Vedi AETION. - 1 dell'anno: 1958 - 1994
AETION (᾿Αετίων, Aëtĭon)
1°. - Pittore greco fiorito, secondo Plinio (xxxv, 78), nella CVII olimpiade, ossia tra il 359 e il 352 a. C.; il suo quadro più celebre è quello delle Nozze di Alessandro e Rossane, avvenute nel 327, e non può essere stato dipinto da A. che nel momento della sua massima celebrità. Pertanto la notizia di Plinio deve essere stata alterata nei codici e la olimpiade deve essere la CXIII corrispondente agli anni 328-325. Il nome farebbe pensare per A. ad una stirpe ionica, ma non si sa nulla di preciso, così come è incerta la sua posizione artistica. Dagli accenni di Plinio e da quelli di Luciano (Herodotus sive Aetion, 40), si potrebbe pensare ad una sua formazione nell'ambito della scuola attico-tebana che si distingue da quella contemporanea, che fa capo a Sicione, per un accentuato carattere psicologico insito nei soggetti scelti e rappresentati, per il quale cerca di tradurre nel quadro i sentimenti delle persone raffigurate. A. è anche ricordato come scultore da Plinio (Nat. hist., xxxiv, 50), da Teocrito (Anth. Pal., vi, 337), da Callimaco (Anth. Pal., ix, 336): si è voluto scindere questa personalità da quella del pittore, ma le date concordano e non meraviglia affatto di saperlo scultore oltre che pittore. Plinio specifica anzi che A. anche nella scultura fiorì intorno alla CVII olimpiade. Tra le opere pittoriche di A. sono da ricordare un Liber pater, una Semiramis (si è pensato alla scena delle nozze di Semiramide e Nino, ma è uno sdoppiamento delle Nozze di Alessandro e Rossane), le personificazioni della Tragedia e della Commedia, un Vecchio con una fiaccola, una Nova nupta verecundia notabilis nella quale forse è da riconoscere la stessa pittura delle Nozze di Alessandro e Rossane, descritta da Luciano, oltre che nel passo ricordato, anche in Imagines, 7, in Merc. cond., 42.
Vi si vedeva Rossane seduta sul letto nuziale, con gli occhi abbassati in atteggiamento di grande riservatezza, mentre un Amorino le sollevava il velo e un secondo le slacciava il sandalo. Verso di lei avanzava Alessandro guidato da un Amorino che gli tirava la veste. Accompagnavano il re, Efestione e un'altra figura giovanile identificata da Luciano per Imeneo. Amorini scherzavano e giuocavano intorno agli sposi con le armi di Alessandro. Si è pensato che il celebre dipinto delle Nozze Aldobrandine dei Musei Vaticani potesse essere una replica di questo quadro: non di replica si tratta, ma di un soggetto dionisiaco di carattere religioso che si ispira alla composizione di A., dipinto in età neoattica. Al soggetto del quadro di A. e alla descrizione che ne fa Luciano si ispira invece direttamente il grande affresco delle Nozze di Alessandro e Rossane dipinto dal Sodoma nella Farnesina a Roma (dopo il 1513).
La descrizione di questo dipinto ci fa conoscere che il grado di rappresentazione spaziale raggiunto nella pittura greca con A. è quello della raffigurazione di un ambiente chiuso fra tre pareti entro il quale si muovono le figure. Qualche cosa di simile si vede su stele degli inizi del III sec. a C. (v. pagasai).
Delle opere scultoree Plinio non ne menziona alcuna. Purtuttavia, se si ammette la identità dell'A. scultore con l'A. pittore, si deve riconoscere come sua opera una gemma incisa firmata appunto con questo nome (v. A. 2°).
Bibl: J. Overbeck, Schriftquellen, n. 1937 ss.; A. Reinch, Recueil Milliet, n. 506 ss.; B. Sauer, in Thieme-Becker, s. v.; E. Pfuhl, Mal. u. Zeichn., Monaco 1923, II, p. 771; A. Furtwängler, in Jahrbuch, III, 1888, p. 67 e t. XI, n. 12 (per la gemma); A. De Capitani, La grande pittura greca, Milano 1945, p. 91; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Roma 1946, p. 161, n. 78. Per le c. d. Nozze Aldobrandini, vedi L. Curtius, Zur Aldobrandinischen Hochzeit, Vermächtnis der antiken Kunst, Heidelberg 1950, p. 119 ss.