aferesi
L’aferesi (lat. aphaeresis, dal gr. aphairéo «sottrarre») è un fenomeno fonetico che consiste nella caduta di uno o più foni all’inizio di parola (Del Popolo 20042).
L’aferesi è diffusa soprattutto nel parlato, dove i confini tra le parole non sono netti, specie in quello trascurato, informale, rapido (che taluni chiamano parlato allegro), oppure popolare o regionale. È frequente, per es., la caduta della vocale atona iniziale di parola, in particolare prima di un nesso nasale + consonante e negli articoli:
(1) «come è andata?» «’nsomma, non proprio benissimo»
(2) a pranzo ho mangiato solo ’n pezzo di pizza
(3) so’ stato tutto ’l giorno a lavorare
Anche nel caso del dimostrativo ’sto in funzione di aggettivo, «evidentemente cliticizzato al sostantivo che segue» (Berretta 1994: 267), l’aferesi, che comporta la caduta addirittura di una sillaba accentata, è assai frequente (ogni mattina ’sto strazio!; nell’uso giovanile è stata riscontrata l’estensione anche al pronome, purché seguito dall’avverbio qui o qua: guarda ’sti qua che fanno!). All’aferesi si potrebbero ricondurre anche riduzioni come ’giorno «buongiorno», ’sera «buonasera», proprie anch’esse del parlato informale. In tutti questi casi si tratta di forme substandard, tipiche se non esclusive dell’oralità, spesso caratterizzate sul piano della distribuzione areale (si vedano le osservazioni di Agostiniani 1989, Bonucci 1994 e Floquet & Bonucci 2005 sulla presenza del fenomeno nelle varietà toscane, in quella perugina e nel parlato romano). Forme aferetiche sono del resto frequenti nei dialetti: si pensi al veneziano moroso/-a «innamorato/-a», al calabrese ’ndrangheta, ecc.
Come risulta dagli esempi, nello scritto l’aferesi è di norma segnalata, esattamente come l’➔elisione, dall’apostrofo, che però in questo caso richiede prima una spaziatura di separazione dalla parola precedente.
Anche nello standard ci sono forme aferetiche che si sono cristallizzate, tanto che l’aferesi non è neppure segnalata graficamente: è il caso del femminile dello stesso dimostrativo ’sto (’sta), che si è univerbato alla parola seguente nelle forme stamattina (e stamane, stamani), stanotte, stasera, stavolta (Patota 20072: 101-102).
Nella storia della lingua, l’aferesi rientra tra i cosiddetti fenomeni (o accidenti) generali, che non avvengono sistematicamente secondo precise leggi fonetiche ma si verificano occasionalmente, o per evitare, in fonosintassi, sequenze di suoni estranee al sistema linguistico (nella fattispecie, lo ➔ iato), oppure in parole di alta frequenza, che tendono naturalmente a ridursi.
Nel passaggio dal latino all’italiano l’aferesi ha riguardato in primo luogo la sillaba iniziale atona dei dimostrativi, nella loro trasformazione sia in articoli determinativi, sia in pronomi atoni: (ĭl)lŭm > lo, (ĭl)lăm > la, (ĭl)li > li, da cui poi i e gli, ecc. Anche gli avverbi lì e là e i pronomi lui, lei e loro sono forme aferetiche rientranti in questa serie. L’aferesi è inoltre avvenuta nella sillaba iniziale degli avverbi ĕcce (cfr. (ĕc)ce hŏc > ciò) ed *ĕccŭm (che ha formato i dimostrativi questo, quello, gli avverbi qui e qua, ecc.), nella sillaba ĭn- di ĭnfra, ĭntra (> fra, tra), nella vocale di ĕx- (ĕxamen > sciame; ĕxpedire > spedire), ecc. In tutti questi casi l’aferesi si rileva solo grazie alla ricostruzione storica.
Analogamente, solo l’etimologia consente di individuare l’avvenuta aferesi in varie parole, non esclusivamente di origine popolare, come nemico (< (ĭ)nĭmicum), storia (< (hĭ)storiam), stesso (< (ĭ)stum ĭpsum), dove probabilmente la i cadde perché considerata prostetica, e ancora, per citare solo alcuni esempi (sulla base del DISC2004), befana (da confrontare con l’allòtropo epifania), fante (< ĭnfantem), fucina (< officinam), matita (< ematite), micidiale (< homicidialem), noia (dal provenzale enoja), vantaggio (dal franc. avantage).
Nell’italiano antico l’aferesi era ancora più estesa: si pensi a rede/reda «erede», a sequenze come lo ’ntelletto (invece dell’elisione l’intelletto), a voci come state «estate», verno «inverno», rimaste a lungo nell’uso letterario, specie poetico. Sempre nella lingua poetica è documentata (almeno fino al Seicento, sporadicamente anche nel Settecento) l’aferesi di i- nelle parole inizianti per in- o im- prima di consonante (Serianni 2001: 94-95, che cita esempi del Bembo, alcuni dei quali con precedenti in Petrarca, come le ’ncresca, ne ’ngombra, ecc.).
Un caso particolare di aferesi è costituito dalla discrezione dell’articolo determinativo, in casi come obscurum > oscuro → scuro (da l’oscuro interpretato come lo scuro), harenam > arena → rena «sabbia» (da l’arena intesa come la rena), *lusciniolum > usign(u)olo (da lusignuolo segmentato come l’usignuolo), ecc. Queste forme sono proprie dello standard, ma la discrezione dell’articolo (e in generale l’erronea segmentazione delle parole; ➔ rianalisi) caratterizza tuttora le scritture popolari (Merica ← la Merica «l’America»), così come, del resto il fenomeno opposto della concrezione (aradio ← l’aradio «la radio»).
DISC 2004 = Il Sabatini Coletti. Dizionario della lingua italiana, Milano, Rizzoli-Larousse.
Agostiniani, Luciano (1989), Fenomenologia dell’elisione del parlato in Toscana, «Rivista italiana di dialettologia» 7, pp. 7-46.
Berretta, Monica (1994), Il parlato italiano contemporaneo, in Storia della lingua italiana, a cura di L. Serianni & P. Trifone (1993-1994), Torino, Einaudi, 3 voll., vol. 2º (Scritto e parlato), pp. 239-270.
Bonucci, Paola (1994), L’italiano regionale perugino: aspetti fonologici e morfofonologici, «Quaderni della Sezione di Glottologia e Linguistica Dipartimento di Studi Medievali e Moderni Università degli Studi ‘G. D’Annunzio’ di Chieti» 6, pp. 21-40.
Del Popolo, Concetto (20042), Aferesi, in Dizionario di linguistica e di filologia, metrica e retorica, diretto da G.L. Beccaria, Torino, Einaudi, p. 24.
Floquet, Oreste & Bonucci, Paola (2005), Incontri vocalici e fenomeni di ‘sandhi’ correlati nel parlato di Roma, in Italiano parlato. Analisi di un dialogo, a cura di F. Albano Leoni & R. Giordano, Napoli, Liguori, pp. 71-87.
Patota, Giuseppe (20072), Nuovi lineamenti di grammatica storica dell’italiano, Bologna, il Mulino (1a ed. Lineamenti di grammatica storica dell’italiano, 2002).
Serianni, Luca (2001), Introduzione alla lingua poetica italiana, Roma, Carocci.