Agiografia e culto costantiniano delle Chiese d’Oriente
La figura di Costantino tra l’invasione araba e la quarta crociata
In epoca mediobizantina, tra il VII e il XII secolo1, quando l’Impero d’Oriente romano-bizantino, con capitale ‘la città di Costantino’ (Costantinopoli) comprendeva essenzialmente i territori dell’Asia Minore, l’area balcanica, la Grecia e l’Egeo tranne Creta e Cipro, la figura di Costantino il Grande era già stata completamente depurata dalle ultime tracce di considerazioni e giudizi critici ereditati dalla vicina epoca tardoantica. Ciò dipende anche dal fatto che tutte le testimonianze originarie di questo periodo che ci sono state tramandate furono redatte da autori cristiani. Da lungo tempo ormai l’Impero non si contraddistingueva per pluralità e molteplicità, fattori invece ancora tangibili durante il Tardoantico. Ora l’Impero era, nel complesso, uniformemente cristiano, sebbene fossero costantemente escluse singole correnti ereticali. Indubbiamente Costantino aveva posto il fondamento per il cristianesimo quale religione dell’Impero. All’inizio del periodo storico preso qui in esame il mito di questo imperatore era già relativamente stabile e passibile solo di leggere alterazioni.
Già nel IV secolo Eusebio di Cesarea redasse un encomio alla vita e alle opere del primo imperatore cristiano, che gli studiosi generalmente indicano come Vita Constantini2. Già gli intellettuali di epoca tardobizantina, come lo storico della Chiesa Socrate nel IV-V secolo e il patriarca Fozio nel IX secolo, si scandalizzavano per il carattere panegiristico di questi testi3. La più importante e autentica tradizione agiografica della Chiesa greca riguardo a Costantino il Grande, il suo dossier agiografico o – secondo Friedhelm Winkelmann – la sua «Vita agiografica», si sviluppò poco più tardi, ma comunque prima del periodo storico qui considerato: probabilmente già nel V o VI secolo4. Questi testi vennero tramandati, copiati e riprodotti anche durante l’epoca bizantina media e tarda. Sulla scia di questa tradizione i diversi testi si influenzarono reciprocamente in molteplici modi, importando nuovi elementi o eliminandone di precedenti. Andarono così continuamente sviluppandosi nuove e più recenti Vite di Costantino, oppure varianti diverse di una medesima Vita di Costantino5. Accenni alla figura di Costantino si trovano anche in altri e più antichi testi agiografici e opere di storia della Chiesa, che allo stesso modo anche in epoche più prossime continuarono a essere tramandati6.
Esaminando però la produzione agiografica dello stesso periodo mediobizantino si può osservare che7 la letteratura religiosa in lingua greca della Chiesa bizantina tra i secoli VII e XI-XII visse una grande fioritura8. Tuttavia all’interno della vasta letteratura agiografica mediobizantina Costantino il Grande è menzionato soprattutto in riferimento alla città di Costantinopoli, che in questi testi viene generalmente definita come ἡ Κωνσταντίνου πόλις (la città di Costantino). Questa forma si può rintracciare ad esempio nella Vita di Irene di Chrysobalanton (BHG 952)9 risalente alla fine del X o all’inizio dell’XI secolo, nella Vita di Paolo da Kaioumas (BHG 1471)10 redatta tra la fine del X e la fine dell’XI secolo, nella Vita di Nikon ‘Metanoeite’ (BHG 1366-1367)11 risalente alla seconda metà dell’XI o alla prima metà del XII secolo e in numerose altre Vite di quest’epoca.
Notevolmente più rari sono invece gli accenni alla persona e all’imperatore Costantino in sé. Quando ciò avviene, allora il riferimento alla persona dell’imperatore è esclusivamente positivo ed evidenzia il suo ruolo di precursore del cristianesimo e fondatore e promotore della Chiesa cristiana. In questi casi si può notare l’astensione da qualsiasi forma di critica e, per avere un’idea, si guardi ai molti casi esemplari reperibili nella Vita di Ioannikios12 nella versione del monaco Sabas13 (BHG 935) risalente alla metà del IX secolo. In questa Vita, Costantino il Grande viene menzionato addirittura cinque volte14. Qui, nel contesto della discussione sviluppatasi all’interno della Chiesa bizantina attorno alla legittimità della venerazione delle icone e delle rappresentazioni pittoriche di Gesù Cristo e dei santi, il cosiddetto scontro bizantino sulle immagini o iconoclasmo, l’imperatore viene descritto con grande chiarezza e presentato principalmente come testimone a favore della legittimità della venerazione delle icone: «Infatti [già] il primo degli imperatori cristiani, Costantino il Grande, che avendo ricevuto lo scettro della regalità da Dio, modellando l’immagine di Cristo re dell’universo sulle sue monete, in similitudine carnale con lo scettro crucigero della sua sovranità, si ascrisse alla schiera dei servi»15.
Questo passo dovrebbe dimostrare, nel contesto della controversia iconoclasta, come, in modo estremamente naturale, Costantino il Grande si facesse garante della venerazione delle icone e di altre rappresentazioni figurate di Gesù Cristo. In un altro brano si dice poi: e così ci è stato mostrato con chiarezza che l’incarnazione di Cristo non è rappresentabile, e che la natura divina in sé non è rappresentabile, non è mista né composta, come infatti anche questi, pur descritto nella carne e scolpito nelle monete, non è stato descritto nell’anima, ma con la purezza della natura imperfetta in sé – voglio dire l’anima e il corpo – ha salvato le loro proprietà, non spartendole, non cambiandole, non sottoponendole ad alcuna mescolanza16.
Questo passo allude alla professione di fede del quarto concilio ecumenico (Calcedonia, 451)17, che giustifica, secondo l’opinione dell’autore della Vita, la rappresentabilità della natura umana di Cristo attraverso l’immagine. Altrove Costantino viene contrapposto a chi non è favorevole alla venerazione delle icone: «Ma quei tiranni che non concordarono con il pio Costantino, calunniavano in vari modi gli stessi fondamenti della pietà e, assieme al famigerato Leone18, espulsero dalla Chiesa l’immagine del Cristo sovrano»19. Gli oppositori del culto delle icone non seguivano quindi l’esempio illuminante di Costantino il Grande, bensì muovevano contro l’adorazione delle immagini e la rappresentazione attraverso immagini e di conseguenza erano tiranni. Primo fra tutti l’imperatore bizantino Leone V.
Nel contesto di una confessione di fede, contenuta nella Vita di Ioannikios, il protagonista dichiara quindi quanto segue20: «Venero inoltre la figura del Cristo preservata in immagine, secondo la tradizione degli apostoli e il precetto del primo imperatore cristiano, Costantino, con il segno della croce e, stando ai dettami di tale tradizione, ripudio ogni eresia che è contro di lui»21.
Qui il protagonista della Vita si dichiara in un certo senso expressis verbis a favore del culto delle icone e di altre rappresentazioni figurative, che riconoscerebbe nella tradizione degli apostoli e in quella di Costantino il Grande.
