Age
Nome d'arte di Agenore Incrocci, sceneggiatore, nato a Brescia il 4 luglio 1919. Insieme a Furio Scarpelli, con il quale ha costituito uno dei più importanti sodalizi artistici, durato circa quarant'anni (1949-1985), è stato un protagonista della storia del cinema italiano scrivendo un centinaio di sceneggiature per registi quali Carlo Ludovico Bragaglia, Mario Mattoli, Mario Monicelli, Luigi Comencini, Dino Risi, Antonio Pietrangeli, Alberto Lattuada, Elio Petri, Pietro Germi, Sergio Leone ed Ettore Scola. Formatisi nel periodo in cui la scrittura di una sceneggiatura veniva fatta 'a blocchi' (ovvero per singole parti o porzioni di sceneggiatura assegnate), A. e Scarpelli durante la loro carriera continuarono ad adottare questa consuetudine suddividendosi i brani dei singoli film per poi confrontarli e giungere a una scrittura lineare e omogenea, linguisticamente ricca di sfumature e contrasti, per sceneggiature via via più mature e complesse. Con il loro lavoro hanno contribuito all'evoluzione e all'affermazione della commedia all'italiana, che ha raggiunto il massimo fulgore negli anni Sessanta. Oltre alle due nominations all'Oscar nel 1965 per I compagni (1963) e nel 1966 per Casanova '70 (1965), entrambi di Monicelli, e a molti Nastri d'argento, i due sceneggiatori nel 1980 hanno vinto con La terrazza di Ettore Scola il premio per la migliore sceneggiatura al Festival di Cannes.Figlio di attori teatrali, A. trascorse l'infanzia al seguito delle compagnie itineranti. Iscrittosi alla facoltà di Giurisprudenza, abbandonò gli studi per collaborare a trasmissioni radiofoniche e nelle redazioni di giornali umoristici e satirici come "Marc'Aurelio", "L'Orlando" e "Don Basilio". La sua prima sceneggiatura la scrisse insieme a Steno, per un film di Mattoli, I due orfanelli (1947), interpretato da Totò e da Carlo Campanini, mentre la collaborazione con Scarpelli, già suo collega al "Marc'Aurelio", iniziò due anni dopo con il film Totò cerca casa (1949) diretto da Steno e Monicelli. Abituati a raccontare e a disegnare vignette satiriche, A. e Scarpelli inizialmente trasferirono nella scrittura per il cinema una narrazione comica e frammentaria, un modo di raccontare vivace e spezzettato in sketch e gag, che si rivelò poi affine alla recitazione di Totò, proveniente a sua volta dal varietà e dall'avanspettacolo e interprete di molti dei film da loro scritti: a partire dal 1950, Totò sceicco di Mattoli, Totò cerca moglie, Le sei mogli di Barbablù, 47 morto che parla di C.L. Bragaglia e Tototarzan di Mattoli; nel 1951 Totò terzo uomo di Mattoli; nel 1952 Totò a colori di Steno e Totò e le donne di Steno e Monicelli; nel 1955 Totò e Carolina di Monicelli; nel 1956 La banda degli onesti di Camillo Mastrocinque; sino al 1962, con l'ultimo soggetto scritto per l'attore, Totò e Peppino divisi a Berlino di Giorgio Bianchi. Pur non di-sdegnando rapidi e fugaci passaggi in altri generi cinematografici ‒ i film di cappa e spada (A fil di spada ‒ Don Ruy e Il segreto delle tre punte ‒ I cospiratori della Conca d'oro, del 1952, di Bragaglia), il film musicale (Casa Ricordi e Casta diva, entrambi del 1954, per la regia di Carmine Gallone) o persino il western all'italiana Il buono, il brutto, il cattivo (1966) di Leone ‒, i due sceneggiatori erano andati elaborando una scrittura sempre più composita e articolata che avrebbe sostanziato la serie di commedie in cui si specializzarono e nella quale offrirono i loro risultati migliori, primo fra tutti I soliti ignoti diretto nel 1958 da Monicelli. Negli anni Cinquanta e Sessanta, seppero infatti ritrarre gli usi e i costumi dell'italiano medio, egoista, votato al trasformismo e all'opportunismo, creando una serie di personaggi interpretati da Alberto Sordi in Tutti a casa (1960) di Comencini e in Mafioso (1962) di Lattuada, da Vittorio Gassman in Il mattatore (1960) e Il tigre (1967) di Dino Risi, da Marcello Mastroianni in Il bigamo (1955) di Luciano Emmer e in Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca), diretto da Scola nel 1970, da Ugo Tognazzi in La marcia su Roma (1962) e In nome del popolo italiano (1971), entrambi di Risi, e da Nino Manfredi in A cavallo della tigre (1961) di Comencini e in Straziami, ma di baci saziami (1968) di Risi. Una classificazione delle numerose opere di A. e Scarpelli è stata tentata dal critico Maurizio Grande (1990) che, in base al prevalere di determinate strutture narrative, le ha suddivise in due macrocategorie, ovvero le commedie epiche e tragicomiche ‒ cui apparterrebbero I soliti ignoti, La grande guerra (1959), I compagni, tutti diretti da Monicelli, e Tutti a casa (1960) di Comencini ‒ dove si narra di personaggi le cui pulsioni individuali vengono messe in scacco da eventi storici catastrofici o da congiunture sociali castranti, e le commedie grottesche ‒ come I mostri (1963) di Risi, Signore & signori (1966) di Germi, L'armata Brancaleone (1966) di Monicelli e C'eravamo tanto amati (1974) di Scola ‒ all'interno delle quali i singoli personaggi assumono ruoli sociali e indossano maschere, per un processo coattivo di condizionamenti storico-politici e sociologici del contesto in cui vivono. I toni della loro scrittura sono stati però a volte stemperati in una dimensione più sentimentale come in Nata di marzo (1958) di Antonio Pietrangeli, o patetica come in Romanzo popolare (1974) di Monicelli; mentre talvolta è risultato accentuato il lato sarcastico come in Sedotta e abbandonata (1964) di Germi. A. e Scarpelli risultano accreditati ancora insieme, un'ultima volta, nel 1985, per il film di Risi Scemo di guerra, tratto da un romanzo di M. Tobino. Se in precedenza A. senza Scarpelli aveva partecipato, tra le altre, alle sceneggiature di Souvenir d'Italie (1957) di Pietrangeli e di Divorzio all'italiana (1961) di Germi, negli ultimi anni da solo ha invece firmato le sceneggiature di I soliti ignoti… vent'anni dopo (1985) di Amanzio Todini, Una botta di vita (1988) di Enrico Oldoini, Luisa, Carla, Lorenza e... le affettuose lontananze (1989) di Sergio Rossi. Oltre all'attività di insegnamento e alcune collaborazioni televisive, nel 2000 A. ha pubblicato Scriviamo un film. La stesura di un copione cinematografico.
L'avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonisti 1960-1969, a cura di F. Faldini e G. Fofi, Milano 1981, passim.
M.-C. Questerbert, Les scénaristes italiens. 50 ans d'écriture cinématographique, Lausanne 1988.
M. Grande, Age e Scarpelli, ovvero: l'epopea del chiaroscuro, Roma 1990.
Age e Scarpelli in commedia, a cura di C. Trionfera, Roma 1990.
P. D'Agostini, Romanzo popolare. Il cinema di Age e Scarpelli, Napoli 1991.
G.P. Brunetta, Storia del cinema italiano, 3° vol., Roma 2000³ e 4° vol., Roma 1998³, ad indicem.