Agnello di Ravenna
Presbitero della cattedrale, autore del Liber Pontificalis Ecclesiae Ravennatis, una raccolta (scritta in forma di lectiones per i confratelli) delle biografie di ben quarantanove vescovi della Chiesa di Ravenna a partire dall'evangelizzatore s. Apollinare fino all'arcivescovo Giorgio (846). Quest'opera, fonte primaria per lo studio della città e dei suoi monumenti, è pervenuta in due manoscritti (Modena, Bibl. Estense, V F 19, sec. 15°; Roma, BAV, lat. 5834, sec. 16°) ed è stata pubblicata quattro volte tra il 1708 e il 1924.
A., detto anche Andrea (nome che aggiunse in ricordo dell'avo paterno), figlio di Basilio, nacque verso la fine del sec. 8° o agli inizi del successivo. La data approssimativa della sua nascita si deduce da quanto A. stesso dichiara: tra l'827 e l'832 aveva trentadue anni e dieci mesi (Liber, 54). Discendeva da una facoltosa e illustre famiglia ravennate e vantava tra i suoi antenati il trisavolo Ioannicio (notaio dell'esarca Giovanni Rizocopo, deportato a Costantinopoli insieme all'arcivescovo Felice, vittima di Giustiniano II Rinotmeto) e il bisavolo Giorgio, eletto primo cittadino di Ravenna nel momento in cui questa era priva del rappresentante imperiale e dell'autorità religiosa; a lui si deve l'organizzazione della difesa militare della capitale dell'Esarcato e delle città litoranee.
A. ricevette un'educazione religiosa presso il clero della cattedrale, la basilica Ursiana, e fu ordinato sacerdote dall'arcivescovo Petronace (817-835). Al tempo del suo chiericato, verso l'810, l'arcivescovo Martino gli aveva conferito il monasterium di S. Maria delle Blacherne; più tardi fu rettore di S. Bartolomeo, un beneficio avuto in eredità dallo zio, il diacono Sergio, che poi gli fu tolto dall'arcivescovo Giorgio. Abitò infine nel centro di Ravenna "non longe a Miliario aureo", nelle vicinanze della chiesa di S. Agnese, ove si fece costruire la domus presbyteralis, utilizzando il materiale edilizio tratto dalla demolizione del palazzetto di Teoderico nell'isola di Palazzolo, fatto abbattere dai suoi servi (Liber, 34). Queste sono le principali, scarne notizie sulla vita di A., tratte dalla sua stessa opera, che sembra scritta non prima dell'830-831 e terminata dopo la morte dell'arcivescovo Giorgio.
A. studiò le antichità e gli edifici di Ravenna, che frequentemente cita e descrive anche in dettaglio. Tali descrizioni, fondate sull'osservazione diretta, e le relative attribuzioni, sempre confortate da documenti e iscrizioni, per la maggior parte non altrimenti pervenuti, sono preziose per la conoscenza della città e dei suoi monumenti, molti dei quali scomparsi (edifici civili e religiosi, mosaici, sculture, epigrafi, ecc.). Il Liber Pontificalis Ecclesiae Ravennatis può considerarsi dunque la fonte principale non solo per lo studio storico-artistico dei monumenti di Ravenna e del suburbio, ma anche della topografia romana, tardoantica e medievale della città. Come nel Liber Pontificalis romano, le citazioni delle suppellettili preziose, degli arredi e del mobilio liturgico, oltre a rendere un'immagine di fasto della potente Chiesa di Ravenna, costituiscono un valido apporto alla conoscenza della produzione dell'artigianato artistico nelle varie epoche.
Bibliografia
Fonti:
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