Quindi da un lato viene ripetuto quanto già espresso: fu per primo Costantino il Grande a far coniare monete recanti la sua immagine insieme a quella di Cristo e, dall’altro, viene ancora una volta ripresa la disputa sulle nature:
Infatti come questo grande sovrano Costantino non venne rappresentato sulle monete, come si è detto, nella sua raffigurazione corporale assieme a Cristo, né, per quanto concerne la sua natura, venne diviso o ucciso, bensì venne mostrato e adorato nella sua peculiare immagine di imperatore, così egli, sotto il profilo dell’anima, rimase inalterabile, indivisibile e indescrivibile e nella medesima opera egli assicura che Cristo venne raffigurato in modo analogamente irraffigurabile e rappresentato in modo altrettanto irrappresentabile.
La Vita di Michele Sincello22 (BHG 1296), risalente alla seconda metà del IX secolo, menziona la persona dell’imperatore Costantino il Grande in due passi23. Nel primo caso l’accenno riguarda il fatto che il patriarca di Costantinopoli, Metodio (in carica dall’843 all’84724), nominò un certo Teofane (Grapto)25 come Metropolita di Nicea in Bitinia. In questa occasione viene menzionato anche l’importante avvenimento storico del primo concilio ecumenico di Nicea (325): «città [Nicea] nella quale, sotto Costantino – il santo e grande imperatore –, era stato convocato contro l’empio Ario il santo ed ecumenico primo concilio26, cioè in concilio die 318 padri»27. In un altro passo della Vita il protagonista, Michele Sincello, sente avvicinarsi la sua morte28 e si congeda dalle cariche più alte dell’Impero – e cioè innanzitutto dal patriarca Metodio di Costantinopoli, ma il discorso di commiato è diretto in modo particolare al principe e futuro imperatore Michele (III)29 e alla reggente e imperatrice Teodora30. In questa circostanza viene menzionato nuovamente Costantino il Grande come santo:
Addio, sovrani terreni, addio! E non trascurate il Signore celeste Gesù Cristo. E custodite la Sua Chiesa al riparo da qualsiasi eresia, non rinnegate nel modo più assoluto la sua immagine31. Vedete, io vi dico questo confidando in Cristo, il mio Dio, nel fatto che voi vi dimostriate degni del regno celeste assieme a tutti i santi con Costantino tra i santi, Teodosio ed Elesboa32, gli imperatori cristianissimi, ortodossi e incoronati da Dio33.
Anche nella Vita di Luca lo Stilita (BHG 2239)34 risalente alla fine del X secolo Costantino il Grande trova menzione come persona e come imperatore. Tuttavia questo accade all’interno della cornice di un racconto di miracoli, in cui il santo Luca lo Stilita intercede presso l’imperatore salvando dall’esecuzione tre uomini ingiustamente condannati35. Questo sarebbe accaduto analogamente al cosiddetto miracolo delle tre fanciulle di san Nicola di Myra, il quale, al tempo dell’imperatore Costantino il Grande, avrebbe salvato dall’esecuzione i tre generali ingiustamente condannati Urso, Nepoziano ed Erpilio:
Qui, ora, avviene un altro grande miracolo del tutto simile al precedente e da tutti cantato che compì il santissimo Nicola nei confronti dei tre uomini di Nepoziano, che – come sapete – erano stati condannati a causa della diffamazione e delle trame di uomini di cattiva intenzione all’epoca del regno del grande Costantino, il primo imperatore cristiano36.
In questo caso però la menzione di Costantino non ha altro significato se non di mera datazione. Possiamo tuttavia constatare che tutti i riferimenti a Costantino il Grande, nelle più ampie ed elaborate vite dei santi della letteratura bizantina tra i secoli VII e XII, si esprimevano esclusivamente in modo positivo e presentavano questo imperatore come un pioniere del cristianesimo, un modello per tutti i successivi sovrani e come santo. Bisogna prestare attenzione anche alle menzioni di Costantino il Grande in altre forme della letteratura agiografica bizantina, come ad esempio nei menologi con brevi iscrizioni commemorative (in greco mnemai) dei santi, da leggersi secondo la liturgia in occasione della giornata commemorativa del santo di turno (solitamente per il giorno della morte, il cosiddetto dies natalis). I più importanti e antichi menologi di questo tipo giuntici, in uso nella capitale Costantinopoli, sono raccolti nel sinassario costantinopolitano edito da Hippolyte Delehaye. La maggior parte dei manoscritti impiegati per costituire il testo del sinassario di Delehaye risalgono al periodo compreso tra il X e il XV secolo con una particolare fioritura tra i secoli XI e XIII, soprattutto durante il XII.
Nell’iscrizione commemorativa – la ‘commemorazione’ – di Costantino il Grande con la madre Elena, adorata analogamente come santa, si trova nel sinassario costantinopolitano, alla data del 21 maggio, dove si legge:
Commemorazione dei nostri primi imperatori vissuti in pietà di fede, Costantino ed Elena. Tale beato e famoso imperatore era figlio di Costanzo Cloro e della venerabile Elena. Costanzo era nipote di Claudio che, in precedenza – prima dell’impero di Carino – aveva regnato come imperatore a Roma. Costanzo venne cooptato da Diocleziano e dall’erculio Massimiano nel comune governo assieme a Massimiano, Galerio e a tutti gli altri che avevano intrapreso, di nuovo e violentemente, la persecuzione dei cristiani; tuttavia questi soltanto fece governare mitezza e compassione e ancor più rese consiglieri e partecipi del potere imperiale coloro che avevano combattuto per la fede cristiana. Egli istruì alla pietà religiosa anche Costantino, il suo amato figlio che più tardi divenne il primo imperatore dei cristiani e lo rese suo successore nel territorio da lui controllato – nelle isole dei Britanni. Ed egli regnò nell’antica Roma nell’anno 5818 dalla creazione del mondo, l’anno 318 dall’incarnazione del nostro salvatore e Dio, e divenne il trentaduesimo imperatore da Augusto. Quando era ancora stanziato in Britannia, venuto a conoscenza dei fatti turpi, ripugnanti e sacrileghi compiuti a Roma da Massenzio, il figlio dell’erculio, venne rapito dallo zelo divino e procedette contro di lui; in quell’occasione egli scelse Cristo come compagno di lotta e ricevette dall’alto la rivelazione della fede in accordo al grande Paolo [l’apostolo]. Quando Dio riconobbe la purezza della sua anima, gli apparse dapprima nel sonno, poi gli mostrò in pieno giorno il simbolo della croce inscritto nel cielo. E a Costantino vennero rivolte le seguenti parole: «Vinci con questo» e dopo tali parole divenne immediatamente chiara la maestà di colui che le aveva pronunciate e di nuovo il Dio filantropico onorò con un’apparizione lui e coloro che se l’erano meritata. Incoraggiato così dal simbolo dell’onorata croce lo rese arma d’oro, partì per Roma e piegò quel demone, Massenzio, che affogò nel fiume Tevere, presso il ponte Milvio e liberò i cittadini di Roma dalla sua tirannia. Ripartito dunque dalla città dei romani e incamminatosi sulla strada gli venne l’idea di costruire una città con il suo nome e di consacrarla da subito alla sua propria fede in Dio. Cercò la retta osservanza della nostra fede e di qui radunò i vescovi a Nicea provenienti da qualsiasi parte del mondo. Fu tramite costoro che venne annunciata la retta fede e riconosciuta l’uguaglianza della sostanza del Figlio a quella del Padre. Ario, i suoi seguaci e la loro blasfemia vennero colpiti con la scomunica. Certo non fece solo questo; inviò anche sua madre Elena a Gerusalemme alla ricerca dei sacri legni a cui Cristo, nostro Dio in carne, venne inchiodato. Grazie a Elena questi [legni] vennero recuperati: alcuni vennero lasciati a Gerusalemme, mentre altri vennero portati nella città dell’imperatore [scil. Costantinopoli]. Dopo che lei [scil. Elena] tuttavia ebbe raggiunto Costantinopoli, venne a mancare37. Costantino il Grande conferì splendore alla città con cerimonie di consacrazione, giorni festivi e meravigliose chiese. Aveva appena compiuto il quarantaduesimo anno, un anno in cui governò l’impero con gradevolezza, si impegnò in una campagna militare38 contro i persiani e quando giunse in una delle pianure dalle parti di Nicomedia, se ne tornò alla casa del Signore. E venne portato nella sua città con processioni e commemorazioni, gli furono rivolti splendidi onori e venne collocato nella santa chiesa dei Santi Apostoli da lui costruita. La sua memoria è celebrata nella santissima grande chiesa [scil. di Hagia Sophia], nella grande chiesa dei Santi Apostoli e nella sua santa chiesa presso la cisterna di Bonus. Dopo esservi entrato assieme al corteo in processione, il patriarca vi celebra l’usuale liturgia e i misteri divini39.
