AGADIR (arabo Agādīr) (A. T., 112)
Città marittima del Marocco meridionale, sulla costa atlantica, poco a nord della foce dell'Uadi Sous (Sūs), in fondo ad un'ampia e magnifica baia, occupata dai francesi nel 1913 e dal 1° giugno 1922 costituita a capoluogo di un territorio dipendente dalla regione di Marrakech (Marrākesh). La città eretta e fortificata dai Portoghesi nel sec. XVI e da essi battezzata Porto Santa Crux, fu presa d'assalto nel 1536 dallo sceriffo (poi sultano della dinastia sa‛diana) Moḥammed el-Mahdī esh-Sheikh e rimase poi dalle convenzioni esclusa dal commercio cogli Europei.
Per l'incidente di Agadir, v. sotto.
Il porto di Agadir non è ancora aperto al commercio e le relazioni di traffico si fanno, via terra, per Mogador e Marrakech. Il territorio di Agadir, che comprende la fertile valle del Sous, produce cereali e si presta alla coltivazione del tabacco e del cotone. Alcuni palmeti e foreste si trovano nelle pendici dell'Atlante; fruttifera è la pesca dei suoi mari. La popolazione, scarsa e irregolarmente distribuita si compone di Berberi, Arabi, Sudanesi, ed Ebrei. La città che ora conta poche centinaia di abitanti è destinata ad un qualche sviluppo con la messa in valore del suo territorio.
Il nome della città deriva da una voce berbera significante "muraglia" o "fortezza", tuttora usata in varî dialetti, ad es. in quello del Ntīfa (agadir "muro"); nel Sūs (agädir, pl. igīdār o igūdār "fortino, casa fortificata, luogo elevato, castello-magazzino"); nel linguaggio dell'Ahaggār (aġādir, pl. iġūdār "muro"), ecc. A sua volta la voce berbera deriva probabilmente da una parola fenicia che si ritrova nel nome della città di Cadice (fenicio gdr, hgdr; greco Γάδειρα). della stessa origine il nome di Rȧs Aǵdīr, sul mare, al confine fra la Tripolitania e la Tunisia.
Bibl.: Gen. Moureaux, Le territoire d'Agadir in Renseignements, Coloniaux, 1926, pp. 444-473.
Incidente di Agadir. - L'approdo ad Agadir di un incrociatore francese avvenuto nel 1910 determinò le proteste germaniche, e Guglielmo II spedì nelle sue acque il cacciatorpediniere Panther, a monito e protesta contro lo sviluppo della occupazione militare estesa dai Francesi nell'interno del Marocco, in seguito alle sommosse antieuropee. La Germania affettava di considerare queste come provocate dalla Francia stessa per avere il pretesto di affermare la sua influenza, ed estendere al retroterra il mandato di polizia accordatole nei porti della costa dall'atto di Algeciras. La Francia invece attribuiva i torbidi alle sobillazioni di agenti tedeschi miranti a creare una situazione tale da richiedere una revisione dell'atto predetto, dalla quale l'imperialismo germanico si riprometteva trarre profitto.
Questo incidente, conosciuto comunemente sotto il nome di colpo di Agadir e che parve per qualche settimana dover accendere quell'incendio europeo che scoppiò su altri focolari qualche anno più tardi, ebbe grande importanza storica, in quanto fu l'occasione determinante dei molteplici negoziati che condussero alcuni mesi dopo, nel corso del 1912, allo stabilimento del protettorato francese sul Marocco, in cambio di vaste cessioni di territorî francesi alla Germania nell'Africa Equatoriale, di una zona di influenza alla Spagna nell'estremo lembo nord marocchino (Rīf) e della libertà d'azione riconosciuta all'Italia in Libia.
Dallo stabilimento del protettorato francese in poi, Agadir crebbe rapidamente d'importanza come porto del sud, ossia della regione meridionale del Marocco, la quale è un paese poco esplorato e imperfettamente noto, ma molto ricco di risorse naturali, la cui valorizzazione costituisce perciò un notevole ampliamento dell'impresa coloniale.
La graduale occupazione del Sūs, compiutasi nel 1926, avrà inoltre delle conseguenze di carattere politico. Essa infatti:
1. ha iniziato l'accerchiamento da sud dei vasti territorî montuosi e quasi indipendenti dell'Atlante, che interpone appunto le sue massime e più impervie giogaie tra Marrakech e Agadir. È quello il dominio dei Grandi Caid di stirpe berbera, antichi principi feudali che ricordano in certo modo i ras etiopici e che, per le loro ricchezze e l'assolutismo del loro governo su molte centinaia di migliaia di vassalli appartenenti alle tribù più forti e più guerriere, ebbero ed hanno ancora una considerevole influenza sulle vicende interne del Marocco. Due dei tre principali fra essi, el-Gundāfī e et-Tūghī (ovvero el-Mtūgī) possono ritenersi oramai saldamente irretiti dall'abile penetrazione francese. Resta però il più potente ed il più autorevole, el-Glaui, che la Francia sta addomesticando e trasformando, fino a prova contraria, in un efficace ausiliario della propria politica;
2. ha soppresso, o per lo meno ha posto definitivamente in condizioni di accessibilità al controllo francese, un pericoloso e poco dominabile focolare di insurrezione cronica. La regione di Agadir, con le due città di Tārūdānt e di Tīznīt nel suo retroterra, è stata di frequente un terreno di incubazione di pretendenti al trono sceriffiano. Di lì partì infatti da ultimo el-Hība, il sultano rosso, che, occupata Marrakech e iniziata la marcia su Fez, avrebbe certamente col suo successo ritardato di molti anni la presa di possesso della Francia sul Marocco, se non fosse stato brillantemente sconfitto dal generale Mangin allo sbocco delle gole del Gebilet;
3). ha portato il controllo della Francia fino all'estremo confine dell'impero sceriffiano ed a contatto del territorio di Rio de Oro dominato dalla Spagna, creando così anche a sud, come già a nord, tra il protettorato francese e l'influenza spagnola, dei rapporti diretti, suscettibili di sviluppi politici nell'avvenire.