AGEN (A. T., 35-36)
Città della Francia meridionale, capoluogo del dipartimento di Lot-et-Garonne, nella Linguadoca. Giace sulla riva destra della Garonna, in una fertile pianura. La città, a pianta irregolare, è circondata da larghi viali, mentre nell'interno ha strade piuttosto strette e irregolari. La popolazione è di 23.391 abitanti.
Data la fertilità della regione, gli abitanti si dedicano sopratutto all'agricoltura; il commercio di esportazione, assai attivo, consiste specialmente in prodotti agricoli, tra cui vini, grano e frutta (rinomate le prugne). La piccola industria è data da fabbriche di concimi chimici e di prodotti farmaceutici, da uno stabilimento meccanico per la tessitura di grosse tele e da altre fabbriche di prodotti necessarî all'uso locale.
Buone sono le comunicazioni, poiché Agen è stazione della ferrovia Bordeaux-Montauban-Tolosa, e linee importanti la uniscono a Périgueux e a Tarbes. La navigazione sulla Garonna e sul canale della Garonna, una volta piuttosto attiva, è ora quasi nulla.
La città possiede istituti d'istruzione elementare, licei maschili e femminili, una scuola di commercio e industria; ha una biblioteca con circa 25.000 volumi e un archivio ricco d'importanti carte del Medioevo.
Arte. - Agen, costruita a forma triangolare su pianta ristretta, è limitata all'ovest dalla Garonna, e al nord dal canale laterale alla Garonna. Dopo il 1885 la vecchia città è stata completamente rinnovata secondo un moderno piano regolatore. Uno dei monumenti principali è St. Caprais, antica collegiata del sec. XI, diventata cattedrale nel secolo scorso. Il coro a tre cappelle in stile gotico "raggiante", e il transetto sono del sec. XII (bei capitelli romanici istoriati), ma la navata e le vòlte ad ogiva rialzata del transetto, della fine del secolo seguente. La costruzione fu terminata nel '500. La vicina cappella degli Innocenti era l'antica sala capitolare di St. Caprais; la porta è del sec. XII, policromata e con bei capitelli; nell'interno, a vòlta ogivale, sono sarcofaghi cristiani in marmo, uno con la storia di Giona. Della cappella di Sainte-Foy, in mattoni, del sec. XIII, rimane solo la prima crociera della navata. Nella cappella dei Martiri è una cripta antica. La chiesa dei Francescani (Cordeliers), del sec. XIV, ha una nave sola ed è senza transetto. La chiesa Notre-Dame o dei Domenicani (sec. XIII) ha due navate eguali e parallele sotto la stessa volta ogivale; il coro è a sette lati. La cappella di Notre-Dame du Bourg (sec. XIII) è in mattoni, con la navata a quattro crociere. Sulla chiesa dei Giacobini (sec. XIII) anche in mattoni, a due navate, si vedono ancora tracce dell'antica policromia. Sono anche interessanti alcuni monumenti civili: p. es. parti delle mura e delle torri che appartenevano alle tre cinte medievali (sec. XII, XIII e XIV). Parecchie vecchie case del sec. XIV, del XV e del XVI, sono degne di nota. Il palazzo della prefettura, l'antico vescovado, venne fabbricato dal 1775 al 1783 dal vescovo d'Usson de Bonnac, secondo i piani di Leroy, allievo del Soufflot; vi si conservano quadri di Mignard, Drouais e Nattier. Gli antichi palazzi del maresciallo d'Estrades (sec. XVII), de Vaurs (sec. XVI) e Vergés (1575), sono stati messi in comunicazione per collocarvi il museo. Gli oggetti che vi si trovano provengono dalle raccolte reali, dai beni degli emigrati e da acquisti posteriori alla fondazione del museo (1880). Fra gli oggetti antichi si notano: la Venere di Tayrac, in alabastro orientale traslucido, la Venere del Mas, la Venus Genitrix o di S. Ilario. Inoltre, cinque quadri di Goya, e altri di Tiepolo, Gainsborough, Troy, Subleyras; e belli arazzi e sculture di Clodion e di Barye, e maioliche e porcellane (Cataloghi, 1925). Al piano superiore è collocato il museo di storia naturale. Fra i monumenti interessanti si nota ancora il Ponte-canale a 23 archi sulla Garonna, costruito nel 1839.
Storia. - Le origini di Agen risalgono all'epoca pre-romana, quando la regione era popolata dalla tribù gallica dei Nitiobaiges. In seguito, Agen divenne una considerevole civitas romana col nome di Agensum o Aginnum. Notevoli scoperte archeologiche dimostrano la sua importanza a quell'epoca. La Notizia dell'Impero assegna a Agen il secondo posto nella provincia Aquitania seconda. Più tardi Agen divenne sede di un proprio vescovado. Nell'alto Medioevo la città subì le tristi conseguenze delle condizioni generali del tempo; ma, nel sec. XI e nel XII, risorse centro economico e politico sempre più autonomo. Nel sec. XI vi si costituisce il consolato, col quale la partecipazione alla vita locale dei feudatarî e possessori della regione circostante, aventi nella città il loro centro economico e giuridico, assume forme più stabili. Non per questo la loro azione di governo si rende mai indipendente dal potere signorile. Ma ad Agen il consolato raggiunge un grado di autonomia assai notevole. I consoli di Agen potevano convocare il consiglio generale dei prud'hommes senza intervento alcuno del potere signorile, esercitavano in alcuni casi una giurisdizione di appello, limitavano notevolmente la libertà del signore nel disporre delle milizie cittadine, ecc. Ma, anche interponendosi in questo modo fra il signore e il mondo cittadino, il consolato agiva non tanto in rappresentanza di un'entità autonoma, quanto come organo del potere signorile. Se mai, i ceti dirigenti tendevano a considerare il consolato quasi come un feudo temporaneo, contrapponentesi in questo modo, con diritti proprî, sia al signore, sia alla popolazione governata.