In questa iscrizione commemorativa troviamo gli elementi principali della ben costruita leggenda costantiniana, come circolò dal X al XII secolo in particolare nell’impero bizantino. I fatti storici non sono sempre così inconciliabili con il resto: secondo questa leggenda Costantino sarebbe stato di stirpe imperiale. Non solo lui stesso sarebbe stato già dall’inizio in un certo senso cristiano, bensì già suo padre, Costanzo Cloro, avrebbe nutrito grande simpatia per i cristiani e sarebbe stato quasi lui stesso già segretamente cristiano. Anche la madre di Costantino, Elena, appare come da sempre cristiana. Ed è infine in quanto cristiano che Costantino si scontra con il demone Massenzio, lo sconfigge e progetta poi la città cristiana di Costantinopoli, occupandosi della costruzione delle chiese e del rispetto della retta fede. La figura storica complessa e assolutamente non univoca di Costantino, dunque, in questa leggenda non viene completamente ridotta al suo elemento cristiano, tuttavia si può notare come gli aspetti cristiani vengano, a tratti anche eccessivamente, messi evidenza.
In data 22 maggio40 si trova nel sinassario costantinopolitano una semplicisssima commemorazione di Costantino e di sua madre Elena: «[Memoriale] di Costantino ed Elena»41.
In data 14 settembre si trova invece un’iscrizione commemorativa più lunga, nella quale si menziona ugualmente Costantino il Grande, anche se il testo in realtà è dedicato principalmente al miracolo della croce a ponte Milvio:
Nel quattordicesimo giorno di settembre siamo esortati a celebrare il ritrovamento e l’esaltazione degli onorati legni della croce e, nello specifico, per il seguente motivo: un tempo Costantino il Grande e primo imperatore cristiano condusse una guerra, secondo alcuni storici contro Magnenzio [scil. Massenzio] a Roma per il controllo dell’Impero o, secondo altri, lungo il corso del Danubio contro gli sciti. Quando vide che l’esercito nemico era molto numeroso e che il suo era ben più ridotto cadde in un disperato sconforto. Di notte, allora, puntò gli occhi al cielo e vide l’onorata croce e una scritta di stelle annunciante quanto segue: «Costantino, vinci con questo!». Egli allora preparò delle croci tali e quali quella che aveva visto e avanzò con queste nella battaglia ottenendo una vittoria schiacciante sui nemici. Dopo aver ricondotto così nelle sue mani l’intero mondo abitato e dopo essere stato proclamato da tutti grande imperatore, nel ventesimo anno del suo regno venne a sapere di sua madre e del luogo in cui lei viveva, così ordinò all’esercito imperiale di andarla a chiamare, la incoronò con il diadema regale e proclamò di voler vivere e regnare come imperatore assieme a lei, illuminata con lui dal battesimo di Dio. Ed egli la mise al corrente delle vittorie da lui ottenute grazie alla croce e così trasformò in amore l’adorazione della croce strumento di vittoria. Di qui in avanti Elena non si preoccupò di esaltare altro se non questa [scil. la croce]42.
Il testo del sinassario prosegue con un brano più lungo incentrato quasi esclusivamente su Elena, sul suo viaggio verso Gerusalemme e sul ritrovamento delle reliquie della croce43. Costantino viene chiamato ancora una volta in causa, alla fine del brano, quando si tratta del ritorno di Elena a Costantinopoli:
Questi [scil. Costantino] la [scil. Elena] accolse con grande gioia. Ricevette i santi chiodi e li fece inserire nella sua stessa corona e nell’imbrigliatura del suo cavallo. I frammenti dell’onorata croce li fece custodire in una stauroteca d’oro che affidò al vescovo della città [scil. di Costantinopoli] perché la conservasse, affinché in occasione degli annuali memoriali si potesse celebrare nel modo opportuno il ritrovamento e l’esaltazione dell’onorata croce44.
In data 2 gennaio si trova poi un’iscrizione commemorativa di papa Silvestro (314-335), all’interno della quale trova menzione anche il battesimo di Costantino il Grande da parte del pontefice45. In tutti gli altri passi del sinassario costantinopolitano rilevanti allo scopo del presente saggio si accenna a Costantino il Grande in relazione a processi storici, oggetti o persone del suo tempo, e Costantino viene menzionato a fini di datazione nelle iscrizioni commemorative di altri santi46.
Tra la fine del X e il XII secolo si giunge gradatamente a un’ampia canonizzazione della letteratura agiografica bizantina e a una contestuale, decisa diminuzione della produzione di testi agiografici47, prima di assistere, in epoca paleologa (XIII-XV secolo), a una particolare – per quanto relativa – fase di rinascita della produzione agiografica48. Nella letteratura agiografica bizantina si trovano generici riferimenti a Costantino il Grande e in particolare nelle più lunghe ed elaborate vite dei santi prodotte tra il XII e il XV secolo, ma sono comunque piuttosto radi. In ogni caso, tanto in questo periodo quanto nel periodo mediobizantino, quando Costantino è menzionato viene solitamente rappresentato secondo stereotipi.
Se si considerano le altre fonti bizantine di questo periodo, si può facilmente notare come i riferimenti a Costantino il Grande risultino anche qui esclusivamente positivi. Tuttavia il suo ruolo di pioniere del cristianesimo tende ora a passare in secondo piano ed egli viene rappresentato più frequentemente come tipico sovrano cristiano. Talvolta, inoltre, il suo nome ricompare semplicemente nel contesto degli avvenimenti storici che vengono riferiti. In questo paragrafo saranno presi in esame alcuni casi esemplari. All’interno dell’epistolario del patriarca di Costantinopoli, Fozio49, un importante uomo di Chiesa ed erudito della seconda metà del IX secolo, viene più volte menzionato Costantino il Grande.
