COLONNA, Agapito
Figlio di Stefano il Vecchio del ramo palestrinese della famiglia, e di Gauterande de l'Isle-Jourdain, fu avviato alla carriera ecclesiastica al pari di tre fratelli, il cardinale Giovanni, Giacomo vescovo di Lombez e Giordano vescovo di Luni. Canonico di Laon già nel 1316, successivamente entro in possesso di altre prebende ecclesiastiche: nel 1326 ottenne un canonicato a Coutances e a Trento; nel 1328, un canonicato a Châlons-sur-Marne; nel 1329, l'arcidiaconato di Lombez, che scambiò (1331) con quello di Tardenois (diocesi di Soissons). Nel 1332, infine, venne eletto canonico di S. Giovanni in Laterano.
Con ogni probabilità tra il 1322 e il 1326 il C. studiò a Bologna insieme con il fratello Giacomo.
Tale supposizione si basa su una lettera di Giovanni XXII del 22 genn. 1322, con la quale il pontefice concesse al C. e al fratello Giacomo la dispensa di continuare a percepire, benché non residenti, i proventi ecclesiastici loro spettanti. Questa dispensa pontificia venne concessa ai giovani Colonna per motivi di studio e per un periodo di cinque anni, e fu inviata per conoscenza anche all'arcidiacono di Bologna. È d'altro canto, noto che il Petrarca, come lui stesso ricorda in varie occasioni, aveva conosciuto Giacomo Colonna appunto a Bologna sui banchi dell'università.
Il 9 genn. 1344 il C. venne nominato vescovo di Luni da Clemente VI, che aveva ricusato di approvare l'elezione di un domenicano fatta dal capitolo, perché sottomesso a Ludovico il Bavaro.
Il governo della diocesi di Luni da parte del C. non durò a lungo perché la morte lo colse soltanto cinque mesi dopo la nomina: il 25 maggio dello stesso anno, infatti, Clemente VI nominò alla guida di quella diocesi il fratello del C., Giordano.
Due lettere di Clemente VI del 29 genn. 1344 ingiungono al podestà di Pisa e al governo di Geriova di restituire al vescovo di Luni quanto era stato illegittimamente occupato dal marchese Malaspina. Non si sa quale ruolo abbia effettivamente svolto il C. in questa occasione. Né si sa se egli si sia recato nella sua diocesi, né dove morì.
Secondo la critica petrarchesca il C. sarebbe il destinatario delle lettere Fam., II, 10-11 scritte a Valchiusa nei mesi di maggio-giugno 1338. Le lettere sono indirizzate ad "Agapitum de Columna", senza altro titolo. La prima lettera è moralizzante e precettosa; una variazione sul tema: il mondo va di male in peggio. La seconda è invece un invito ad una cena. Il destiriatario di queste due lettere è senza dubbio la medesima persona. Il Coppi esitava ad identificarlo con il vescovo di Luni. Il Fracassetti si diceva decisamente contrario. Ed annotava: "il tuono di magistero con cui è scritta la lettera precedente (II, 10) e quello di famigliare confidenza col quale è dettata questa (II, 11), mi fanno inchinevole a credere ch'esse non fossero indirizzate ad Agapito Colonna seniore... ma ad Agapito futuro cardinale". Nelle edizioni moderne il destinatario di queste lettere viene generalmente identificato con il futuro vescovo di Luni.
È opportuno però notare che nel 1338 il C. era un ecclesiastico già affermato, per cui il Petrarca, che ricorda esplicitamente il vescovo di Luni in altra occasione (Fam., V, 2), avrebbe avuto la possibilità di attribuirgli in qualche modo un titolo prec iso, mentre il futuro cardiriale, che era stato affidato alle cure del Petrarca intorno aj 1330 forse dallo zio Stefano il Vecchio durante la visita ad Avignone (de Sade, I, p. 176), era allora ancora assai giovane.
L'Agapito Colonna seniore di cui Petrarca parla nella lettera delle Sen., XV, 1 (Arquà, luglio 1370-novembre 1371) è senza dubbio il defunto vescovo di Luni. Petrarca rivolge in questa lettera nuovamente la preghiera a Stefano Colonna, preposito di Saintomer, di voler venire a prendere i libri che egli ancora detiene nella sua biblioteca e che erano di proprietà di Agapito Colonna seniore. I codici di Agapito rimasti per così lungo tempo nella biblioteca del Petrarca contenevano opere di diritto canonico e civile. Il poeta osservava scherzosamente che se fossero stati di Cicerone o di Varrone non si sarebbe tante volte tormentato per restituirli ai suoi proprietari.
In un'altra lettera familiare (V, 2) il Petrarca menziona il nome del vescovo di Luni in relazione a discordie nate all'interno della famiglia Colonna e placate dal cardinale Giovanni, destinatario della missiva.
Fonti e Bibl.: F. Petrarca, Epistolae seniles, Lugduni 1601, XV, 1; Id., Le familiari, a cura di V. Rossi, Firenze 1933 ss., II, 10-11; V, 2, VII, 3; Jean XXII (1316-1334), Lettres communes, a cura di G. Mollat, Paris 1921-1946, nn. 455, 11967, 14969, 25425, 26333 bis, 41288, 42735, 42746, 45230, 45476, 45482, 45875 s., 46107, 47098, 47242, 47523, 47529-47531, 48640-48644, 48655, 48689-48691, 48694, 48892, 49524-49526, 55488, 55959, 57319; Clément VI (1342-1352), Lettres closes, patentes et curiales se rapportant à la France, a cura di E. Déprez-J. GIénisson-G. Mollat, Paris 1910-1958, nn. 881, 930; Clément VI (1342-1352), Lettres closes, patentes et curiales intéressant les pays autres que la France, a cura di E. Déprez-G. Mollat, Paris 1960-1961, nn. 380-382; J-F. de Sade, Mémoires pour la vie de François Pétrarque. I, Amsterdam 1764, p. 176; A.Coppi, Memorie colonnesi, Roma 1855, pp. 113, 123, 132; G. Fracassetti, Lettere di F. Petrarca delle cose fam. libri ventiquattro... volgarizzate e dichiarate, Firenze 1863-1867, II, 11; P. de Nolhac, Pétrarque et l'humanisme, Paris 1892, p. 72 n. 3; E. H. Wilkins, Petrarch's later years, Cambridge 1959, pp. 267-68; Id., Petrarch's Correspondence, Padova 1960, p. 17, 51, 57, 61, 107; P. Litta, Le famiglie celebri d'Italia, s. v. Colonna, tav. V.