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aggressività

di Geni Valle - Enciclopedia dei ragazzi (2005)
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aggressività

Geni Valle

Un istinto finalizzato ad affermare sé stessi

Pur essendo presente anche negli animali, è nell'uomo che l'aggressività riesce a esprimersi più compiutamente, perché oltre che fisica può essere anche verbale. Generalmente è rivolta agli altri, ma qualche volta si ritorce anche contro la propria persona, come nei comportamenti imprudenti. Si può manifestare direttamente, come nel litigio, nella lotta e nella guerra, oppure può essere mascherata, come nello scherzo, nel pettegolezzo, nella maldicenza

Evoluzione storica del comportamento aggressivo

L'importanza dell'aggressività è evidente se pensiamo alla vita degli uomini primitivi. Essi dovevano uccidere gli animali per procurarsi il cibo o per difendersi dai loro attacchi, ma potevano usare l'aggressività anche per uccidere un altro uomo o per sottrargli il cibo o il rifugio. Dunque, l'aggressività non è in sé stessa buona o cattiva. Buono o cattivo è l'uso che ne facciamo. Il progresso della civiltà si è accompagnato alla condanna delle forme più dannose dell'aggressività: violenza e distruzione. Tuttavia, il giudizio sugli atti aggressivi può essere diverso in culture lontane tra loro e le punizioni per lo stesso delitto possono variare da un paese all'altro. Nel mondo attuale, la competizione sportiva, intellettuale e professionale sono forme diffuse e lecite di espressione dell'aggressività. Talvolta, le persone evitano di riconoscere nelle azioni quotidiane l'istinto aggressivo: per esempio, per descrivere l'atteggiamento di lotta nei confronti delle difficoltà della vita, si preferisce usare il termine 'grinta', invece di 'aggressività'. Troppo spesso, infatti, l'aggressività è considerata temibile perché viene confusa con i suoi eccessi: ostilità e violenza.

Dimensione scientifica

L'etologia afferma che nell'uomo e negli animali esistono istinti aggressivi. L'istinto è una tendenza spontanea presente fin dalla nascita e volta alla sopravvivenza e alla riproduzione dell'individuo e della specie. Tra i vertebrati l'aggressività rivolta contro appartenenti alla stessa specie (aggressività intraspecifica) si scatena per difendere il territorio, per conquistare la femmina o il comando del branco. Alla fine della lotta, l'animale vincitore controlla automaticamente la propria aggressività e difficilmente uccide l'avversario che si sottomette. L'aggressività predatoria, rivolta soprattutto ad altre specie (interspecifica), ha invece il fine di procurarsi il cibo. In tutti questi casi, l'aggressività fa parte delle regole di vita del mondo animale. Il gatto che mangia il topo non è cattivo: esso si comporta secondo la propria natura.

Alcuni etologi ritengono che vi siano specie e razze animali più aggressive di altre: tra gli animali domestici, per esempio, il cane pitbull sarebbe più feroce del labrador. Studiosi di psicologia animale sostengono, invece, che siano i particolari metodi di allevamento e le condizioni di vita a influire sull'aggressività: qualunque cane addestrato al combattimento può divenire molto feroce.

È noto che i maltrattamenti e la prigionia accrescono l'aggressività intraspecifica e interspecifica degli animali. Anche nell'uomo, un'aggressività esagerata è spesso una reazione all'ambiente. Tutto ciò che peggiora la qualità della vita può aumentare l'espressione dell'istinto aggressivo nelle sue forme più violente: delinquenza e guerra.

Dimensione psicologica

Il neonato nasce con un istinto aggressivo di cui non può essere consapevole e imparerà a modularlo grazie all'insegnamento dei genitori. All'inizio della vita il piccolo dipende completamente dalla madre che provvede a tutti i suoi bisogni. Appena ha fame, la madre lo allatta e il neonato vive come se lui e lei fossero una cosa sola. Soltanto quando, inevitabilmente, deve aspettare per essere nutrito, la mente del piccolo comincia a rendersi conto che il seno che lo nutre appartiene a sua madre: lui e sua madre sono due persone separate! Con il pianto il bambino segnala alla madre la fame, la paura ed esprime la sua aggressività perché deve attendere.