Ad esempio egli viene nominato nella lettera di Fozio al sovrano bulgaro Boris I Michele50, databile all’incirca nell’865, in cui viene presentata una sorta di confessione religiosa cristiana ortodossa – nella cui cornice rientrano anche i concili ecumenici – nella forma di istruzione indirizzata al sovrano bulgaro. In questo caso Costantino il Grande è citato in relazione al primo concilio ecumemico di Nicea del 325:
Tra tutti costoro [scil. i partecipanti al concilio] spiccava anche il grande e meraviglioso Costantino, che teneva nelle mani gli scettri dell’impero romano, convocò anche il sinodo e, con la sua presenza, gli conferì ancor più grande splendore51.
Proseguendo nella stessa lettera, il patriarca si rivolge al sovrano bulgaro in persona e lo compara in modo lusinghiero a Costantino il Grande. Boris I Michele attraverso la sua opera sarebbe «stato elevato ad avere lo stesso comportamento e a essere imitatore di Costantino il Grande»52. Giustamente si afferma che il battesimo del sovrano bulgaro nell’anno 864 e l’introduzione del cristianesimo fra i bulgari, attraverso Boris I Michele, hanno rappresentato un grande evento, paragonabile all’introduzione del cristianesimo nell’Impero romano tramite Costantino.
In un’altra lettera, indirizzata all’imperatore bizantino Basilio I53 e risalente all’incirca all’anno 868, il patriarca Fozio tratta delle eresie e dei diversi eretici. In questo contesto osserva anche quanto segue: «Eusebio e Teogonio e con loro altri eretici, Costantino il Grande li spedì in esilio a causa della loro empietà e della volubilità delle loro opinioni»54.
Non solo nelle sue lettere ma anche nei cosiddetti Amphilochia il patriarca Fozio menziona l’imperatore Costantino il Grande. Gli Amphilochia danno l’idea di essere un epistolario indirizzato al vescovo Anfilochio di Cizico55, un amico e confidente di Fozio, e tuttavia essi sono in realtà trattati teologici del patriarca in forma di erotapokriseis, cioè di risposte a presunte domande a lui rivolte. In uno di questi trattati, in cui si parla della tradizione e della redazione delle Sacre Scritture, Fozio nomina il grande imperatore in tale contesto: «Quando Costantino regnava come imperatore, le Scritture furono trovate presso i giudei tra le mura di una torretta, ricoperte per sicurezza con una mano di calce»56.
In un altro di questi scritti Fozio considera le cariche e le dignità romane. Per essere esatti di tratta in realtà di sunti dall’opera di Giovanni Lido57 De magistratibus populi romani del VI secolo. Qui Fozio osserva quanto segue:
Quella dell’ἵππαρχος venne considerata la prima tra tutte le cariche e lo rimase fino ad Augusto. Questi ne mutò la denominazione in ἔπαρχος58. L’imperatore Costantino il Grande tuttavia mutò l’ἔπαρχος nell’ufficio del μαγίστρος59. L’eparca viene anche chiamato ὕπαρχος60.
In questo caso si tratta quindi semplicemente di un accenno a puri atti amministrativi intrapresi dall’imperatore Costantino I. Questa descrizione non è certo negativa, ma neppure perfettamente libera da giudizi di valore. Anche nei tre più importanti scritti delle opere di sunti, sviluppatesi nel X secolo su iniziativa dell’imperatore bizantino Costantino VII Porfirogenito61, in particolare nel cosiddetto Libro delle cerimonie (De cerimoniis aulae byzantinae), nel De thematibus62, scritto sulle circoscrizioni dell’amministrazione militare bizantina, i temi, e nel testo sull’amministrazione dell’Impero (De administrando imperio), certamente a ragione Costantino il Grande è nominato in vari modi, ma sempre in un senso positivo.
Proprio nel Libro delle cerimonie si trova anche un’ampia sezione riguardante le tradizionali sepolture degli imperatori bizantini nella capitale Costantinopoli che si trovavano nella chiesa dei Santi Apostoli. Così il capitolo 42 del libro II del Libro delle cerimonie è dedicato all’Heroon di Costantino il Grande, una costruzione circolare risalente al IV secolo che si trova presso la chiesa dei Santi Apostoli, che funse da primo sepolcro per gli imperatori bizantini e in cui anche lo stesso Costantino il Grande fu inumato. Così si apre dunque questo capitolo:
Sulle tombe degli imperatori che si trovano nella chiesa dei Santi Apostoli.
Heroon del santo e grande Costantino
Al primo posto verso Est si trova il sarcofago del santo Costantino colorato di rosso, cioè di marmo romano63, in cui egli stesso riposa assieme ad Elena, la sua benedetta madre. In un altro sarcofago colorato di rosso, cioè di marmo romano, riposa Costanzo, il figlio di Costantino il Grande64.
Il brano prosegue con l’elenco delle altre tombe degli imperatori bizantini successivi presenti nel complesso della chiesa dei Santi Apostoli.
Nel De thematibus Costantino il Grande viene nominato nella Praefatio nel corso di una rassegna storica:
Quando gli imperatori con il loro esercito entrarono nella battaglia, imponendo il giogo della servitù romana agli avversari, occuparono quasi l’intero mondo abitato, indisciplinato e riluttante: si pensi a Giulio Cesare; al meraviglioso Augusto; all’ovunque noto Traiano; a Costantino, tra gli imperatori il grande; a Teodosio e a coloro che, dopo di quelli, aderirono alla fede cristiana e al culto divino65.
Sono sostanzialmente numerose le menzioni di Costantino che si trovano nello scritto sull’amministrazione dell’impero, che tuttavia si occupa più specificatamente dei regni e dei popoli stranieri confinanti e delle relazioni diplomatiche con questi. Questo testo è composto per gran parte di excerpta di opere storiche, così che Costantino, anche qui, molto spesso è nominato in contesti storici di cui si relaziona. Così ad esempio nel capitolo 13, Sui popoli prossimi ai turchi (si intendono le popolazioni vicine agli ungari, cioè i peceneghi, cazari e russi), si parla del divieto di affidare nelle mani di questi popoli nordici o sciti insegne imperiali o parti dei paramenti imperiali, nonché di unirsi a loro in matrimonio. Per giustificare questo diniego si ricorre ripetutamente a Costantino il Grande66. Questi avrebbe infatti ricevuto, per tramite di un angelo, tali paramenti e corone nel momento in cui era stato elevato da Dio a primo imperatore cristiano. Inoltre nella lastra della tavola sulla quale tali paramenti e tali corone vengono solitamente conservati, nella chiesa di Hagia Sophia, sarebbe incisa un’iscrizione di Costantino, nella quale egli appunto proibisce di consegnare i paramenti imperiali e le corone a popoli stranieri e di contrarre matrimonio con essi, esclusi i franchi. A questa disposizione – o meglio, comando – di Costantino ci si richiama più volte.
Cambiando contesto, Costantino viene menzionato nel capitolo 40, Sulle stirpi di Cabari e Turchi (di nuovo si intendono gli ungari)67. Il testo nomina cioè alcuni punti di riferimento geografici romani – un ponte che risale all’imperatore Traiano e una torre «del santo e grande Costantino» che si trova a Belgrado –, che si trovano in quello che più tardi sarà il territorio d’insediamento degli ungari.
Nel capitolo 53, Sulla storia della città di Chersona, viene ancora solo osservato, che al tempo in cui Costantino regnava come imperatore sull’Impero romano, i chersoniti, guidati dal loro capo Diogene, vennero mandati in guerra contro gli sciti e, dopo la loro vittoria, furono generosamente ricompensati dall’imperatore a Costantinopoli68.
