AGNÈS DES GENEYS, Giorgio Andrea
Ammiraglio, nacque a Chiomonte (Val di Susa) il 28 apr. 1761, da Giovanni, barone di Fenile e di Mathie, e da Cristina Boutal dei conti di Pinasca.
Nel 1773, con le funzioni di guardia-marina di seconda classe, prese parte alla sua prima crociera contro i Barbareschi che infestavano il Mediterraneo. Divenuto luogotenente, fu scelto nel 1789 dal viceré di Sardegna C. F. Thaon di Revel come aiutante di campo; nel 1790 gli fu affidato il comando del porto di Cagliari. Nel 1793 partecipò con gli Inglesi all'assedio di Tolone. L'anno seguente, nel giugno, cadde prigioniero dei Francesi, coi superstiti della fregata "Alceste", nel corso di una battaglia svoltasi nelle acque delle isole Hyères; riacquistò la libertà dopo l'armistizio di Cherasco. Promosso maggiore, l'A. nel giugno 1798 fu preposto alla difesa di Oneglia, che per diversi mesi tenne valorosamente contro preponderanti forze francesi e della Repubblica ligure; nel dicembre fu costretto ad abbandonare la città, ultima piazza che rimanesse al Regno sardo sul continente, e a raggiungere la corte in Sardegna. Quivi gli furono affidati il comando della marina con il grado di contrammiraglio e la difesa dell'isola, meta di continue incursioni da parte dei corsari africani, particolarmente in seguito alla partenza dal Mediterraneo della flotta inglese di Nelson. Il fatto d'armi più importante in cui la piccola flotta sarda si cimentò in quegli anni fu lo scontro vittorioso di capo Malfatano (1811), al quale l'A. non partecipò personalmente, ma di cui stese la relazione. In quel periodo attese anche alla sistemazione del porto di Porto Torres e alla costruzione della strada tra Cagliari e Sassari, ed eseguì rilievi idrografici delle coste settentrionali dell'isola. Nel 1814, fu da Vittorio Emanuele I inviato in missione speciale a Ginevra presso lord Castlereagh, che si recava al congresso di Vienna, per richiamare l'attenzione del rappresentante britannico sulla convenienza d'ingrandire ulteriormente nell'Italia settentrionale il già accresciuto Regno sardo. Promosso vice-ammiraglio, dopo l'annessione del Genovesato e il riacquisto di Nizza e Villafranca, ebbe la carica di governatore di Genova e il comando di tutta la marina militare sarda, che riuscì in breve tempo ad arricchire di undici nuove unità. Quando nel marzo 1821 scoppiarono i moti costituzionali, l'A. si condusse a Genova con molto tatto, per evitare spargimento di sangue.
Diffusasi però la voce che la costituzione non era stata revocata da Carlo Felice, ma era tuttora in vigore, e che il governatore tentava d'ingannare la popolazione affermando il contrario, fu aggredito e trattenuto come ostaggio. Liberato e reintegrato nel suo ufficio dalla stessa Commissione di governo creata dagli insorti, per impedire che gli Austriaci occupassero la città, si affrettò a dichiarare al generale Bubna che tutto era rientrato nell'ordine. Pur essendo d'idee conservatrici, trattò gli insorti con grande mitezza e fu largo di aiuti ai costituzionali esuli dal Piemonte, provvedendo a imbarcarli per Marsiglia, Barcellona e Atene, nonostante i severi ordini ricevuti da Carlo Felice, il quale, irritato, lo destituì da governatore.
I dieci anni che seguirono possono considerarsi come il periodo di più intensa e feconda attività nell'opera dell'A., intesa a sviluppare le istituzioni marittime del Regno. Nel 1822, una squadra al suo comando si recò in Marocco per allacciare rapporti commerciali con il sultano di quel paese. Nel 1825 una squadra comandata dal capitano F. Sivori impartì una dura lezione ai Barbareschi di Tripoli. La flotta, ammodernata e accresciuta di più potenti unità, era quasi in permanenza in crociera per proteggere contro gli attacchi dei pirati il traffico commerciale con i porti dell'Asia Minore e del Mar Nero. Per insistenza dell'A., in varie colonie dell'America latina furono aperti consolati, ai quali le navi sarde cominciarono a far capo a partire dal 1830.
L'A. è concordemente descritto dai suoi biografi come uomo dispotico e violento, ma dotato di grande ingegno e capacità, degno di scena più vasta di quanto non fosse la corte di Sardegna. Nonostante l'esiguità dei mezzi messi a sua disposizione, l'indifferenza e la diffidenza dei governanti, seppe trasformare la marina sarda, che alla fine del sec. XVIII era ridotta a una fregata e pochi altri legni, in una flotta bene addestrata ed efficace.
Fondò nel 1817 la Scuola di marina di Genova per la preparazione degli ufficiali, che fino allora si facevano quasi tutti venire dall'Inghilterra. Redasse personalmente e fece approvare da Carlo Felice nel 1830 il "Regolamento militare ed economico per l'amministrazione marittima", il "Regolamento per la leva di mare" e il "Regolamento per la R. Scuola di Marina". Fu anche ministro di stato, primo presidente del supremo Consiglio d'ammiragliato e del Consiglio amministrativo della Marina, socio corrispondente della Società agraria ed economica di Cagliari. Fu insignito delle massime onorificenze e nominato cavaliere della SS. Annunziata nel 1835.
L'A. morì a Genova l'8 genn. 1839.
Fonti e Bibl.: F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte, II, Torino 1854, pp. 495, 652; C. Randaccio, Storia delle marine militari italiane, I, Roma 1886, pp. 21-23 e passim; P. Boselli, Carlo Alberto e l'ammiraglio Des Geneys nel 1821, Torino 1892; C. Bornate, L'insurrezione di Genova nel marzo 1821, Torino 1923, pp. 331 ss.; E. Prasca, L'ammiraglio Giorgio Des Geneys e i suoi tempi, Pinerolo 1926; N. Rosselli, Inghilterra e regno di Sardegna dal 1815 al 1847, Torino 1954, passim.