AGGIO (fr., sp., ted. e ingl. agio)
Il valore di cambio che le monete godono sul mercato può essere alquanto maggiore o alquanto inferiore al loro valore nominale (legale). Chiamasi aggio il soprappiù di valore, e viceversa chiamasi disaggio quel tanto in meno che una moneta vale rispetto al suo valore nominale.
Il fenomeno dell'aggio acquistò grande importanza e divenne frequente per la prima volta in Venezia, dove si costituì la prima banca di deposito. In origine queste banche avevano, come il loro nome fa comprendere, la funzione di custodire il danaro. In seguito però i depositanti trovarono comodo servirsi di questi istituti per eseguire i loro pagamenti. Per l'appunto in causa di questa seconda, utilissima funzione delle banche di deposito, sorse o si estese l'uso dell'aggio. Infatti queste banche valutavano le monete che ricevevano, non secondo il loro valore legale, ma secondo il loro valore intrinseco, cioè secondo la quantità di metallo prezioso che possedevano. Ciò determinò la distinzione fra la moneta di banco, avente un valore intrinseco stabile, e la moneta fuori banco, che aveva un valore variabile secondo la quantità di fisco che possedeva. Le prime avevano di solito un valore alquanto maggiore di quelle correnti sulla piazza, cioè godevano un aggio. Mille ducati di banco valevano più di mille ducati fuori banco.
Il possedere un valore intrinseco maggiore era la causa principale dell'aggio di cui godevano le monete di banco sulle monete correnti, ma non era la sola. Occorre aggiungere che la moneta di banco era al sicuro dagl'incendî, dai furti e da ogni altro accidente. Inoltre, il pagamento fatto per semplice trasporto di credito sui registri della banca (bancogiro) risparmiava la noia di contare le monete e le spese e i rischi per trasferirle da un luogo ad un altro.
Anche oggi il fenomeno dell'aggio è frequente e di grande importanza, e, come ai tempi della Repubblica Veneta, causa principale ne sono le falsificazioni legali della moneta. I governi ricorrono all'emissione di carta-moneta mediante il corso forzoso, e, a misura che cresce l'emissione di moneta cartacea, cresce il suo svalutamento, ossia l'aggio della moneta aurea su di essa. La moneta di carta, cioè, viene a subire un forte disaggio in confronto della moneta buona: tanto più grande, quanto maggiore è la quantità in cui è stata emessa. Per misurare questo disaggio occorre pure tener conto di un eventuale deprezzamento della moneta buona.
È evidente che l'aggio sussiste non solo tra la moneta buona e la moneta cattiva, ma anche tra due monete cattive, delle quali una sia meno deprezzata dell'altra.
Quando di due monete di carta nessuna fa aggio sull'altra, cioè quando sono egualmente deprezzate in confronto dell'oro, si ha la pari. Si ha la pari, in altri termini, tra due monete di carta, quando l'oro fa su di esse lo stesso aggio.
Si confonde comunemente cambio con aggio, mentre questo è una cosa sostanzialmente diversa da quello. Vi può essere l'uno senza l'altro e l'altro senza l'uno; vi possono essere entrambi ed in tal caso essi si sommano, ma algebricamente. (v. cambio, banche, oro).