Riguardo alle fonti storiografiche bizantine, dobbiamo distinguere tra le cronache universali, che vorrebbero riferire dell’intera storia dell’universo, dalla sua creazione fino all’epoca dell’autore, e le altre opere storiografiche, che rappresentano porzioni esemplari del corso della storia. Le prime menzionano Costantino il Grande talvolta fuori dal suo preciso contesto storico: trattando degli argomenti affrontati si trovano necessariamente a dover parlare anche del regno di Costantino. A titolo di esempio qui si osservi nel dettaglio la cronaca universale di Giovanni Malalas (VI secolo).
In questa cronaca Costantino viene nominato per la prima volta già nel IV libro a proposito del regno di Argo e del viaggio per mare degli argonauti69. Così, dopo aver trasformato Costantinopoli nella capitale imperiale, avrebbe visitato il santuario di Sosthenion eretto dagli argonauti. Inoltre viene, per così dire, suggerito che egli era certamente diventato cristiano, ma che tuttavia avrebbe lasciato intatta la statua alata eretta dagli argonauti, poiché essa gli ricordava un angelo cristiano nelle vesti di un monaco.
Più avanti, nel corso di tutto il XIII libro, si tratta del periodo di Costantino, dei tempi e delle attività del suo regno, i cui dettagli non saranno discussi in questa sede70.
Passando al XIV libro, che riguarda gli anni da Teodosio il Giovane fino a Leone, cioè un periodo di tempo compreso tra il 401 e il 474 d.C., viene menzionato, in chiave retrospettiva, Costantino come il fondatore della città di Costantinopoli e in quanto tale egli è acclamato e lodato71.
Costantino compare anche nel libro XVI, in riferimento all’epoca dell’imperatore Anastasio (491-518). In questo caso viene prestata attenzione al fatto che, all’epoca di Anastasio, il funzionario alle finanze Giovanni il Paflagonio fece fondere le statue bronzee che il divino imperatore Costantino aveva raccolto in tutto l’Impero collocandole a Costantinopoli72.
Nel XVII libro, riguardante gli anni del regno dell’imperatore Giustino (518-527) e la distruzione di Antiochia in Siria a causa di un terribile terremoto, si accenna brevemente al fatto che la grande chiesa di Antiochia, resistita inizialmente al terremoto e però poi completamente distrutta dall’incendio conseguitone, era stata eretta a quel tempo da Costantino il Grande73.
Infine nel XVIII libro, concernente l’epoca dell’imperatore Giustiniano (527-565), si fa riferimento a un terremoto nel dicembre del 556, che, coinvolgendo Costantinopoli, danneggia anche le mura della città nonché la precedente cinta territoriale fatta erigere da Costantino il Grande74.
Ecco quanto attestano i riferimenti a Costantino il Grande nella cronaca universale di Giovanni Malalas del VI secolo. Di natura molto simile sono anche i riferimenti che si trovano in altre cronache analoghe bizantine, come la Cronografia di Teofane il Confessore75 del IX secolo o la cronaca di Giovanni Zonaras76 del XII secolo.
Le altre fonti storiografiche, che offrono una rappresentazione storica frammentaria, principalmente di periodi successivi, non trattano il periodo del regno costantiniano, sebbene per il resto non divergano molto dalle cronache universali. Come esempio basti citare, in questa sede, una trattazione dall’Alessiade, l’opera storica della principessa bizantina Anna Comnena del XII secolo che ha come oggetto la vita e il regno di suo padre, l’imperatore bizantino Alessio Comneno (1081-1118).
Costantino il Grande qui viene innanzitutto menzionato come committente della costruzione dell’ippodromo a Costantinopoli77. In seguito si afferma che, in tempi antichi, sarebbe stata costruita anche una chiesa, dedicata a Costantino il Grande e a sua madre Elena, lungo il fiume Rhyndakos nella Misia vicino al ponte di Costantino78. Proseguendo, viene menzionata la statua di Costantino il Grande nel foro di Costantino a Costantinopoli79. Infine si apprende che Costantino il Grande veniva considerato e indicato anche come il tredicesimo apostolo80.
Per concludere questa rassegna bisogna necessariamente considerare un caso particolare della letteratura bizantina, cioè la cosiddetta Biblioteca di Fozio. In quest’opera, che va annoverata propriamente nel genere della letteratura epistolare presentandosi, di fatto, come una lettera di Fozio al suo fratello naturale Tarasio, il patriarca di Costantinopoli del IX secolo81 descrive e indicizza un totale di 280 tra codici e opere che costituivano la sua biblioteca privata. Così facendo egli fornisce un’incomparabile visione d’insieme sul patrimonio della propria biblioteca privata e di conseguenza anche sulle letture di un elevato dignitario ecclesiastico e chierico del IX secolo a Costantinopoli. In questa sede ci si limiterà a spiegare soltanto dove e in che modo in queste opere si trova menzione a Costantino il Grande.
Fozio inizia con le opere di Eusebio di Cesarea82 che possedeva nella sua biblioteca. Nelle opere di questo autore cristiano contemporaneo a Costantino e suo estimatore, il primo imperatore cristiano chiaramente viene menzionato. All’inizio Costantino è nominato nella presentazione di uno scritto esclusivamente a fini della sua datazione – è noto che Eusebio fosse un contemporaneo di Costantino83. Lo scritto, che Fozio denomina elenchos kai apologia, è, tuttavia, probabilmente, l’opera eusebiana tramandata a noi come Praeparatio evangelica84. A proposito della Storia ecclesiastica di Eusebio, Fozio osserva poi che si tratterebbe di una storia della Chiesa cristiana, che dalla comparsa di Cristo nel mondo giunge fino al regno di Costantino il Grande85. Infine si menziona anche un encomio di Costantino verosimilmente composto da Eusebio86, le Laudes Constantini, che bisogna considerare in relazione a quella discussa opera nota agli studiosi come Vita Constantini87. Qui si accenna anche al fatto che Costantino, poco prima di morire, sarebbe stato battezzato a Nicomedia, sebbene non si specifichi da chi.
Ma Costantino compare anche in interpretazioni della storia della Chiesa di altri autori. Così ad esempio nella Storia ecclesiastica di Socrate, che rappresenta una continuazione di quella di Eusebio e che tratta della storia della Chiesa dall’epoca dell’imperatore Costantino fino a quella di Teodosio il Giovane (Teodosio II)88. E ancora, nella Storia ecclesiastica di Sozomeno, che tratta del periodo compreso tra il consolato di Crispo e di suo padre Costantino fino, anche in questo caso, a Teodosio il Giovane89.
Per un altro verso, nella Biblioteca di Fozio – ed è proprio questo a rendere lo scritto così straordinariamente pregiato – vengono citate e descritte anche opere letterarie che non sono affatto giunte fino ai nostri giorni e che, per il momento, sono considerate perse. Così ad esempio Fozio cita un autore di nome Prassagora di Atene, che era probabilmente un contemporaneo di Costantino e che pare abbia scritto un’opera storiografica in due libri sul regno di questo imperatore90. Anche in una glossa a margine sulla descrizione di un’altra opera, sul risarcimento dei danni di guerra di Procopio di Cesarea (VI secolo), viene nominata nuovamente l’opera storica di Prassagora di Atene sul regno di Costantino91. Gli estratti di Fozio costituiscono oggi la nostra unica fonte su queste opere.
