Vedi AETERNITAS dell'anno: 1958 - 1994
AETERNITAS
(v. vol. I, p. 97). - Di contenuto essenzialmente politico e propagandistico, Ae. strettamente legata all’ideologia dello Stato romano e del potere imperiale e a quella, inscindibile, di Roma in quanto urbs aeterna. In contesti di carattere ufficiale, siano essi i rovesci dei conî monetali o testi della religiosità ufficiale, del tipo degli Atti dei Fratelli Arvali evocanti l’aeternitas imperii, viene a esprimere un concetto di durata su un avvenire non limitato ma, rapportata come è una prospettiva prettamente romana, «ab Urbe condita»: è l’Aeternitas Aug[usta/i], ’eternità dello Stato romano (Aeternitas imperii). Concetto di base è quello di stabilità politica e di sicurezza: [pro secu]rita[te] adque aeternit[ate imperii] (CIL,VI , 32326). L’eternità è quella dell’Impero romano (Roma aeterna) che non può che trovare concreta manifestazione, oltre che auspicio, nella stabilità del potere dell’imperatore e nella sua salvezza e fortuna (cfr. CIL,II , 259,1-5: Soli aeterno Lunae pro aeternitate imperi a salute imp. Ca[es. L.] Septimi Severi). In questo si discosta da Aiòn, di un tempo assoluto e infinito, ma ciclico ed eternamente rinnovantesi a cadenze periodiche: la personificazione di Ae., quando di personificazione si può realmente parlare (è che su di essa non siano reperibili testimonianze letterarie), ne va pertanto tenuta rigorosamente distinta. Anche se attestata da certune fonti, l’equivalenza con l’Aiòn greco-ellenistico, dal punto di vista dell’elaborazione concettuale di altra natura, sembra piuttosto il frutto di un livellamento semantico. Altrettanto da scartare è l’ipotesi di un passaggio graduale, nel mondo romano, dal concetto di Aiòn quello di Aeternitas. Pertanto anche se può venir accolta l’integrazione in AET[ERNITAS] dell’iscrizione mutila che sul mosaico cosmologico di Merida connota la figura giovanile con l’anello zodiacale attraverso cui avanzano le Stagioni (v. AION), la personificazione appartiene in realtà alla temperie culturale, distante nel tempo e nello spazio, da cui è scaturita l’elaborazione dell’Aiòn/Saeculum Aureum. Ae. È piuttosto la traduzione latina della diamonè (aiònios diamonè): continuità, permanenza eterna (in cui ben risalta la connotazione di stabilità).
Accompagnata dalla relativa legenda, la personificazione di Ae. sui rovesci monetali di età imperiale compare secondo un tipo non rigidamente codificato: panneggiata, con gli attributi, se non anche i gesti, desunti da altre personificazioni. Tra quelli più rappresentati scettro, globo, cornucopia e, con minor frequenza, timone e caduceo; manca invece costantemente l’anello zodiacale, tipico attributo di Aiòn/Saeculum Aureum. Esprimendo un concetto legato all’ideologia imperiale, riassumibile in quello dell’eternità di Roma e del potere imperiale, ad Ae. viene spesso adattato un ampio campionario di immagini, autonome nell’elaborazione figurativa, e all’aeternitas solo «concettualmente» legate: circostanza in definitiva imputabile al fatto che la figura, di natura essenzialmente politica, non può essere considerata una vera e propria divinità. Il successo dell’ideologia dell’aeternitas negli anni di Vespasiano, e il significato propagandistico che essa viene ad assumere quando divulgata dalle monete, possono essere rapportati alla nuova situazione politica, dopo gli sconvolgimenti seguiti alla morte di Nerone e l’avvento al potere della nuova dinastia: assi emessi nel 69-70 con la scritta AETERNITAS P[opuli] R[omani] e, a illustrazione, Victoria in atto di consegnare il Palladio, fatale pignus imperii romani, all’imperatore (RIC, II, 1926, p. 61, n. 384, p. 65, n. 408; la stessa immagine ritorna con legenda VICTORIA AVGVSTI: H. Mattingly (ed.), Coins of the Roman Empire of the British Museum, sempre BMC, 1930, p. 126, n, 586, tav. XXIII, I).
