AFGHĀNISTĀN (I, p. 711; App. I, p. 56; II,1, p. 67; III, 1, p. 35)
N Secondo stime recentissime la popolazione dell'A. è di 18.750.000 abitanti, su una superficie di 649.969 km2; la densità media risulta, quindi, di 28,8 ab./km2, ma la popolazione, dedita per oltre l'80% alle attività agricole e pastorali, è concentrata soprattutto nelle vallate meno aride e nelle aree urbane. Il 75,3% del territorio è incolto o improduttivo, il 3,1% è coperto da foreste, il 9,3% da prati e pascoli e soltanto il 12,3% viene coltivato.
Le principali produzioni, quasi tutte notevolmente aumentate, sono le seguenti (in milioni di q): frumento 29, mais 7, riso 4, orzo 3,5, frutta (mele, pesche, albicocche, mandorle, uva) 8, ortaggi e legumi 7, barbabietola da zucchero 0,8, cotone 0,3, lino 0,2. Al duplice scopo di estendere le aree irrigue e di produrre energia elettrica, sono in corso di completamento i lavori del Nangarhar Development Project e del Parwan Irrigation Project (quest'ultimo da realizzare mediante un prestito a lungo termine concesso dalla Repubblica popolare di Cina). Anche l'allevamento ha registrato un considerevole sviluppo e conta attualmente 23 milioni di ovini (di cui oltre un terzo pecore karakul), 3,3 milioni di caprini, 3,8 milioni di bovini, 1,6 milioni di equini e 300.000 cammelli.
Lo sviluppo delle attività industriali è stato favorito dall'aumentata produzione di energia elettrica (486 milioni di kWh, in massima parte di origine idrica) e di carbone (145.000 t) e dallo sfruttamento, iniziato nel 1967, dei ricchi giacimenti metaniferi di Sheberghan e di Mazār-i Sherīf, nella parte settentrionale del paese. Nel 1974 sono stati estratti 2,8 miliardi di m3 di gas naturale, esportati per oltre il 90% attraverso un metanodotto di 120 km da Mazār-i Sherīf al confine dell'URSS. A Mazār-i Sherīf sono entrate in funzione nel 1974 una fabbrica di fertilizzanti e una centrale termoelettrica, entrambe alimentate col gas locale e destinate a costituire il primo nucleo di una nuova area industriale. Altri prodotti basati sull'industria estrattiva sono il talco (24.000 t), la barite (30.000 t), il cemento (120.000 t) e i lapislazzuli (5.000 kg).
Nel settore dell'industria tessile - oltre ai tradizionali tappeti dell'artigianato locale - sono stati prodotti, nel 1973, 55 milioni di m di tessuti di cotone, 15 milioni di m di tessuti di raion e 110.000 m di tessuti di lana.
Gli scambi commerciali dell'A. si svolgono per un terzo con l'URSS e hanno raggiunto nel 1973 un valore di 183 milioni di dollari per le importazioni e di 159 milioni di dollari per le esportazioni, costituite principalmente dalle seguenti merci: frutta secca 29,6%, frutta fresca 13,8%, karakul 10,6%, gas naturale 11,3%, tappeti 9,1%, cotone 4,6%, lana 3,7%.
Per migliorare ed estendere la rete delle comunicazioni stradali (17.300 km di strade, di cui 2.400 km asfaltate, con 50.000 autoveicoli in circolazione) sono in corso di attuazione numerosi progetti di costruzione di nuovi ponti e di vie di grande comunicazione.
Fortemente aumentato è il traffico aereo concentrato principalmente negli aeroporti internazionali di Kābul e di Qandahār e costituito soprattutto da turisti stranieri, il cui numero è salito da poche migliaia nel 1960 a oltre 100.000 negli ultimi anni.
Bibl.: E. Rhein, A. Ghanie Ghaussy, Die irtschaftliche Entwicklung Afghanistans 1880-1965, Opladen 1966; J. Griffiths, Afghanistan, with a historical note by Sir Olaf Coroe, Londra 1967; Ministry of Information and Culture, Afghanistan Republic Annual, Kabul 1975.
Storia (I, p. 720; App. III,1, p. 36). - Il decennio 1953-63, durante il quale fu al potere il gen. Muhammad Daud Khān, zio del re Zāhir Shāh, fu caratterizzato da un acceleramento del progresso tecnico, ma anche da un regime più autoritario. Grazie all'energia del primo ministro s'impressero le prime scosse al conservatorismo sociale, dando inizio a un'azione decisa per l'abolizione del velo delle donne e per un miglioramento della loro condizione. Il più acuto problema di politica estera fu per molti anni quello del Pakhtunistan, ossia dell'area di frontiera del Pakistan abitata da tribù Patan, a cui l'A. avrebbe voluto procurare come minimo l'autonomia. Nel 1961 uno sconfinamento di elementi afghani in quella regione, nettamente respinto, portò alla rottura delle relazioni diplomatiche col Pakistan, riallacciate soltanto nel 1963 grazie alla mediazione iraniana; dopo di che la questione rimase in sospeso per un decennio.