L’opera storica di un altro autore che, nel VI libro, cita Costantino il Grande – Esichio di Mileto o Illustrio – si è conservata solo in forma frammentaria92. Analogamente frammentaria ci è giunta anche la Cronaca di Eunapio di Sardi, in cui Costantino viene citato – stando a quanto testimoniato da Fozio – a mala pena come primo imperatore cristiano93.
Inoltre Fozio era in possesso di una copia degli atti del primo concilio ecumenico di Nicea (325), dove Costantino viene chiaramente nominato in quanto imperatore che convocò il concilio94.
Fozio possedeva inoltre una Vita dei vescovi Metrofane e Alessandro di Bisanzio (BHG 1279 o 1280)95, in cui si ipotizza fosse contenuta anche una storia della vita (tecnicamente il bios) di Costantino il Grande96.
Due opere del fondo di Fozio si dimostrano particolarmente problematiche in riferimento a Costantino il Grande. Si tratta della vita di Paolo, l’arcivescovo di Costantinopoli (337-339, 341-342 e 346-350), e della vita di Atanasio, patriarca di Alessandria (328-373). Essendo stati entrambi contemporanei di Costantino il Grande, nei loro bioi tale imperatore compare più volte.
Esaminiamo prima la Vita di Paolo (BHG 1472): qui Costantino viene apprezzato innanzitutto in quanto committente della chiesa di Antiochia97. Poi viene constatato che il successore di Costantino, l’imperatore Costanzo, fa confiscare la metà delle derrate alimentari (panis publicus) che Costantino il Grande aveva donato alla città98 e, allo scopo di datare il concilio di Serdica, in un’occasione si menziona la morte di Costantino (il testo parla di un sinodo riunitosi undici anni dopo la morte di Costantino, ossia nell’anno 34899, sebbene sia più corretto retrodatarlo al 342). In un altro passo si menziona la traslocazione, sotto l’arcivescovo Macedonio di Costantinopoli, della salma di Costantino il Grande dalla chiesa dei Santi Apostoli a quella di S. Acacio100. Infine viene nuovamente nominato Costantino come committente della chiesa di Santa Irene a Costantinopoli101.
Nella Vita del patriarca Atanasio di Alessandria (BHG 184), alfiere della battaglia contro l’arianesimo, si trovano chiaramente notizie relative ai suoi scontri con Ario, tra i quali Costantino il Grande tentò per lungo tempo di mediare. Nello specifico si racconta che Costantino il Grande mandò Ario ad Alessandria dal predecessore di Atanasio, Alessandro allo scopo di trovare un compromesso102, cui tuttavia non si giunse mai. Quindi Costantino avrebbe cercato di far riconciliare Ario e Atanasio, facendo esaminare le accuse formulate contro quest’ultimo – secondo il testo – da Ario e dai suoi seguaci al concilio di Tiro (335)103.
Anche se le accuse si rivelarono inconsistenti, un confronto non ebbe comunque luogo. Costantino fece altri tentativi di riconciliazione, andati però a vuoto, tra le posizioni contendenti104. Quindi l’imperatore mandò Atanasio in esilio a Trier105. Infine è menzionata la morte di Costantino a Nicomedia106. Oltre alla narrazione cronologica degli eventi della biografia costantiniana, il nome di Costantino viene menzionato, in questa Vita, altre due volte per esigenze di datazione107. Vi si possono riconoscere anche alcune tracce della critica tardoantica a Costantino, non più tramandata in questa forma nell’epoca mediobizantina.
Sempre come semplice supporto per la datazione, Costantino viene citato anche in un’omelia del vescovo Asterio di Amasea108.
Le menzioni di Costantino il Grande nella letteratura agiografica del periodo mediobizantino, cioè tra il VII e il XII secolo, non sono molte, come forse ci si sarebbe aspettato. La frequenza delle citazioni nella letteratura agiografica è comparabile a quella della restante letteratura di questo periodo. La figura di Costantino in tutti questi generi letterari risulta esclusivamente positiva; la leggenda attorno alla sua persona si cristallizza in una forma relativamente stabile. Tracce di un giudizio critico si trovano soltanto dove si riportano o si citano testi letterari precedenti, del periodo tardoantico, come ad esempio la Vita del patriarca Atanasio di Alessandria (BHG 184), nella Biblioteca di Fozio. In riferimento al contenuto delle citazioni si possono individuare alcune lievi differenze tra la letteratura agiografica e la restante letteratura del periodo mediobizantino: nella prima Costantino viene citato innanzitutto come il primo imperatore cristiano, come promotore del Cristianesimo, come fondatore e committente di chiese e monasteri e/o come patrono del primo concilio ecumenico di Nicea, mentre nelle restanti fonti compare più spesso come sovrano e politico e viene citato ogni volta che si tratta del suo contesto storico.
In breve, si può osservare come Costantino il Grande nella letteratura del periodo mediobizantino venga considerato già come il sovrano cristiano per eccellenza, come modello e termine di paragone per tutti gli imperatori bizantini che gli succederanno e, più in generale, per tutti i sovrani cristiani dell’ecumene.
1 Si elencano qui sinteticamente le fonti principali e i sussidi qui impiegati: Acta Sanctorum, ed. Societas Bollandiensis, Ian. I - Oct. XI, Parisiis-Romae 1863-18703; Oct. XII-Nov. IV, Bruxellis 1867-1925 (= ActaSS); Annae Comnenae Alexias, ed. D.R. Reinsch, A. Kambylis, (CFHB, 40/1-2), 2 voll., Berlin-New York 2001 (= Anna Comnena); The Ashgate Research Companion to Byzantine Hagiography, I, Periods and Places, ed. by S. Efthymiadis, Farnham-Burlington 2011; De administrando Imperio, ed. by G. Moravcsik, R.J.H. Jenkins, (CFHB, 1), Washington DC 19672; Constantini Porphyrogeniti imperatoris De Cerimoniis aulae byzantinae libri duo, ed. I.I. Reiskii, 2 voll., Bonn 1829-1830; Costantino Porfirogenito, De thematibus, a cura di A. Pertusi, Città del Vaticano 1952, pp. 59-100; Ioannis Malalae Chronographia, hrsg. von I. Thurn, (CFHB, 35), Berlin-New York 2000; The Oxford Dictionary of Byzantium, ed. A. Kazhdan, A.-M. Talbot, A. Cutler et al., 3 voll., New York-Oxford 1991; Photius, Epistulae et Amphilochia, ed. L.G. Westerink, IV-V (Amphilochia 1-222), Leipzig 1986, VI/1, Leipzig 1987 (Amphilochia 223-329); ivi, I (Epistulae 1-144), Leipzig 1983; II (Epistulae 145-283), Leipzig 1984; III (Epistulae 284-299), Leipzig 1985; Photius, Bibliothèque, éd. par R. Henry, 9 voll., Paris 19912; Prosopographie der mittelbyzantinischen Zeit. Erste Abteilung (641–867), hrsg. von F. Winkelmanns, R.-J. Lilie, T. Pratsch et al., 7 voll., Berlin-New York 1998-2002; T. Pratsch, Der hagiographische Topos. Griechische Heiligenviten in mittelbyzantinischer Zeit, Berlin-New York 2005; Synaxarium ecclesiae Constantinopolitanae e codice Sirmondiano nunc Berolinensi adiectis synaxariis selectis, ed. H. Delehaye, Bruxellis 19722; F. Winkelmann, Studien zu Konstantin dem Grossen und zur byzantinischen Kirchengeschichte: ausgewählte Aufsätze, hrsg. von W. Brandes, J.F. Haldon, Birmingham 1993.
