre sempre più si diffuse l'uso di raffigurazioni simboliche. Durante il sec. 16°, insieme all'orientamento naturalistico, si nota una progressiva sostituzione dei soggetti figurati con motivi ornamentali.
Soltanto pochi esemplari di epoca medievale si sono conservati: sono considerati fra i più antichi i due piccoli teli custoditi a Halberstadt (Domschatz). Realizzati presumibilmente a Costantinopoli prima del 1205 e impiegati originariamente per coprire il calice e la patena, essi furono in seguito cuciti su stendardi.Seguono, in ordine cronologico, la coppia di piccoli teli per contenitori eucaristici della collegiata di Castell'Arquato (Piacenza), bizantini con influenze occidentali, databili prima del 1314, e il telo da calice della chiesa di S. Clemente a Ocrida, lavoro di una bottega locale databile a cavallo tra 14° e 15° secolo. Altrettanto esiguo è il numero di teli d'epoca medievale destinati a coprire entrambi i recipienti eucaristici. Essi sono, fra l'altro, molto consunti a causa dell'uso prolungato sia nelle consuete celebrazioni liturgiche, sia nelle processioni dette della Grande entrata. Fino al Tardo Medioevo anche altri teli ricamati vennero usati per coprire le suppellettili liturgiche o l'altare, nonché durante la processione della Grande entrata; si tratta di tendaggi parietali o portaicone, che negli inventari più antichi sono designati come a., anch'essi decorati con scene della Vita di Cristo e della Vergine. Tre esemplari di questo tipo, impiegati anche per coprire i due recipienti eucaristici, si trovano nella chiesa di S. Clemente a Ocrida: uno con la Crocifissione, opera costantinopolitana del sec. 13°, e un altro con la Vergine Odighitria, del 14° o 15° secolo. Nel convento di Chiliandari, sul Monte Athos, sono custoditi due teli di questo genere: uno con l'Annunciazione e la Natività, del sec. 14°, e uno con la raffigurazione della Liturgia celeste, con Basilio il Grande e s. Giovanni Crisostomo.
Bibliografia
Fonti:
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