affiggere (affigere)
Verbo usato da D. soltanto nella Commedia, dove ricorre tredici volte, nove delle quali in rima. Fondamentalmente vale " fermare " (cfr. Abate di Tivoli Oi deo d'amore 10 " E son montato per le quatro scale / e sono afficto "): Per ch'ïo a figurarlo i piedi affissi (If XVIII 43); e, in costruzione intransitiva pronominale, " fermarsi ": Poco più oltre il centauro s'affisse/ sovr'una gente (XII 115; cfr. Tavola Ritonda, ed. Polidori, 94 " E allora Tristano s'affisse e fortemente cominciò a mirare questo sangue "); un'altra [voce].../ passò gridando, e anco non s'affisse (Pg XIII 33). Cfr. anche XXV 4, XXX 7, XXXIII 106 (due volte), Pd XXV 26.
In Pg XI 135 mette in rilievo la sofferta tensione con la quale il superbo Provenzano Salvani costrinse sé stesso a fermarsi per questuare liberamente nel Campo di Siena, / ogne vergogna diposta: " si puose a stare a dimandare a chi passava " (Buti); meglio il Lombardi: " si fissò, s'inchiodò ".
Al participio passato, con valore di aggettivo, " fermo ", Si trova in Pg XVII 77 Noi eravam dove più non saliva / la scala sù, ed eravamo affissi, / pur come nave ch'a la piaggia arriva.
Con valore traslato, in costruzione intransitiva pronominale, ha il senso di " fermare lo sguardo ", " fissare " (cfr. Iacopone LIV 6 " tutto lo monno a te affitta ", LXIV 24 " a chi ben ci affitta ", ‛ a osservare attentamente '): aguglia sì non li s'affisse unquanco (Pd I 48); anche nel senso di "fissare il pensiero ", "applicarsi intensamente con la mente ": Qual è 'l geomètra che tutto s'affige / per misurar lo cerchio (Pd xxxllI 133: la forma latineggiante per esigenza di rima con gli altri latinismi efige e indige).
È variante in If XVI 53 m'affisse per mi fisse, e in Pg XXV 106 affiggono per affliggono. V. anche AFFISARSI; FISSARE.