aggiungere [aggiungo, I singol. pres. indic.; aggiugne, III singol. pres. indic.; aggiugnieno, III plur. imperf. indic. ]
" Mettere in più ", " unire o unirsi " a un'altra cosa: If XXIV 80 dove s'aggiugne [la testa del ponte] con l'ottava ripa; XXXII 129 là 've 'l cervel s'aggiugne con la nuca; XXXIV 40 l'altr'eran due [le teste di Lucifero], che s'aggiugnieno a questa. In senso traslato, in Vn XIX 21 aggiungo una stanza quasi come ancella de l'altre; Cv III XII 13 È adunque la divina filosofia de la divina essenza, però che in esso non può essere cosa a la sua essenzia aggiunta; IV V 17 non sanza alcuna luce de la divina bontade, aggiunta sopra la loro [dei grandi cittadini di Roma antica] buona natura, essere tante mirabili operazioni state; X 10; If XI 62 quell'amor s'oblia / che fa natura, e quel ch'è poi aggiunto, / di che la fede spezïal si cria; Pd I 62 parve giorno a giorno / essere aggiunto; Rime LXXXIII 29 il danno, / che s'aggiugne a lo 'nganno; XCI 74 Amor cresce in me la sua grandezza / tanto quanto il piacer novo s'aggiugne; If XXXI 56 dove l'argomento de la mente / s'aggiugne al mal volere e a la possa. Vale, in particolare, " soggiungere ", in If XXVIII 109 E io li [al Mosca] aggiunsi: " E morte di tua schiatta ".
In altri casi vale " raggiungere ": Cv IV XII 19 lo buono camminatore giugne a termine e a posa; lo erroneo mai non l'aggiugne. Anche in senso figurato: Cv III XV 10 li Santi non hanno tra loro invidia, però che ciascuno aggiugne lo fine del suo desiderio; IV XVI 7 " Ciascuna cosa è massimamente perfetta quando tocca e aggiugne la sua virtude propria... onde allora lo circulo si può dicere perfetto quando veramente è circulo ", cioè quando aggiugne la sua propria virtude, dove la parte tra virgolette è traduzione da Aristotele (Phys. VII 6, 246 b 14): " unumquodque enim tunc maxime perfectum est, cum attingit propriae virtuti, et tunc est maxime secundum naturam: ut circulus tunc maxime secundum naturam est, cum maxime circulus sit ".