Agedabia
(arabo Ajdābiya)
Città della Libia, situata in una regione semidesertica a km. 150 a S di Bengasi e a km. 18 dal mare, in un sito che possiede una risorsa inestimabile, l'acqua, ottenuta da pozzi. Un insediamento noto come Corniclanum esisteva qui nel periodo imperiale. Nel sec. 9°, Ibn Khurradādhbih raccontava che A. era una stazione lungo la via carovaniera dall'Egitto al Maghreb (Whitehouse, 1971-1972, p. 13); essa era anche il punto di partenza di una via transahariana per il Sudan. A. fu devastata dai Fatimidi nel 912, colpevole di aver ospitato simpatizzanti degli Abbasidi, e in seguito fu una base avanzata nell'espansione dei Fatimidi verso l'Egitto. Sotto di essi divenne una città di secondaria importanza, subordinata a Barqa, con una moschea congregazionale, un mercato, un caravanserraglio e un bagno pubblico.
A. vanta i resti di due monumenti fatimidi: la moschea, nota come il Jāmi' Saḥnūn, e un qaṣr (palazzo fortificato). Gli scavi, prima nel 1954 e più tardi nel 1970-1972, hanno rivelato che la moschea (che si ergeva sui resti della precedente moschea abbaside) aveva una pianta approssimativamente rettangolare, con dimensioni massime di m. 47 x 31. La corte era circondata su tutti e quattro i lati da un portico semplice; la sala di preghiera, profonda quattro intercolumni e larga nove, presentava una pianta a T: cioè un'ampia 'navata' assiale e larghi 'transetti' di fronte al muro della qibla. L'unico minareto era costituito da una torre ottagonale impostata su una base quadrata. L'interno della moschea presentava una decorazione in stucco modellato. Tra i ritrovamenti del 1954 è un'iscrizione frammentaria che porta la data del 310 a.E. / 922 o 320 a.E. / 932. La pianta del Jāmi' Saḥnūn ricorda quella della Grande moschea di Kairouan, nella ricostruzione di Ziyādat Allāh dell'836, anche se una somiglianza ancora più stretta esiste con la moschea costruita a Mahdiyya dal califfo fatimide ῾Ubayd Allāh intorno al 912. Sulla base della storia di A. e dell'iscrizione del 922 o 932, si ritiene che la moschea sia stata costruita dai Fatimidi. In effetti, al-Bakrī riferisce che A. aveva una moschea "fondata da Abu'l-Qāsim, figlio di ῾Ubayd Allāh, il minareto ottagonale della quale è costruito in modo mirabile" (Whitehouse, 1971-1972, p. 17).
Dell'altro monumento fatimide, il qaṣr, ben poco rimane al di sopra delle fondamenta; scavato nel 1952, fu restaurato nel 1962 e ancora parzialmente scavato nel 1971. Si trattava di un edificio rettangolare, lungo m. 33 e largo m. 25; all'esterno ogni angolo aveva una torre circolare e al centro di ogni lato era un corpo sporgente rettangolare: vi erano poi torri sui lati lunghi, un portico monumentale a un'estremità e un ambiente all'altra.
All'interno si trovava una corte fiancheggiata da magazzini, con un elaborato ingresso dietro il portico e una serie di sale di ricevimento all'estremità opposta, costituite da tre vani paralleli a cui si accedeva attraverso una sala a croce. Piuttosto che una residenza permanente, il qaṣr sembra essere stata una stazione di sosta per personaggi importanti in viaggio dal Maghreb, terra d'origine dei Fatimidi, all'Egitto, da essi conquistato nel 969.
Bibliografia
A. Abdussaid, Early Islamic Monuments at Ajdabiyah, Libya Antiqua 1, 1964, pp. 115-119.
D. Whitehouse, Excavations at Ajdabiyah. An Interim Report, Society of Libian Studies. Annual Report 3, 1971-1972, pp. 12-21.
Id., Excavations at Ajdabiyah. Second Interim Report, ivi, 4, 1972-1973, pp. 20-27.