2 BHG 361x. Cfr. Il contributo di D. Dainese, La Vita e le Laudes Constantini, in questa stessa opera. Sulla produzione agiografica di quest’epoca cfr. S. Efthymiadis, V. Déroche, Greek Hagiography in Late Antiquity (Fourth–Seventh Centuries), in The Ashgate Research Companion, cit., pp. 35-94.
3 Cfr. anche F. Winkelmann, Die Beurteilung des Eusebius von Cäsarea und seiner Vita Constantini im griechischen Osten, in Byzantinische Beiträge, hrsg. von J. Irmscher, Berlin 1964, pp. 91-119 (ristampato in: F. Winkelmann, Studien, cit., n. 15).
4 Cfr. anche F. Winkelmann, Die älteste erhaltene griechische hagiographische Vita Konstantins und Helenas (BHG Nr. 365z, 366, 366a), in: Texte und Textkritik: eine Aufsatzsammlung, hrsg. von J. Dummer, Berlin 1987, pp. 623-638 (ristampato in: F. Winkelmann, Studien, cit., n. 13).
5 Cfr. BHG 361x-369n; Cfr. anche F. Winkelmann, Studien, cit., nn. I, X, XI, XII, XIII, XIV, XV.
6 Cfr. anche F. Winkelmann, Das hagiographische Bild Konstantins I. in mittelbyzantinischer Zeit, in Beiträge zur byzantinischen Geschichte im 9.-11. Jahrhundert, Akten des Colloquiums Byzanz auf dem Höhepunkt seiner Macht. (Liblice 20.-23. September 1977), hrsg. von V. Vavrinek, Praha 1978, pp. 179-203 (ristampato in: F. Winkelmann, Studien, cit., n. 14).
7 Cfr. S. Efthymiadis, Hagiography from the ‘Dark Age’ to the Age of Symeon Metaphrastes (Eighth-Tenth Centuries), in The Ashgate Research Companion, cit., pp. 95-142.
8 Cfr. The Oxford Dictionary of Byzantium, cit., II, s.v. Hagiography, pp. 895-897; T. Pratsch, Der hagiographische Topos, cit., pp. 408-421; S.A. Paschalidis, The Hagiography of the Eleventh and Twelfth Centuries, in The Ashgate Research Companion, cit., p. 143-172, in partic. 143.
9 Cfr. PMBZ, n. 1452. Vita Irenae Chrysobalanton (BHG 952), 19, in The Life of St. Irene Abbess of Chrysobalanton, ed. by J.O. Rosenqvist, Uppsala 1986, pp. 2-112 (in partic. 26, l. 4).
10 Cfr. PMBZ, n. 5841. Vita Pauli Caïumensis (BHG 1471), 2, in A. Papadopulos-Kerameus, Analekta hierosolymitikes stachyologias e sylloge anekdoton kai spanion hellenikon syngraphon peri ton kata ten Heoan orthodoxon ekklesion kai malista tes ton Palaistinon, IV, St. Petersburg 1897, pp. 247-251, in partic. 248, ll. 7-8.
11 Vita Niconis (BHG 1366-67), 44,1-3, in The Life of Saint Nikon, ed. by F. Sullivan, Brookline (MA) 1987, pp. 26-270, in partic. 152.
12 Cfr. PMBZ, n. 3389.
13 Cfr. PMBZ, n. 6447.
14 Vita Ioannicii auctore Saba monacho (BHG 935), cc. 348A-B; 377B-C, in AASS Nov. II 1, pp. 332-383.
15 Ibidem.
16 Vita Ioannicii auctore Saba monacho (BHG 935), cc. 348A-B - 377B-C, in AASS Nov. II 1, pp. 332-383.
17 Cfr. A. Grillmeier, Das Konzil von Chalkedon, 3 voll., Würzburg 1998; ora W.R. Baker, The Chalcedon Definition, Pauline Christology, and the Postmodern Challenge of “from below” Christology, in Stone-Campbell Journal, 9 (2006), pp. 77-97.
18 L’imperatore Leone V (813-820). Cfr. PMBZ, n. 4244.
19 Vita Ioannicii auctore Saba monacho (BHG 935), cc. 348A-B; 377B-C, in AASS Nov. II 1, pp. 332-383.
20 Ibidem.
21 Ibidem.
22 Cfr. PMBZ, n. 5059.
23 Vita Michaelis Syncelli (BHG 1296), 29, 36, in, The Life of Michael the Synkellos, ed. by M.B. Cunningham, Belfast 1991, pp. 44-128, in partic. 108-110 e 122.
24 Cfr. PMBZ, n. 4977.
25 Cfr. PMBZ, n. 8093.
26 Si tratta del primo concilio di Nicea (325).
27 Vita Michaelis Syncelli (BHG 1296), 29, 36, in The Life of Michael the Synkellos, cit., pp. 44-128, in partic. 108-110 e 122.
28 Cfr. anche T. Pratsch, Der hagiographische Topos, cit., pp. 320-322.
29 Cfr. PMBZ, n. 4991.
30 Cfr. PMBZ, n. 7286.
31 Anche in questa Vita si tratta del cosidetto scontro sulle immagini o Iconoclasmo.
32 Cfr. anche M.B. Cunningham, in The Life of Michael the Synkellos, cit., pp. 170-171 nota 216.
33 Vita Michaelis Syncelli (BHG 1296), 29; 36, in The Life of Michael the Synkellos, cit., pp. 44-128, in partic. 108-110 e 122.
34 Vita Lucae Stylitae (BHG 2239), 25, ed. in H. Delehaye, Les saints stylites, Bruxelles-Paris 1923, pp. 195-237, in partic. 221, ll. 16-22.
35 Riguardo a questa forma dei miracoli, definibile come ‘Salvezza dal pericolo’ cfr. T. Pratsch, Der hagiographische Topos, cit., pp. 256-266, in partic. C. Bestrafung bzw. Hinrichtung, pp. 262-264.
36 Vita Lucae Stylitae (BHG 2239) 25, ed. in H. Delehaye, Les saints stylites, cit., pp. 195-237, in partic. 221, ll. 16-22.
37 In realtà morì a Nicomedia e venne sepolta a Roma.
38 Il testo del sinassario è corrotto a p. 700, l. 25. Si ponga ἐκστρατείας al posto di ἐγκρατείας.
39 Synaxarium ecclesiae Constantinopolitanae, cit., p. 697, l. 34-p. 700, l. 36.
40 Nei numerosi manoscritti alla base dei testi del sinassario si trovano spesso leggere differenze e divergenze, che riguardano le informazioni sul giorno di commemorazione del/dei santo/i.
