affaticare [affaticasse, I singol. imperf. cong., in rima]
Ha il senso proprio di " sottoporre a fatica ", " stancare ", in Cv III IX 15 per affaticare lo viso [la vista] molto, a studio di leggere, in tanto debilitai li spiriti visivi che le stelle mi pareano tutte d'alcuno albore ombrate. Con valore figurato significa " dar noia ", " infastidire ": né potrà tanta luce [lo splendore della carne risorta dopo il giudizio universale] affaticarne (Pd XIV 58). In Vn XXXI I li occhi miei... tanto affaticati erano che non poteano disfogare la mia tristizia, il participio passato affaticati ha il senso di " indeboliti ", " svigoriti " (è interessante notare che in tutti questi esempi il vocabolo è sempre riferito agli occhi). In If XXVI 87 pur come quella cui vento affatica, il verbo ha come oggetto la fiamma in cui si trovano puniti Ulisse e Diomede, fiamma che D. immagina umanamente soggetta alla fatica come persona che venga agitata con forza dal vento. Quindi in questo caso il significato di a. viene a coincidere con quello di " scuotere violentemente ".
In costruzione intransitiva pronominale a. vale " far fatica ", " stancarsi " (cfr. Chiaro Chi 'mprima 67) : andiamo a maggior fretta, / ché già non m'affatico come dianzi (Pg VI 50); di te blasmar la lingua s'affatica (Vn VIII 8 6); [l'uomo] quando in su muove lo suo corpo, più s'affatica (Cv III III 6); Megli' amo stare davante adorando / ched i' a lavorar m'affaticasse (Fiore CXX 8); talora più propriamente " sforzarsi ": sopragridar ciascuna [le anime dei lussuriosi] s'affatica (Pg XXVI 39); oppure " tormentarsi ", " travagliarsi ": chi nel diletto de la carne involto / s'affaticava (Pd XI 9), accezione che acquista particolare rilievo per il contrasto con l'immagine subito successiva e chi si dava a l'ozio.