affermare
È termine del linguaggio filosofico e pertanto ricorre ben diciassette volte nel Convivio. Nelle altre opere le attestazioni sono meno numerose.
Nel Convivio a. significa " asserire una cosa come vera e certa ". D. usa questo verbo sia che parli in modo generale (II IV 16 e 17, III XV 6), sia che riporti l'asserzione altrui (II V 5, vici 10, III II 5, V 7, IV II 14, VI 14, XII 5, XV 12, XVII 10), sia che faccia egli stesso delle dichiarazioni (II VIII 16, XV 12, III VI 7, IV XXIII 2). Occorre tuttavia rilevare che le asserzioni fatte da chi è ritenuto degno di fede implicano nel contesto l'assenso da parte di D.: questo avviene nei luoghi citati per Cristo (IV XVII 10), la Chiesa (II V 5) e Aristotele (II VIII 10, III V 7). In IV XXIX 6 la statua sempre afferma la buona oppinione in quelli che hanno udito la buona fama di colui cui è la statua, e ne li altri genera, ha piuttosto il senso di " confermare ". A. si trova costruito nove volte in forma attiva con complemento oggetto, due volte al passivo e una volta assolutamente; tre volte è seguito da proposizione dichiarativa e una volta da proposizione oggettiva alla latina (II IV 17 sì come afferma chi ha li occhi chiusi l'aere essere luminoso). In III XV 6, poi, se si accetta la lezione proposta dal Busnelli (certe cose [si] affermano essere che lo intelletto nostro guardare non può ; nelle edizioni del '21 e Simonelli manca il si), a. è costruito con il ‛ si ' passivante. Va notato, inoltre, che a volte a. viene rafforzato da altro verbo o espressione avverbiale: affermato e fortificato (IV II 14); tiene e afferma (II V 5); io così credo, così affermo e così certo sono (II VIII 16); dico e affermo (II XV 12); Cristo l'afferma con la sua bocca (IV XVII 10). Quest'ultima espressione, che significa ‛ egli stesso ', fa capo all'" aperiens os suum docebat " di Matt. 5, 2.
Significato identico ha a. nella Commedia. In If XXVIII 98 Questi, scacciato, il dubitar sommerse / in Cesare, affermando che 'l fornito / sempre con danno l'attender sofferse, va notato il diverso atteggiamento di D. nei riguardi di Curione, il cui consiglio egli fa suo nella lettera ad Arrigo VII (Ep VII 16); in Pg XIX 50 ‛ Qui lugent ' affermando esser beati, la costruzione infinitiva pare suggerita dalla citazione latina dell'angelo; in Pd XIII 116 quelli è tra li stolti bene a basso,/ che sanza distinzione afferma e nega, il significato prettamente scolastico del verbo viene messo in rilievo sia dalla contrapposizione di a. a ‛ negare ', sia dall'accenno al ‛ distingue frequenter '. In Pg XXVI 105, invece (con l'affermar che fa credere altrui), l'affermar sembra significare l'affermazione accompagnata dal giuramento, tant'è vero che il Guinizzelli aggiunge subito: Ma se le tue parole or ver giuraro (v. 109).
In Rime dubbie XX 5 L'uno m'afferma pur ch'io deggia amare, a. vale " assicurare "; in XXIV 14 non v'aggrevi di mandarmi a dire / in qual m'affermi per simil lenire, significa " confermare ". In Detto 26 I' t'affermo, con l'accusativo della persona, ha il senso di " io ti faccio sicuro ".
Variante non accettabile è affermo in luogo di affreno, in If XXVI 21, dove dovrebbe infatti valere " fermo ", " trattengo " (cfr. Petrocchi, ad l.).