afforestamento
afforestaménto s. m. – Neologismo talora usato come sinonimo di rimboschimento, inteso come impianto di un bosco su un terreno nudo di vegetazione legnosa. Come pratica di ripotenziamento ambientale di zone forestali degradate (per deforestazione o sfruttamento improprio e smisurato della risorsa), l'a. è stato utilizzato storicamente in vari Paesi sia sviluppati sia in via di sviluppo, diffusamente in Europa a partire dagli anni Novanta del 20° secolo. In particolare, con l'emergere del problema dei cambiamenti climatici e l'adozione del protocollo di Kyoto (v. Kyoto, protocollo di), l'a. è stato riconosciuto quale strumento per la rimozione del diossido di carbonio (CO2, v. emissioni inquinanti) dall'atmosfera, attraverso l'assorbimento di carbonio nella biomassa vegetale e promosso da opportune politiche di gestione delle risorse forestali e dal cambiamento di destinazione d'uso del territorio. In questo contesto, per a. si intende la trasformazione in zone forestali di territori non ricoperti di foreste da almeno 50 anni, realizzata per opera diretta dell'uomo attraverso piantumazione e semina (effettuata o naturale agevolata), mentre si definisce riforestazione la stessa attività effettuata in zone senza manto forestale alla data del 31 dicembre 1989. Per quanto riguarda l'aspetto della cattura del carbonio dall'atmosfera e del suo stoccaggio (o immagazzinamento, ingl. sequestration) in altra geosfera, l'a. comporta un incremento del carbonio accumulato nella biomassa forestale. Dopo la fase iniziale di preparazione del territorio da afforestare, il carbonio comincia a trasferirsi nelle parti legnose della biomassa forestale dove rimane bloccato per decenni. Il tasso di accumulo di CO2 che ne consegue può variare significativamente secondo le specie arboree utilizzate e le caratteristiche del sito (tra 1 e 35 t CO2/ha × anno). Anche i costi delle pratiche di a. sono variabili e dipendono dalla tipologia fitogeografica del territorio interessato e dalle condizioni economiche del Paese che lo amministra, ma possono essere ulteriormente compensati da ricadute positive in ambiti diversi da quello della lotta ai cambiamenti climatici (prevenzione dell'erosione dei suoli, salvaguardia della biodiversità ecc.). Per il conseguimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto attraverso strumenti che favoriscono gli investimenti e il trasferimento delle tecnologie, le attività di a. – tra le altre di gestione delle foreste e di utilizzazione del territorio e suo cambiamento di destinazione d'uso (LULUCF, Land use, land use change and forestry) –, consentono a soggetti proponenti di produrre crediti di emissione sviluppando progetti secondo i termini dei meccanismi di flessibilità CDM (v.) e JI (v.). Le linee guida che orientano le metodologie praticabili per ottenere l'approvazione e la registrazione di tali progetti si avvalgono delle indicazioni di carattere scientifico prodotte dall'IPCC (v.) per la stima, la misura, il controllo e la rendicontazione delle variazioni delle riserve di carbonio e delle emissioni di gas serra causate dalle attività LULUFC. In questo ambito, i progetti di a., come peraltro quelli di riforestamento, possono rientrare in due categorie relativamente alla quantità di CO2 di cui si prevede possano indurre l'assorbimento in un anno. In base a tale parametro è stabilito un limite, definito inizialmente in 8 ktCO2 e poi revisto a 16 ktCO2, per il quale sono determinati rispettivamente al di sotto e al di sopra i progetti cosiddetti small scale, beneficiati da modalità e procedure semplificate, e large scale. Nel 2012, attraverso 37 progetti iscritti nel registro CDM-UNFCCC (lo 0,79% del totale), 14 dei quali small scale, è stato conseguito un volume di emissioni di CO2 evitate pari a 15.053.761 t e si stima di poter raggiungere nel 2030 il valore di oltre 41 milioni di t.