AERARIUS
Aerarius faber, o anche, semplicemente, ae., era l'artigiano dell'aes, il rame e le sue leghe, prima fra tutte il bronzo, e poi in generale, di ogni altro metallo fuso. Nella aeraria officina o aeraria fabrica si fondevano non solo le opere propriamente d'arte, statue e statuette, e gli oggetti di forma o decorazione artistica, vasellame di lusso, rifiniture di mobili e di infissi, lucerne, ma anche e soprattutto gli oggetti in serie d'uso comune: caldaie, bacili, vasellame da cucina, arnesi per l'agricoltura e per i varî mestieri, armi, serrature; tanto che il rumore dei martelli degli aerarii era uno di quelli che disturbava, in città, il sonno o il raccoglimento (Mart., xii, 57). Si avevano così varie specialità, come quelle dei candelabrari e dei lanternarii, i fabbricanti di candelabri e di lanterne, dei cassidiarii e dei parmularii, i fabbricanti di elmi e di scudi. Raramente aerarius indicava l'operaio delle miniere (C. I. L., ii, 5181, 55), o quello addetto alla preparazione della lega (il fusor, il flaturarius faber o anche forse il confector aeris); per lo più significava colui che eseguiva le varie operazioni per la fusione degli oggetti; qualche volta anche deve avere significato l'artista creatore dei modelli in creta o in altri materiali da lui poi direttamente lavorati. Le poche firme di opere d'arte di bronzo non hanno la qualifica di ae.; il nome dell'autore è semplicemente seguito da fecit (cfr. C. I. L., ii, 29794); è seguito da artifex (Année épigraph., 1944, 125); molto più spesso non è scritto il nome dell'autore, ma del proprietario dell'officina (cfr. C. I. L., x, 8071, 36; xv, 7074; xi, 6717; 3 di un unico proprietario, P. Gipius Polybius; cfr. C. I. L., x, 8071, 28; xi, 6717, 2).
Negli autori, la parola non si trova prima di Seneca; l'artista delle statue di bronzo e il toreuta sono comunemente chiamati artifex (cfr. Plin., Nat. hist., xxxiv, 49 ss.), o fictor, modellatore (Plin., xxxiv, 7), o statuarius e ars statuaria o ars statuarum l'arte relativa (Plin., xxxiv): aeraria ars si trova in Giustino (xxxvi, 44) e in autori tardi.
Plinio ha anche toreuta (Nat. hist., xxxv, 54), che si trova forse in un iscrizione non chiaramente leggibile (Ephemeris Epigraph., iv, 301), dal greco τορευτῆς, propriamente l'artefice dello sbalzo, poi in generale delle opere in metallo, mentre il termine greco proprio per l'operaio e per l'artista del bronzo è χαλκεύς e, soprattutto, χαλκοτύπος (cfr. Année épigraph., 1933, 125). Il significato della parola statuarzus è solo: artefice delle statue di bronzo; mentre lo scultore del marmo è marmorarius, lapidarius, sculptor (vedi le singole voci); ciò testimonia che la parola si è formata in Roma prima che dai paesi greci venisse l'uso delle statue di marmo.
Tertulliano accosta, in un'esemplificazione, pictor et marmorarius et aerarius et quicumque caelator (De idol., 8), cioè mestieri tipicamente artistici; nel commento ad Orazio, Porfirione (III sec. d. C.) chiama lo scultore Lisippo aerarius art(ifex) (Ad Hor. epist., ii, 1, 239). La parola indica invece l'operaio nell'Editto dei prezzi di Diocleziano (301 d. C.) ove non è considerato giornaliero, ma pagato secondo il tipo della fusione e la quantità di metallo fuso: l'ae. in orichalco, 8 denari alla libbra, l'ae. in cupri, 6 denari, l'ae. in vasculis diversi generis, 6 denari, l'ae. in sigillis vel statuis, 4 denari, e finalmente l'ae. in ductilis aeramenti, 5 denari. Dove si vede che, sulla differenza di remunerazione, giocano diversamente sia la qualità della materia che il tipo dell'oggetto fuso, quindi il tempo e l'abilità occorrenti.
Operai specializzati, non artisti, sono anche gli aerarii nominati accanto ai fusores, nell'elenco degli artifices artium esonerati dai munera municipali dall'imperatore Costantino, nel 337 d. C. (Cod. Iust., x, 66, 1). Ae. nel senso di fabbricante e venditore di suppellettile bronzea è in Petronio (Satyr., 50), nel gustoso episodio di satira del vezzo dei così detti Corinthia (v. corinthiarius).
