AGDE (Agatha, Αγαϑὴ; [Τύχη] A. T., 35-36)
Capoluogo di cantone del dipartimento dell'Hérault (Francia), con 18.447 ab. (1926). Situata a piè d'una montagna vulcanica, questa città dista attualmente 4 chilometri dal mare.
Fondata dai Rodii su di una rupe dominante l'imbocco del fiume Hérault nei secoli VIII-VII a. C., fu occupata, nel V secolo dai Massalioti (Ps. Scymnos, 206 seg.), e, in seguito, fece parte della Gallia Narbonese. Il suo nome significa buona città oppure buona fortuna (Αγαϑὴ Τύχη presso Stefano Bizantino); compare spesso negli autori (Ps. Scymn., 208; Strab., IV, 182; Mela, II, 80; Plinio, Nat. Hist., III, 33; Tolomeo, II, 10,9; Ravenn., IV, 28, p. 244; V, 3, p. 340); mai nelle iscrizioni. Al principio del sec. V, i Visigoti la strapparono ai Romani, e la tennero fino a quando gli Arabi ebbero conquistata, con tutta la Settimania, anche questa città (720). Dopo qualche decennio, essa passò sotto il potere di un visconte; ma, saccheggiata da Carlo Martello, assalita ora dai Franchi, ora dai Saraceni, fu ceduta a Pipino (752). In quest'epoca Agde, la quale nel 506 aveva visto radunarsi fra le sue mura un concilio di vescovi cattolici, diviene nuovamente sede vescovile. Verso la fine del sec. XII, il potere della città passa dai visconti ai vescovi, i quali consolidano, durante la guerra degli Albigesi, la propria autorità, fino ad acquistare il titolo di conti e vescovi di Agde. Nella città ebbero scarso sviluppo le libertà comunali; pertanto, nel 1271, alla morte di Alfonso di Poitiers, Agde fu annessa alla corona di Francia. All'epoca delle guerre di religione, vi mise qualche radice il calvinismo, ma senza farvi molti proseliti. Abbastanza tranquilla nel Basso Medioevo e nell'età moderna, a prescindere dall'incendio appiccatovi da Ruggero di Lauria nel 1280, da qualche saccheggio nei secoli XIV-XV, dall'occupazione momentanea degli Inglesi nel 1709, Agde poté sviluppare il suo traffico marittimo e il suo commercio, specialmente dopo l'apertura del canale del mezzogiorno. Oggi si sfruttano le cave di lava nera, di piombo e di zinco; si esporta olio e vino. Il porto serve ai caboteurs e ai pescatori della Linguadoca.
Bibl.: J.-J. B. Jordan, Histoire de la ville d'Agde, Montpellier 1824; C. Jullian, Hist. de la Gaule, I, 5ª ed., Parigi 1925, p. 400; L. A. Constans, Esquisse d'une Hist. de la Basse Provence dans l'antiquité in Les Bouches-du-Rhône, Encyclopédie départementale, II, p. 50).