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affinare

di Giorgio Petrocchi - Enciclopedia Dantesca (1970)
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affinare

Giorgio Petrocchi

. Per " perfezionare ", " purificare " (cfr. Frate Ubertino Puro senno 20, Chiaro Orato di valor 40, ecc.; e cfr. ‛ raffina ' in Io voglio del ver 8 del Guinizzelli), in Pg XXVI 148 (il fuoco affina Arnaldo Daniello e gli altri lussuriosi della settima cornice), e in Rime CXIII 7 pur trovo la minera in cui s'affina / quella virtù per cui mi discoloro, e cioè la minera, il minerale (metaforicamente la donna " che invera e mette moralmente alla prova la virtù d'Amore ", Contini; per Foster e Boyde, invece, " the minera here may well be truth or wisdom "; cfr. inoltre Pier della Vigna Amando con fin core 53), in cui si purifica la potenza d'Amore per la quale mi discoloro. Con lo stesso costrutto intransitivo pronominale di quest'ultimo passo, nel senso di " perfezionarsi ", " divenire più elevato ", in Pd XX 137: il piacere dei beati si perfeziona nel conformarsi totalmente al volere di Dio. Vale " recare a fine ", in Fiore CLXXXVII 7 (‛ a. la dilettanza ').

Vocabolario
affinare
affinare v. tr. [der. dell’agg. fine]. – 1. Rendere fine o più fine; raffinare, ingentilire, perfezionare: a. lo stile, l’ingegno, la sensibilità; Poi s’ascose nel foco che li affina (Dante); come intr. pron.: i suoi gusti si sono affinati....
affinatóre
affinatore affinatóre s. m. [der. di affinare], non com. – Chi attende a operazioni di affinazione: con lui era uno figliuolo d’uno a. d’ariento, fiorentino (Compagni).
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