Aezio Eretico
Eretico (n. Celesiria - m. Costantinopoli 367 ca.). Studiò con maestri ariani teologia in Antiochia, e ad Alessandria filosofia aristotelica. Nella polemica trinitaria del 4° sec. sostenne l’impossibilità logica dell’identità o somiglianza «sotto l’aspetto della divinità» del Padre col Figlio, che diceva «di altra sostanza» (ἐξ ῾ετέρας οὐσίας), e creato «dal nulla» (ἐξ οὐκ ὄντων). Diacono in Antiochia (350), destituito ed esule, fu richiamato da Eudossio (358), ma condannato dai semiariani nel 3° concilio di Sirmio e in quello di Seleucia (359), e confinato. Liberato, fu consacrato vescovo senza sede sotto Giuliano l’Apostata. Con il discepolo Eunomio, fondò l’ala estrema del partito ariano (aeziani o anomei). Ci resta di lui (in Epifanio, Panarion adversus omnes haereses, 76, 11) un Συνταγμάτιον («Trattatello» su Dio ingenerato e generato).