AFFAITATI
. Famiglia oriunda di Cremona, sul cui albero genealogico si hanno contraddizioni dopo che J. Denucé ha pubblicato, recentemente, uno studio che modifica, ma non con assoluta sicurezza, i dati già raccolti da I. Camelli. Comunque l'importanza di questa casata, già fiorente fin dal '400 per la ricchezza proveniente dai traffici, culmina nel secolo XVI, e si riassume nel nome di Gian Carlo, capo della grande ditta di Anversa con succursali e compagnie affiliate a Lisbona, Siviglia, Valladolid, Medina del Campo, Lione, Besançon, Parigi, Londra, varie città del Nord della Germania, Roma e molte altre località italiane. Gli Affaitati furono gli esponenti del secondo capitalismo italiano, del Rinascimento, affiancati alle famose ditte dei Welser, dei Fugger, dei marrani Mendes, con i quali dominarono il mercato finanziario e furono alla testa delle speculazioni commerciali in tutto il mondo. Gian Carlo, "qui summo vixerat splendore et per totam Europam magnum nomen excitarat" e che a detta dell'Aretino parve "più odorare di principe che la maggior parte dei principi non sanno di plebeo", fece le sue prime prove mercantili in Portogallo, e poi si recò ad Anversa, nel secondo decennio del sec. XVI; dove la sua vita fu legata anche agli avvenimenti politici del empo. Nel 1542, allorché la città fu investita, in assenza di Carlo V, dalle truppe di Francesco I, l'Affaitati, fedele a parte imperiale, non soltanto prestò somme ingenti, per la difesa, alla reggente Maria d'Ungheria, e assoldò per suo conto milizie con le quali respinse i Francesi, ma trattenne anche gli sfiduciati capitalisti in procinto di partire: con il che evitò la disfatta militare e la rovina economica di un grande centro di affari. L'imperatore, riconoscente, gli concesse, in concorrenza con la nobiltà locale, il feudo di Ghistelles, di cui Gian Carlo entrò in possesso il 13 novembre 1545 dopo avere sborsato ben 40.000 fiorini. Per le sue cure dedicate all'industria e al commercio la cittadina rifiorì immediatamente.
Altro grande possedimento del cremonese fu il castello di Selzaten a Wommelghem presso Anversa, acquistato nel 1535 per 8000 fiorini, dove costruì un magnifico palazzo di stile toscano, di cui oggi rimane soltanto la parte detta "torre degli Affaitati" adibita a cappella. Ebbe anche, sempre dal 1535, una decorosa dimora in Anversa nella Place Verte, luogo di riunione dei mercanti, dove si trovavano i fondachi dei Frescobaldi, dei Mendes e dei Welser; nonché possedette più case in Lierre, che fu la sua residenza abituale dal 1549, e dove morì nel dicembre del 1555. Esecutore testamentario fu il fratello Gian Battista, che procedette alla liquidazione dell'azienda, in mezzo a difficoltà notevoli, tra le quali i torbidi determinati, nel 1566, dalla lotta tra calvinisti e cattolici. Gli Affaitati, fedeli alla religione di Roma, ebbero saccheggiato il palazzo di Anversa, dopo di che richiesero con insistenza, ma pare senza successo, somme ingenti prestate alla corte spagnola. I figli non continuarono l'attività paterna, ma preferirono condurre vita brillante tra la nobiltà fiamminga. Mentre Cosimo e Cesare ebbero la contea italiana di Soresina, il primogenito Gian Francesco, creato nel 1563, da Ferdinando I, principe di Hilst, ricevette da quel sovrano, con facoltà di disporne per testamento, la contea di Ghistelles; e in Ghistelles, dove diede incremento alle vecchie fiere, fece erigere un grande ospedale. Tornato in Italia nel 1570, abitò in Cremona nel magnifico palazzo, la cui costruzione, disegnata dal padre, era stata incominciata nel 1561: ivi ospitò nel 1598 Margherita d'Austria, la futura sposa di Filippo III. Ora quel palazzo è sede del Museo Civico. Gian Francesco morì senza prole, assassinato nel 1609. Il ramo fiammingo si estinse in Augusto A., generale d'artiglieria, morto a Termonde nel 1831.
Un gruppo di libri di commercio e di carte di carattere patrimoniale degli Affaitati si conservano nell'Archivio comunale di Anversa; altri documenti si trovano a Milano presso i principi di Belgioioso, ai quali verso il 1700 passarono le proprietà italiane della famiglia cremonese.
Un ramo della famiglia si trapiantò, ai tempi di re Ladislao d'Angiò-Durazzo, nel Regno di Napoli; esso è tuttora fiorente.
Bibl.: I. Camelli, Il palazzo Affaitati, nuova sede del Museo Civico, nella rivista Cremona, 1929, pp. 976-82; Inventaire des Affaitati, banquiers italiens à Anvers de l'année 1568, par J. Denucé, Anversa 1934.