A parte questo, la politica di non-allineamento seguita coerentemente nel dopoguerra rimase una costante nell'attività diplomatica del governo; nell'accettare aiuti tecnici e finanziari dall'estero l'A. ha sempre cercato di distribuirli equamente tra America, URSS, potenze minori e più tardi anche la Cina. I risultati furono notevoli, malgrado le difficoltà iniziali dovute a inesperienza. Per es. il controllo delle acque del fiume Hilmend portò a gravi squilibri causa la cattiva utilizzazione della rete dei canali; vi si ovviò creando un ente apposito sul modello della Tennessee Valley Authority americana.
Dopo le dimissioni di Muhammad Daud l'iniziativa politica passò, almeno in parte, nelle mani del re; sotto la sua spinta un'assemblea generale (loya jirgah) discusse e approvò una nuova costituzione, promulgata il 1° ottobre 1964. La sua particolarità più appariscente era l'esclusione dei membri della famiglia reale da ogni attività politica, invertendo così il corso seguito fino allora. Le prime elezioni di tipo occidentale furono tenute nel 1965. Il nuovo parlamento svolse tuttavia funzioni più di controllo e di critica che di legislazione. Comunque, gli anni seguenti videro il completamento di grandi lavori pubblici, tra cui la grande strada che congiunge il nord e il sud del paese attraversando lo Hindū Kush mediante un traforo di 2,7 km. Le elezioni del 1969 mantennero al parlamento una tinta conservatrice, sebbene non esistessero partiti politici organizzati.
In questo quadro di graduale sviluppo non mancavano però aspetti negativi, quali una burocrazia lenta e incapace di rinnovamento, favoritismi, corruzione, formazione di un proletariato intellettuale. Un sintomo del malessere diffuso furono i ripetuti scioperi e tumulti studenteschi (1965, 1969, 1972,), repressi duramente e talvolta con perdita di vite umane. L'esperimento di monarchia parlamentare, malgrado gl'innegabili successi, dava risultati insufficienti causa le carenze legislative, la mancata attuazione di buona parte della costituzione specialmente nel campo delle autonomie locali, la mancanza di leadership attiva da parte del re e la difficile situazione economica.
Perciò il 17 luglio 1973 Muhammad Daud con un breve e incruento colpo di stato rovesciò la monarchia proclamando la repubblica, di cui fu presidente e capo del governo. Il re, allora in Italia per cura, non tentò resistenza e qualche mese dopo rinunziò al trono. Il regime repubblicano si è andato consolidando, malgrado un complotto sventato nel settembre 1973. Si sono rese ancora più cordiali le relazioni con l'URSS e soprattutto con la Cina, mentre è risorta una certa tensione col Pakistan per la vecchia questione del Pakhtunistan.
Bibl.: O. Caroe, The Pathans, Londra 1965; W. Fraser-Tytler, AFghanistan, ivi 19672; R. S. Newell, The politics of Afghanistan, Ithaca 1972; L. Dupree, Afghanistan, Princeton 1973.
Archeologia. - Il lavoro che le diverse missioni archeologiche giunte dai vari paesi hanno svolto in questi ultimi anni è stato dedicato soprattutto alle antichità preislamiche, a quel periodo cioè che la mancanza di documenti d'altro tipo rende in gran parte ancora oscuro. La scoperta più sensazionale è stata senza dubbio quella della città greco-battriana di Ai Khānum, sull'Amu Daryā, che costituisce il primo punto fermo nella ricerca degl'insediamenti greci in Afghānistān. Accanto al materiale più propriamente greco, alcune teste di argilla sembrano introdurre la più tarda produzione di Khalcayan e di Surkh Kotal e, infine, quella gandharica.
Un'unica scuola artistica è responsabile, nei primi secoli dell'era cristiana, di certa produzione di Hadda e di quella della fase più antica del santuario di Tapa Sardār. A Hadda la missione archeologica afghana ha scavato, insieme con il monastero, un santuario in cui a ridosso di uno stūpa maggiore si affollano numerosi stūpa minori dalla decorazione di stucco di un tipo già largamente noto, cronologicamente appartenenti a due diverse fasi, entrambe anteriori al 5° secolo d. Cristo. L'area è circondata da cappelle dalla decorazione di argilla di tipo spiccatamente ellenizzante, fra le quali si ricorderà almeno la vivacissima nicchia a decorazione acquatica. Di carattere centrasiatico è invece la produzione di Delberjin Kazan, non lontano da Balkh. Alcuni edifici, di mattoni crudi e di pisé, hanno rivelato la presenza di un buon numero di pitture in ottimo stato di conservazione, fra cui si distingue una scena che rappresenta l'omaggio reso a un principe e che gli archeologi sovietici datano alla prima metà del 5° secolo. Occorrerà ancora molto lavoro per trovare il filo che lega produzioni così diverse, da quella greca a quella ellenizzante e a quella gandharica e infine a quella iranico-centrasiatica, che vanno dai tempi della dominazione indo-greca alla crisi del 5° secolo, della quale per ora s'intravvede l'importanza ma che non si riesce a specificare. È certo che l'A., da questo momento fino alla conquista musulmana, presenta caratteristiche molto diverse. Da un lato la produzione artistica sembra gravitare nell'orbita centrasiatica (tipici in questo senso sono la ricostruzione del santuario di Tapa Sardār, il complesso di Fondukistān e la produzione pittorica di Bāmiyān), restando sostanzialmente legata al buddhismo, dall'altro, soprattutto nella zona di Kābul, assume caratteri più specificamente indiani. In questa direzione si muove la produzione hindu-śāhi, dall'incerta cronologia, di cui erano noti finora pochi esemplari di marmo rinvenuti casualmente.
