AGĀU
. Popolo dell'Etiopia centrale, settentrionale ed occidentale, del ramo cuscitico. Sembra avere in antico costituito la massa della popolazione dell'Abissinia. Nei riguardi filologici e culturali si è, in grande parte, assimilato all'elemento a lingua e cultura semitica, che costituíva la classe dominante del reame d'Aksum prima, e del regno d'Abissinia poi; ma qua e là ne rimangono nuclei importanti, che si sentono di stirpe distinta, e che, pur avendo adottato per i rapporti con l'esterno le lingue amarica o tigrina o tigrè, conservano il proprio speciale linguaggio nei rapporti interni di famiglia, di villaggio e di tribù. Oggi questi nuclei, per sedi e per linguaggi, si presentano così distribuiti: 1° gruppo del nord, costituito dai Bogos o Bileni; 2° gruppi del centro, costituiti dalla popolazione del Lasta, che è prevalentemente agāu, e da quella delle vicine provincie tigrine, Averghellé, Borà, Selvà (Salawa); 3° gruppi dell'ovest, dal Semien al Quara: vi appartengono diverse popolazioni a diverso dialetto, come i Oaila, i Kemant, i Falascià; 4° gruppi del sud-ovest, a partire dal sud del Quara, passando a occidente del Tana, per l'Agāumeder, fino al Damòt. I varî linguaggi del nord, del centro e dell'ovest mostrano fra loro legami più stretti che nei dialetti parlati nel sud-ovest e chiamati awiyā, dialetti che hanno caratteri affatto speciali e che poterono assai più lungamente difendersi contro le influenze semitiche.
Notevolissimo è il nome antico nazionale di questo popolo, rimasto agli Agāu del centro, Khamta: questo nome da una parte sembra collegarsi con quello dei Champeseidōn, popolo che un testo greco del secolo II colloca verso l'alto Nilo, e da un'altra parte è stato accostato persino al nome nazionale degli antichi Egiziani (coi quali, come appartenenti anch'essi al ceppo camitico, vi sarebbe un pristino legame di stirpe), Khēmi, donde gli Ebrei avrebbero tratto il loro Cham.
Stabiliti da tempi remotissimi in regioni montane dal clima temperato, gli Agāu furono presto piegati a sedi fisse, a differenza di quasi tutti gli altri popoli cuscitici d'Etiopia; e, pur allevando ovini e bovini, presto attesero anche al lavoro dei campi. Nel Damòt e specialmente nell'Agāumeder, ove rimasero indipendenti più a lungo, solevano circondare, a difesa, i loro villaggi con fitte boscaglie di bambù, e avevano grotte, talora artificiali, per l'esercizio del loro culto pagano e per estremo rifugio contro i pericoli.
Oggi sono esteriormente assimilati agli altri Abissini; rimane però un reciproco senso di distacco, consacrato da qualche proverbio amarico.
Bibl.: C. Conti Rossini, La langue des Kemant, Vienna 1912.