Agli anni del principato di Vespasiano deve anche essere riportata la prima formulazione di Ae. come personificazione, secondo una tipologia che si manterrà, stereotipata, fino al principato di Adriano: figura femminile panneggiata e sovente velata, stante innanzi a un piccolo altare da cui si eleva la fiamma, in atto di esibire, in entrambe le mani protese, le teste di Sol e di Luna con il crescente (LIMC, I, p. 245, n. 2, con ill.), questi sì simboli cosmici rapportabili alla sfera dell’elaborazione concettuale di Aiòn. In questa redazione la personificazione ritorna sulle emissioni di Tito (ibid.,n . 3). Accanto viene introdotta una nuova redazione iconografica: la figura reca gli attributi della cornucopia e dello scettro, simbolo del potere mondano, il piede sinistro sul globo alludente al dominio sul cosmo, ed è connotata dall’iscrizione AETERNITAS AVG[USTA] o AVGVST[A] (ibid., n. I, con ill.). Il tipo con i simboli di Sol e Luna ritorna nella monetazione di Domiziano (ibid.,n 4. : assente il piccolo altare) e, con leggere varianti, viene ripreso in quella di Traiano continuandosi fino ai primi anni del principato di Adriano (AET AVG: ibid., nn. 5-10, con ill.). È significativo che nelle emissioni tarde di Adriano la personificazione di Roma aeterna, evidentemente da mettere in rapporto con la costruzione del tempio sulla Velia, rechi gli stessi simboli celesti (BMC, III, 1936, p. 328, n. 700, tav. LX, 17). Esibito nella mano, il globo è l’attributo costante della personificazione sulle emissioni di Antonino Pio (RIC, III , 1930, p. 33, n. 61A, p. 40, n. 114, p. 42, n. 125); assenti da ora in poi i simboli dei due astri. Caratterizzata molto spesso dal globo, impiegato anche come celeste seggio cosparso di stelle e cerchiato dallo zodiaco, ma soprattutto dalla fenice simbolo dell’immortalità astrale, la personificazione compare sulle numerose emissioni di Antonino Pio e Marco Aurelio, recanti sul recto l’effigie delle rispettive consorti divinizzate e la scritta DIVA FAVSTINA O DIVA AVG FAVSTINA (LIMC, I , p. 245 s., nn. 15, 17 a-b-c, 22-24, 26-27, con ill.): si tratta di monete relative alla cerimonia di consacrazione e al culto delle defunte imperatrici, con evidente nesso con l’idea di apoteosi astrale (cfr. il denario a nome della diva Faustina con raffigurazione di una stella a Otto raggi e legenda AETERNITAS: ibid., p. 247, n. 57).
Di queste monete di consacrazione, corredate costantemente dalla legenda AETERNITAS, numerose altre recano una figura femminile, stante o seduta, con il globo e lo scettro o, al posto di questo, un timone; possono anche comparire gli attributi di una patera, spighe di grano, fiori, fiaccola accesa, aratro. Proprio questo variato campionario mette in guardia dal collegare in maniera meccanica la legenda alla figura, finendo col riconoscerla affrettatamente come la personificazione di Aeternitas. Con la consacrazione dell’imperatore vanno anche messe in relazione le monete degli inizi del regno di Tiberio emesse dalle zecche di Emerita e Tarraco recanti sul verso l’immagine di un tempio con una fila di quattro o otto colonne sulla fronte e legenda AETERNITATIS AVGVSTAE, con riferimento esplicito agli onori divini tributati ad Augusto dopo la sua morte (divus Augustus).
Fatto di notevole interesse, nel III sec. viene ripresa, ma ora a prescindere da ogni esplicito richiamo alla divinizzazione, l’iconografia di Ae. sulle monete di consacrazione emesse dagli Antonini: molto favorito è infatti il tipo con la divinità che esibisce nella destra, al di sopra della sfera celeste, la fenice nimbata, mentre con la sinistra si solleva un lembo della veste (LIMC, I, p. 246, nn. 18-21, ill.). Il tipo della personificazione femminile con la fenice sul globo si manterrà fino alle emissioni di Diocleziano e Massimiano Erculeo del 289 d.C (RIC, V, 2, 1933, p. 241, n. 204, p. 282, n. 542). La scelta di rifarsi a iconografie adottate dagli Antonini sulle monete di consacrazione, come è il caso di quella con i simboli astrali, è già rintracciabile, p.es., in un’emissione di Pescennio Nigro del 194 d.C. (LIMC, I, p. 247, n. 55): il crescente lunare con le sette stelle, accompagnato dalla legenda AETERNITAS AVG, riprende infatti il tipo di una moneta di consacrazione di Faustina minore (BMC, IV, 1940, p. 66, n.1594, tav. LXXXVII, 4).
A partire dai Severi, la legenda Ae. a corredare le immagini dell’imperatore vivente (a busto e a figura intera, stante, seduto o a cavallo) e di altri componenti la domus augusta. L’imperatore intende presentarsi quale garante e difensore dell’eternità di Roma; la nozione di aeternitas allora recepita alla stregua di un credo ideologico e divulgata come manifesto programmatico, specie in tempi di crisi e di rapidi rivolgimenti politici (cfr. LIMC, I, p. 247, n. 43 ss.). AETERNIT[AS] IMPERI suona la legenda sulle emissioni severiane: l’eternità imperiale, come già in età ellenistica in cui venivano espressi voti per la diamonè del dinasta e della sua famiglia, è assicurata e in ultima analisi dipende dalla continuità dinastica (cfr. un aureo di Settimio Severo in cui questa legenda viene sostituita dalla scritta FELICITAS SAECULI: BMC, V, 1950, p. 231, n. 379, tav. XXXVII, 5).
