aforisticita
aforisticità s. f. inv. Continuo ricorso agli aforismi, sentenziosità.
• [Giuseppe Pontiggia] Ha riscritto anche il libro che gli ha valso il premio Strega. L’edizione rinnovata de «La grande sera» è uscita negli Oscar nel ’95. «L’ho riscritto perché avevo l’impressione fondata, notata anche da critici e da lettori, che ci fosse un eccesso di colori retorici, di consapevolezza analitica, di aforisticità. Ho impiegato un anno e mezzo a riscriverla, parola per parola. Contemporaneamente tenevo dei corsi di scrittura creativa, ero influenzato io stesso dai percorsi che facevo con gli studenti». (Silvia Giacomoni, Repubblica, 10 agosto 2003, p. 36, Cultura) • Ci vuole una bella intelligenza autocritica per arrivare a tanto. La stessa che spinse Giuseppe Pontiggia a riprendere «La grande sera», dopo sei anni dalla prima uscita (1989), per rimediare ad «alcuni difetti non marginali» che l’autore stesso elencava senza problemi: ridondanze di colorito retorico, aforisticità insistita, sentenziosità nei dialoghi. (Paolo Di Stefano, Corriere della sera, 28 agosto 2011, p. 39, Cultura).
- Derivato dall’agg. aforistico con l’aggiunta del suffisso -ità.
- Già attestato nel Corriere della sera del 24 giugno 1992, p. 7 (Giuseppe Pontiggia).