La missione archeologica giapponese sta scavando ora a Tapa Skandar, poco a N di Kābul, dove per la prima volta in uno scavo regolare è stata rinvenuta una stele di marmo che rappresenta Śiva e Pārvatī.
Il trapasso fra il mondo antico e quello islamico non fu - dal punto di vista artistico - così netto e repentino come si poteva pensare fino a non molti anni fa. Proprio nel Ghūr, e cioè nella regione più impervia del paese, è stata scoperta di recente una piccola moschea, la cui facciata è assai più vicina a quella dei templi hindu dell'India medievale che a qualsivoglia monumento islamico. Nel campo dell'archeologia islamica si ricorderanno la lettura della lunga iscrizione kufica del palazzo di Mas'ūd III a Ghaznī e le ricognizioni compiute dalla missione tedesca nel Sīstān afghano, dove sono stati individuati e fotografati numerosi siti e monumenti.
Bibl.: Accanto alla bibliografia indicata in calce alle voci Ai Khanum e Ghazni, si vedano: U. Scerrato, A short note on some recently discovered Buddhist grottoes near Bamiyan, Afghanistan, in East and West, XI (1960), pp. 94-120; J. M. Casal, Fouilles de Mundigak (2 voll.), in Mémoires de la Délégation Archéologique Française en Afghanistan (MDAFA), XVII, Parigi 1961; Haibak and Kashmir-Smast, a cura di S. Mizuno, Kyoto 1962; J. C. Gardin, Lashkari Bazar, II. Les Trouvailles. Ceramiques et Monnaies de Lashkari Bazar et de Bust, in MDAFA, XVIII, ivi 1963; B. Dagens e altri, Monuments préislamiques d'Afghanistan, ibid., XIX, Parigi 1964; G. Gnoli, Le iscrizioni giudeo-persiane del Gür (Afghanistan), Roma 1964; K. Fischer, Zur Lage von Kandahar an Landverbindungen zwischen Iran und Indien, in Bonner Jahrbücher, 167 (1967), pp. 129-232; Hazār Sum and Fil-khana, a cura di S. Mizuno, Kyoto 1967; J. M. Rosenfield, The Dynastic Arts of the Kushans, Los Angeles 1967; U. Scerrato, A Note on Some Pre-Muslim Antiquities of Ǧaçatū, in East and West, XVII (1967), pp. 11-24; Durman Tepe and Lalma, a cura di S. Mizuno, Kyoto 1968; M. e S. Mostamindi, Nouvelles Fouilles à Haÿÿa (1966-67) par l'Institut Afghan d'Archéologie, in Arts Asiatiques, XIX (1969), pp. 15-36; K. Fischer, Archaeological Studies in Seistan and Adjacent Areas, in Afghanistan, XXII (1969-70), pp. 91-107; N. Hammond, An Archaeological Reconnaissance in the Helamnd Valley, South Afghanistan, in East and West, XX (1970), pp. 437-59; Chaqalaq Tepe, a cura di S. Mizuno, Kyoto 1970; M. J. Casimir e B. Glatzer, Èāh-i maèhad, a Recently Discovered Madrasah of the Ghurid Period in Garǧistān (Afghanistan), in East and West, XXI (1971), pp. 53-68; K. Fischer, historical, Geographical and Philological Studies on Seistan by Bosworth, Daffinà and Gnoli in the Light of Recent Archaeological Field Surveys, ibid., XXI (1971), pp. 45-51; I. T. Krouglikova e V. S. Sarianidy, La Bactriane ancienne dans l'optique de nouvelles recherches archéologiques, in Kushan Culture and History, Kabul 1971, pp. 43-50; Sh. Mustamandy, Preliminary Report on Hadda's Fifth Excavation Period, ibid., pp. 43-50; P. Centlivres, Un bazar d'Asie Centrale. Forme et organisation du bazar de Tāshqurghān (Afghanistan), Wiesbaden 1972; L. Dupree, Prehistoric Reserach in Afghanistan (1959-1966), in Transactions of the American Philosophgical Society, Philadelphia, n. s. 62, 4 (1972); M. Taddei, Problemi di storia dell'arte e ricerca archeologica, in il Veltro (numero speciale dedicato all'A.), XVI (1972), pp. 549-61; M. Tosi, R. Wardak, The Fullol Hoard: A New Find from Bronze-Age Afghanistan, in East and West, XXII (1972), pp. 9-18; G. Scarcia, M. Taddei, The Masǧid-i sangī of Larvand, ibid., XXIII (1973), pp. 89-108.