Il governo della "comunità" di Agen risiedeva nel collegio dei 12 consoli, assistiti da un ristretto consiglio di prud'hommes, e nel consiglio generale di tutti i prud'hommes della città: vale a dire, in qualche centinaio di componenti le famiglie dell'aristocrazia dirigente. Nell'elezione dei nuovi consoli, o almeno nell'investitura degli eletti, interveniva naturalmente il potere signorile. Più tardi, nel sec. XIII, il ceto dirigente si allargò alquanto, ma il nucleo fondamentale del patriziato cittadino mantenne sempre il suo predominio. Infatti alcune delle più importanti corporazioni di commercio e di mestiere riuscirono ad ottenere una modesta parte nel consiglio generale e nel consolato. Ma questa è piuttosto un'elevazione al rango di prud'hommes di pochi strati sociali sottostanti che una democratizzazione vera e propria della struttura politica del comune. Abbiamo notizie, è vero, di tumulti popolari contro l'oligarchia consolare (dalla prima metà del sec. XIII), che costrinsero i ceti dirigenti ad accettare alcune riforme nel sistema tributario; ma questi eventi non valsero a spodestare l'aristocrazia dei prud'hommes. L'affermarsi poi del potere dei re di Francia in tutta la Linguadoca, verso la metà del sec. XIII, e l'ingerenza diretta del potere regio nelle condizioni cittadine, resero ancora più difficile un'ulteriore democratizzazione della comunità di Agen. I re mantennero infatti dappertutto i poteri stabiliti, ma nello stesso tempo sottomisero i consolati ad un severo controllo, cercando di toglier pretesto alle legittime lagnanze delle masse popolari contro lo spadroneggiare dei ceti dirigenti e contro l'iniqua ripartizione degli oneri tributarî. Dalla fine del sec. XIII in poi va aumentando sempre più la dipendenza del consolato dal potere dei re di Francia, finché, dopo la guerra dei Cent'anni, nel secoli XV e XVI, il consolato si trasforma quasi in un organo diretto dell'amministrazione regia.
Ma il rafforzarsi del potere regio nella Linguadoca ebbe per Agen, come per molte altre città meridionali, anche conseguenze di altro genere. L'affermarsi di un potere superiore, rigido tutore dell'ordine e della pace generale, arrestò il libero giuoco delle lotte e delle rivalità particolari che erano la ragion d'essere del mantenimento di quei sistemi di forze e di rapporti, che facevano capo alle singole città della regione meridionale. D'altra parte, il diffondersi di concetti settentrionali sulla nobiltà, sul feudo e sul servizio diretto dei nobili feudatarî contribuì a scompaginare la società cittadina, di cui gli elementi feudali e terrieri erano stati, come abbiamo visto, una parte importante. Il territorio della signoria cittadina comincia a disgregarsi, a staccarsi a poco a poco dalla città. I nobili ritornano nelle loro terre e nei loro castelli, vi creano consolati proprî, si ergono a signori dipendenti direttamente dal potere regio. Alcuni di essi, come i Madaillan, assumono perfino un atteggiamento ostile alla città. Insomma la signoria cittadina va riducendosi quasi alle mura della città stessa, e questa si avvicina sempre più al tipo della città settentrionale, con una popolazione specificamente "borghese", senza contado e senza nobili.
Fuori del territorio della nostra città, nell'Agenese, sorsero nei secoli XIII e XIV numerose villes neuves o bastides, cioè fondazioni nuove, costruite con piante regolari, circondate di forti bastioni e dotate per lo più di ampie "libertà" e di diritto d'asilo. In questa regione di confine fra due sistemi politici, di cui l'uno faceva capo ai re d'Inghilterra e l'altro a quelli di Francia, la creazione di luoghi fortificati e di raggruppamenti compatti di popolazione era una necessità particolarmente sentita; e tutti da ambo le parti, re, istituti ecclesiastici, grandi feudatari e perfino borghesi delle città vicine gareggiavano nel fondare nuove bastides, o nel creare dei pariages (cioè delle consignorie o consorterie signorili), per far sorgere, nelle proprie terre o nelle terre altrui, simili centri militari ed economici. Per lo sviluppo demografico e economico della regione, questo fatto ebbe naturalmente un'importanza notevole. Più tardi, buona parte di queste bastides andarono a finire, più o meno direttamente, nelle mani dei re di Francia.
Bibl.: Pauly-Wissowa, Real-Encycl. der class. Altertumswiss., I, col. 773; A. Ducom, La commune d'Agen, Parigi 1892; A. Magen G. Tholin, Archives municipales d'Agen, Villeneuve-sur-Lot 1877; A. Curie-Seimbres, Essai sur les villes fondées dans le sud-ouest de la France au XIII et XIV siècle sous le nom générique de bastides, Tolosa 1880; P. Dognon, Les institutions politiques et administratives du pays de Languedoc du XIII siècle aux guerres de religion, Tolosa 1895. I. Fr. Boudon de Saint-Amans: Essai sur les antiquités du département de Lot-et-Garonne, Agen 1859; G. Tholin, Étude sur l'architecture religieuse de l'Agenais, in Bulletin Monumental, 1873; G. Tholin, Le musée d'Agen, in Bulletin Monumental, 1893; Ph. Lanzan, Les Couvents de la ville d'Agen, Agen 1890-1893; J. Andrieu, Une Province à travers les siècles. Histoire de l'Agenais, Agen-Parigi 1893.