Accantonata la personificazione, a illustrazione del tema dell’aeternitas (AETERNITAS AVG[USTI]) vengono ormai scelte iconografie riallacciantisi all’ideologia di Roma aeterna e all’aspettativa di una rinascita (renovatio), cui un ruolo preponderante gioca il richiamo alle origini della città (è interessante che molte di queste immagini possono essere «etichettate» da legende differenti ma pertinenti allo stesso orizzonte ideologico quali, appunto, renovatio e saeculi ― o temporum ― felicitas): lupa che allatta i gemelli sulla monetazione di Gallieno e successivamente di Aureliano e Massenzio (LIMC, I, p. 247, nn. 58-61, con ill.), nelle emissioni massenziane Dioscuri, sia soli che con al centro la lupa e i gemelli (ibid., p. 246, nn. 31-32, con ill.), l’elefante guidato dal mahout il pungolo nelle emissioni di Filippo I del 248/249, con riferimento immediato alle processioni in occasione degli spettacoli circensi organizzati per i festeggiamenti del millenario di Roma (ibid., . 247, n. 62, con ill.), tipo ripreso da Diocleziano, Massimiano Erculeo e dal Cesare Galerio Massimiano nel 294, anno della celebrazione dei decennalia di Diocleziano (ibid.,nn. 63-64; RIC, V, 2, 1933, p. 304, n. 676). La simbologia astrale ritorna nelle emissioni di Claudio il Gotico, in cui si fronteggiano le personificazioni, a figura intera, di Sol e Luna (ibid.,n. 28, con ill.); Sol radiato con la destra sollevata, nella sinistra il globo o la frusta, è frequente nelle emissioni di III sec., da Gordiano III in poi, a evidenziare l’implicito collegamento tra l’ideologia di Roma aeterna e la dominante teologia solare (per una scelta di esemplari ibid., nn. 33-40, con ill.; nelle emissioni di Filippo l’Arabo, con richiamo al millenario di Roma, accompagnato dalla legenda AETERNITATI IMPERI).Infine su emissioni di Valeriano, Gallieno (LIMC, I, p. 246, nn. 29-30) e anche di Claudio il Gotico (RIC, V, I, 1927, p. 228, n. 199) è Saturno, capite velato con il falcetto, a impersonare l’ABTERNITAS AVG (o AVGG).
BIBL.: H. L. Axtell, The Deification of Abstract Ideas in Roman Literature and Inscriptions (diss.), Chicago . ― per la suddivisione dei tipi monetali con legenda Ae.: . Koehler, Personifikationen abstrakter Begriffe auf römischen Münzen (diss.), Königsberg, 1910, pp. 23-43; P. L. Strack, Untersuchungen zur römischen Reichsprägung des zweiten Jahrhunderts,I , Die Reichsprägung zur Zeit des Traian, Stoccarda 1931, pp. 186-188; II, Die Reichsprägung zur Zeit des Hadrian, Stoccarda 1933, p. 64 s.; III, Die Reichsprägung zur Zeit des Antoninus Pius, Stoccarda 1937, pp. 100-107. ― Sul corrispettivo greco di Ae. per un’approfondita analisi del concetto in relazione all’impero e all’imperatore: H. U. Instinsky, Kaiser und Ewigkeit, Hermes, LXXVII, 1942, pp. 313-355. ― Sul tipo iconografico di Ae. il disco solare e il crescente lunare: W. Deonna, Éternité, Hommages à Bidez et à Fr. Cumont, Bruxelles 1948, pp.71 -76, tavv. III,-IV. ― V. inoltre: W. Eisenhut, in KlPauly, I, 1964, c. 104 s., s.v. Aeternitas, aeternus; D. Mannsperger, ROM. ET AVG. Die Selbstdarstellung des Kaisertums in der römischen Reichsprägung, in ANRW, Il, I, 1974, pp. 919-996, in part. s. (sulla monetazione dei Flavi con legenda Ae.); G. G. Belloni, “Aeternitas” e annientamento dei Barbari sulle monete, in M. Sordi (ed.), I canali della propaganda nel mondo antico, 1976, pp. 220-228; A. Arnaldi, Aeternitas e Perpetuitas nella monetazione di età tetrarchica, RivltNum, LXXIX, 1977, pp. 109-133, in part. 113-118; G. G. Belloni, in LIMC, I, 1981, pp. 244-249, s.v., cat. dei tipi e ill.; R. Turcan, Rome éternelle et les conceptions grécoromaines de l’éternité, in Da Roma alla terza Roma, I, Roma, Costantinopoli, Mosca (Seminario, Roma 1981), Napoli 1983, pp. 7-30, in part. 27-29; J. P. Martin, “Providentia deorum”. Recherches sur certains aspects religieux du pouvoir impérial romain, Roma 1982, in part. pp. 279 s., 314, 337; R. Étienne, “Aeternitas Augusti - Aeternitas Imperii”. Quelques aperçus, in Les grandes figures religieuses. Fonctionnement pratique et symbolique dans l’Antiquité, Besançon 1984, Parigi 1986, pp. 445-454.
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