41 Synaxarium ecclesiae Constantinopolitanae, cit., p. 700, l. 63.
42 Synaxarium ecclesiae Constantinopolitanae, cit., p. 43, ll. 1-29.
43 Synaxarium ecclesiae Constantinopolitanae, cit., p. 43, l. 29-p. 45, l. 1.
44 Synaxarium ecclesiae Constantinopolitanae, cit., p. 45, ll. 1-9.
45 Synaxarium ecclesiae Constantinopolitanae, cit., p. 366, ll. 22-24.
46 Synaxarium ecclesiae Constantinopolitanae, cit., pp. 45, l. 25; 104, l. 6; 105, l. 19; 118, l. 9; 122, l. 27; 141, l. 6; 151, l. 16; 153, l. 9; 167, l. 26; 187, l. 18; 189, l. 18; 223, l. 14; 249, l. 32; 267, l. 11; 283, l. 4; 283, l. 18; 303, l. 7; 323, l. 24; 340, l. 28; 359, l. 37; 390, l. 28; 397, l. 20; 399, l. 12; 404, l. 39; 422, l. 52; 447, l. 26; 474, l. 11; 480, l. 15; 504, l. 23; 514, l. 55; 517, l. 19; 519, l. 30; 528, l. 19; 544, l. 29; 565, l. 11; 567, l. 17; 569, l. 29; 629, l. 30; 661, l. 31; 673, l. 29; 676, l. 6; 683, l. 24; 686, l. 5; 716, l. 21; 726, l. 40; 727, l. 19; 731, l. 12; 753, l. 34; 773, l. 15; 784, l. 17; 861, l. 25; 868, l. 22; 869, l. 25; 873, l. 1; 917, l. 38.
47 Cfr. The Oxford Dictionary of Byzantium, cit., II, s.v. Hagiography, pp. 895-897; T. Pratsch, Der hagiographische Topos, pp. 413-421; S.A. Paschalidis, The Hagiography of the Eleventh and Twelfth Centuries, in The Ashgate Research Companion, cit., pp. 143-171, in partic. 143 e 160; A.-M. Talbot, Hagiography in Late Byzantium (1204–1453), in The Ashgate Research Companion, cit., pp. 173-195, in partic. 174.
48 Cfr. A.-M. Talbot, Hagiography in Late Byzantium (1204–1453), cit. Tuttiavia si deve considerare che, per la maggior parte, i testi agiografici di questo periodo sono nuove versioni della vita di santi più vecchi (cfr. ivi, in partic. pp. 176-187). Spesso essi giungono anche a mescolare il genere letterario agiografico con altri.
49 Cfr. PMBZ: n. 6253.
50 Cfr. PMBZ: n. 1035.
51 Phot., ep. 1, ll. 88-90.
52 Phot., ep. 1, ll. 562-563.
53 Cfr. PMBZ, n. 832.
54 Phot., ep. 98, ll. 32-35.
55 Cfr. PMBZ, n. 223.
56 Phot., amph., p. 154, ll. 34-36. Lo stesso episodio viene raccontato anche nel sinassario costantinopolitano nella breve vita di Luciano, un presbitero di Antiochia al tempo dell’imperatore Diocleziano, che dovrebbe aver curato la settima edizione delle Sacre Scritture, cfr. Synaxarium ecclesiae Constantinopolitanae, cit., pp. 140, l. 27-p.141, l. 8.
57 Cfr. The Oxford Dictionary of Byzantium, cit., II, s.v. John Lydos, p. 1061.
58 Cfr. Ivi, I, s.v. Eparch of the City, p. 705.
59 Cfr. Ivi, II, s.v. Magistros, pp. 1267-1268.
60 Phot., amph., p. 323, ll. 6-9.
61 The Oxford Dictionary of Byzantium, cit., I, s.v. Constantine VII Porphyrogennetos, pp. 502-503.
62 Ivi, III, s.v. Theme, pp. 2034-2035.
63 Riguardo al sepolcro dell’imperatore cfr. recentemente N. Asutay-Effenberger, A. Effenberger, Die Porphyrsarkophage der oströmischen Kaiser. Versuch einer Bestandserfassung, Zeitbestimmung und Zuordnung, Wiesbaden 2006.
64 Const. Porph., De caer. II 42, p. 642.
65 Const. Porph., De thematibus, praef. 8-14. Cfr. anche T. Pratsch, Untersuchungen zu De thematibus Kaiser Konstantins VII. Porphyrogennetos, in Varia V, Beiträge, hrsg. von T. Pratsch, C. Sode, P. Speck, S. Takács, Bonn 1994, pp. 13-145, in partic. 29.
66 De administrando imperio, cit., 13,32; 13,49; 13,78; 13,112; 13,117; 13,141; 13,155; 13,169.
67 De administrando imperio, cit., 40,30.
68 De administrando imperio, cit., 53,124; 53,159.
69 Malal., Chron. IV 9,9-13, p. 56.
70 Malal., Chron. XIII 1-49, pp. 243-271.
71 Malal., Chron. XIV 16,21-24, p. 282.
72 Malal., Chron. XVI 13,80-83, p. 328.
73 Malal., Chron. XVII 16,25-30, p. 347.
74 Malal., Chron. XVIII 124,55-59, p. 419.
75 Theoph. Conf., Chron. I-II (Theophanis Chronographia, ed. C. de Boor, Lipsiae 1883-1885).
76 Ioannis Zonarae epitome historiarum libri XIII-XVIII, ed. Th. Büttner-Wobst, Bonn 1897.
77 Anna Comnena, VI 10,10.
78 Anna Comnena, VI 13,2.
79 Anna Comnena, XII 4,5.
80 Anna Comnena, XIV 8,8.
81 Su Fozio cfr. supra.
82 Su Eusebio cfr. supra.
83 Cfr. Phot., cod. 1 (I 11). Cfr. Die Praeparatio Evangelica, hrsg. von K. Mras, (GCS 43,1; 43,2), Berlin 1954-1956.
84 Phot., cod. 13 (I 11,8-9).
85 Phot., cod. 27 (I 16,6-10).
86 Phot., cod. 127 (II 99,5-100,23).
87 Si veda il contributo di D. Dainese, La Vita e le Laudes Constantini, in questa stessa opera.
88 Phot., cod. 28 (I 16,13-16).
89 Phot., cod. 30 (I 17,37-40).
90 Phot., cod. 62 (I 61,29-63,8).
91 Phot., cod. 63 (I 65,14-16).
92 Phot., cod. 69 (I 102,25-27).
93 Phot., cod. 77 (I 159).
94 Phot., cod. 88 (II 12,1 - 13,29).
95 Cfr. in proposito F. Winkelmann, Die Bischöfe Metrophanes und Alexandros von Byzanz, in Byzantinische Zeitschrift, 59 (1966), pp. 44-71.
96 Phot., cod. 256 (VII 215,13 - 228,20).
97 Phot., cod. 257 (VIII 9,17-18). Su ciò, cfr. supra.
98 Phot., cod. 257 (VIII 11,38).
99 Phot., cod. 257 (VIII 13,15-16).
100 Phot., cod. 257 (VIII 16,40-4).
101 Phot., cod. 257 (VIII 18,8-9).
102 Phot., cod. 258 (VIII 19,15-18).
103 Phot., cod. 258 (VIII 20,42 - 23,20).
104 Phot., cod. 258 (VIII 23,21-25).
105 Phot., cod. 258 (VIII 23,6 - 24,16).
106 Phot., cod. 258 (VIII 24,17-29).
107 Phot., cod. 258 (VIII 30,32-35 e 35,23-24).
108 Phot., cod. 258 (VIII 271 e VIII 100,14).