Le iscrizioni di aerarii, quasi tutte sepolcrali e votive, ricordano un aer(arius) sta(tuarius) (C. I. L., vi, 9137), un aerarius vascularius (C. I. L., vi, 9138), fabri aerarii (C. I. L., xii, 4473), un faber aerarius argentarius (C. I. L., iv, 1004) e molti aerariz smgoli o incorporati in collegi (C. I. L., vi, 9135-36; v, 5847, 5892; x, 3995), ed è impossibile determinare se siano stati artisti, artigiani od operai. E da ricordare che fabri aerarii formavano una centuria di operai carpentieri nella classificazione censitaria di Servio Tullio (Cic., De rep., ii, 22).
Su 24 iscrizioni considerate, solo 6 appartengono alla città di Roma, due delle quali rispettivamente sono di un ae. vascularius (C. I. L., vi, 9138) e di un ae. statuarius (vi, 9137); dubbia è l'interpretazione dei sodales aerarii a pulvinare (C. I. L., vi, 9136) come di un collegio di bronzisti; 9 appartengono a località diverse dell'Italia: sono per lo più liberti; uno è schiavo (H. Dessau, Inscript. Latinae selectae, 7682), e almeno due sono ingenui (a Roma, C. I. L., vi, 9136 e a Firenze, ingenuus e seviro, C. I. L., xi, 1616). Delle iscrizioni trovate nelle province occidentali dell'impero è notevole una dedica su statuetta di bronzo, trovata in Inghilterra, databile alla metà del II sec. d. C., in cui, oltre ai nomi degli offerenti e alla spesa da loro sostenuta, si ricorda il nome dell'ae. che compì l'opera e donò parte del metallo (C. I. L., vii, 18o).
Aerarii
Nel seguente elenco di aerarii sono compresi solo i nomi che nelle iscrizioni appaiono accompagnati dalla qualifica di ae.; non i nomi dei proprietari delle fabbriche, che appaiono sui marchi.
Le firme degli artisti di statue di bronzo e dei toreuti sono riportate alla voce caelator.
Abbreviazioni: ing. = ingenuus; lib. = liberto; ser. = schiavo; p. = peregrino; iscr. fun. = iscrizione funeraria; iscr. v. = iscrizione votiva.
Q. Ancharenus Eutyches (lib., Siria, iscr. v., R. Cagnat, Inscriptiones Graecae ad res Romanas pertinentes, III, 1079).
L. Avius (Capua, C. I. L., x, 3988).
A. Balonius Hilarus (lib., Roma, iscr. fun., C. I. L., vi, 9134).
C. Carvilius (lib., Roma, età repubblicana, iscr. v. di collegio, C. I. L., I2, 977 = vi, 63771).
L. Cassius Candidus (ing.?, Langres, in Germania, iscr. fun., C. I. L., xiii, 5700).
Celatus (ser.?, Lindum, in Britannia, ii sec. a. C., iscr. v. con firma, C. I. L., viii, 180).
Cintusmus (ser.?, Colchester, iscr. v., Année épigraph., 1949, 94).
Ti. Claudius Sabinus (ing., Roma, iscr. fun., C. I. L., vi, 9136).
Eros (ser., Amiternum, in Umbria, iscr. fun., H. Dessau, Inscript. Latinae selectae, 7682).
Q. Fl(avius) Atidius Castor (ing., Suasa, in Umbria, iscr. fun., C. I. L., xi, 6179).
L. Furius Optatus (lib., Piacenza, iscr. fun., C. I. L., xi, 1234).
Hilarius (ser., Narbona, iscr. fun., C. I. L., xii, 4473).
L. Naevius Eleuther, Narcissus, Thesmus (lib., Roma, iscr. fun., C. I. L., vi, 9138).
C. Octavius Felix (lib., Córdova, in Spagna, iscr. fun., C. I. L., ii, 2236).
C. Plotius Faustus (lib., Roma, iscr. fun. collegiale, C. I. L., vi, 9135).
Sex. Roscius Eros (lib., Amena, in Umbria, iscr.fun., C. I. L., xi, 4428).
T. Scanianus Ero... (lib., Benevento, iscr. fun. C. I. L., x, 1723).
Sex. Spurius Piperolus (ing., Nîmes, I sec. d. C., iscr. fun., C. I. L., xii, 3333).
L. Vetterius Anteros (lib., Roma, iscr. fun., C. I. L., vi, 9137).
Q. Vibius Maximus Smintius (ing., Firenze, iscr. fun., C. I. L., xi, 1616).
Bibl: E. De Ruggiero, Diz., I, 1895, p. 311 ss., s. v.; H. Blümner, Technologie und Terminologie der Gewerbe und Künste bei Griechen und Römern, Lipsia 1879-87, IV, p. 321 ss.