CARDUCCI, Agnolo
Nacque a Firenze intorno al 1470da Lorenzo di Agnolo di Bartolomeo e da Maria Pandolfini, in una famiglia che aveva spesso ricoperto importanti cariche pubbliche nel governo fiorentino.
La tradizionale fedeltà al regime mediceo, che aveva contraddistinto gli antenati, veniva abbandonata dal C., che, dopo una prima formazione culturale nel seno dell'Accademia platonica, partecipava alle vicende della Repubblica fiorentina dopo la cacciata dei Medici nel 1494. Appartenente al partito del Savonarola, veniva eletto nel 1502 alla magistratura degli Otto di guardia e di balia. Neglianni successivi nuove cariche confermavano il peso politico raggiunto dal C., che veniva eletto priore per il primo bimestre 1504 e che, cinque anni più tardi, entrava a far parte dei Dieci di balia (9 giugno 1509). Il rientro dei Medici in Firenze nel 1512 lo doveva escludere per lunghi anni dalle più prestigiose cariche di governo, relegandolo fra le personalità politiche il cui passato non era ben accetto al nuovo regime. Se si eccettua infatti la carica di signore di Zecca, a cui veniva eletto il 1º marzo 1513, bisogna attendere sino all'anno 1522 per assistere ad una nuova importante tappa nella sua carriera politica.
Consapevole dell'ostilità che il nuovo regime mediceo gli manifestava, il C. tentava di ottenere nuovi riconoscimenti e di allontanare le ombre savonaroliane dal suo passato in una lettera scritta il 4 marzo 1515a Lorenzo di Piero de' Medici. In essa, proclamando la sua "innocentia" e il suo "buono animo" nei confronti della famiglia al potere, ricordava a Lorenzo come "sempre li passati vostri sono stati protectori della casa nostra". Terminava augurandosi di avere al più presto l'occasione di poter mostrare "quale sia l'animo et affectione che io porto… come suo buono servitore" (Arch. di Stato di Firenze, Med. avanti il Princ., 116, n. 168).
Questo tentativo otteneva successo: infatti il C. veniva eletto commissario di Pisa nel 1517. Cinque anni più tardi, nel 1522, con l'elezione a gonfaloniere di Giustizia, poteva tornare ad occupare una posizione politica di prestigio in Firenze. A questa carica seguiva, nel 1524 (9 maggio), quella di commissario a Pistoia, che gli veniva affidata in un momento particolarmente difficile. Di fronte alle lotte in Pistoia fra Panciatichi e Cancellieri, acutizzate dalla carestia e dalla peste e culminate nell'espulsione dei Cancellieri, il C., inviato nella città insieme a Niccolò Capponi, riusciva a trovare un compromesso e a calmare per qualche tempo le discordie. Trascorse gli ultimi anni nella carica di signore di Zecca, avuta nel 1524. Morì a Firenze nel 1527.
Sposato con Marietta di Francesco Valori nel 1486, dopo la morte di questa si era unito in matrimonio nel 1502 con Marietta di Bartolomeo Bartolini. Dalle due mogli aveva avuto tre figlie e quattro figli (Giovanni, Filippo, Lorenzo, Bernardo).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pisa, Tribunale del Commissariato, 272; Firenze, Bibl. nazionale, Manoscritti Passerini, 8, s. v.; Ibid., Poligrafo Gargani, 497, 499; Ibid., Bibl. Riccardiana, Manoscritti, 1859, cc. 16-17; 2024, cc. 254-257; G. Morelli, Ricordi, in Delizie degli eruditi toscani, XIX (1785), p. 202; G. Cambi, Istorie, ibid., XX (1785), p. 109; XXI (1785), p. 202; XXII (1786), p. 259; S. Ammirato, Delle famiglie nobili fiorentine, Firenze 1615, pp. 202 s.; Id., Istorie fiorentine, a cura di F. Ranalli, VI, Firenze 1849, p. 79; M. Salvi, Historie di Pistoia, III, Pistoia 1657, p. 93; A. M. Bandini, Specimen literaturae Florentinae saeculi XV, Florentiae 1747, p. 75; I. Orsini, Storia delle monete delle Repubblica fiorentina, Firenze1760, pp. 292, 306; A. Della Torre, Storia dell'Accad. Platonica di Firenze, Firenze 1902, pp. 29, 723.