All'età di cinque o sei mesi spuntano i primi denti. Da questo momento, quando è arrabbiato il bambino può esprimere la sua aggressività tentando di mordere: la madre gli insegna che non può farlo perché può provocare dolore e danno agli altri, mentre può utilizzare la voglia di mordere per masticare il cibo solido che sostituisce il latte materno.

Crescendo, il bambino scopre modi diversi per esprimere la sua aggressività. Nel rapporto con gli adulti, può utilizzare il capriccio o l'opposizione, soprattutto attraverso il linguaggio; per esempio, dice brutte parole o diventa polemico. Talvolta, invece, lotta con i fratelli o con i suoi compagni; in questo caso sperimenta direttamente che l'aggressività può fare male e deve essere controllata. L'ambiente ‒ familiare e sociale ‒ in cui l'essere umano si sviluppa influenza con l'esempio e con l'insegnamento l'espressione dell'istinto aggressivo.

Aspetti costruttivi

Se nel mondo animale l'aggressività può essere utilizzata per delimitare il territorio, nella società umana può esprimersi nel far rispettare i confini della propria nazione. Allo stesso modo, nello sviluppo individuale l'aggressività viene utilizzata per tracciare un confine immaginario tra sé e l'altro a delimitare la propria identità. Durante l'infanzia i primi 'no' pronunciati dal bambino sono un esempio di aggressività utilizzata per esprimere la propria personalità. Durante l'adolescenza, l'aggressività può essere utilizzata per crescere e conquistare l'autonomia psicologica dalla famiglia. Le discussioni con i genitori, che servono anche a mettere fine alla loro idealizzazione, sono occasioni in cui l'aggressività aiuta a realizzare il proprio modo di essere e a rendere più facile il distacco dall'infanzia. Allo stesso tempo, l'aggressività finalizzata ad affermare sé stessi e la propria differenza dagli altri crea la possibilità di rapporti umani: per realizzare un rapporto, cioè una situazione di scambio, le persone devono sentirsi diverse e separate. Si potrebbe dire che l'aggressività nasce dalle differenze e ribadisce le differenze tra gli individui: essa non è incompatibile con il rispetto se non diventa violenza e sopraffazione.

L'aggressività serve anche a superare il confine tra noi e gli altri per stabilire l'intimità. In questo caso, l'istinto aggressivo si esprime come curiosità e desiderio di conoscere i pensieri e i sentimenti di un'altra persona. L'aggressività perciò è una componente dell'amore. Questa situazione è ben diversa da quella dell'invadenza, dove l'aggressività si manifesta come pretesa di entrare nella vita dell'altro, mentre egli non lo desidera.

Dimensione sociale

Nel mondo attuale sono in corso molte guerre, il terrorismo è in aumento, la delinquenza non è stata sconfitta, la storia delle guerre passate, degli olocausti è un insegnamento fondamentale che l'umanità sembra però dimenticare. Assistiamo inoltre a preoccupanti cambiamenti del clima e delle risorse del pianeta determinati dall'avidità, dall'imprudenza e dalla mancanza di consapevolezza dell'uomo: la distruzione delle foreste, quella di molte specie animali, le varie forme di inquinamento sono esempi di aggressività distruttiva contro l'ambiente e, indirettamente, contro la specie umana. Accanto alla memoria del passato, la consapevolezza del proprio istinto aggressivo e della possibilità di utilizzarlo vantaggiosamente potrebbero aiutarci a costruire un mondo migliore?

Vedi anche
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Indice
  • 1 Evoluzione storica del comportamento aggressivo
  • 2 Dimensione scientifica
  • 3 Dimensione psicologica
  • 4 Aspetti costruttivi
  • 5 Dimensione sociale
Categorie
  • PSICOLOGIA GENERALE in Psicologia e psicanalisi
  • PSICOLOGIA SOCIALE in Psicologia e psicanalisi
  • ETOLOGIA in Zoologia
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Vocabolario
aggressività
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pulsionale
pulsionale agg. [der. di pulsione]. – Relativo alla pulsione, spec. nel sign. psicanalitico: energia, eccitazione, aggressività pulsionale.
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