Agnolo di Ventura
Architetto e scultore senese, attivo in Toscana nella prima metà del Trecento. Sue notizie si hanno a partire dal 1311, anno in cui venne iscritto tra i contribuenti della contrada S. Quirico. Dai pochi documenti che lo menzionano risulta che nel 1329 A. riscosse un pagamento per alcuni lavori compiuti nel Campo "in pede porte Salarie" e che nel 1333 redasse assieme ad altri undici maestri un rapporto sui lavori di ampliamento del duomo verso Vallepiatta. In qualità di architetto militare, attività forse svolta anche a Siena con i progetti per le porte di S. Agata (1325) e Romana (1327), A. nel 1334 si occupò con Guido di Pace dell'edificazione del cassero di Grosseto e nel 1336 della costruzione della fortezza di Massa Marittima. L'ultima notizia è del 31 gennaio 1349, allorché egli figurò in Siena come testimone in un atto di vendita.
È probabile che A., ricordato solo come architetto, possa identificarsi con quell'Angelo da Siena che nel 1330, insieme ad Agostino di Giovanni, scolpiva il monumento Tarlati ad Arezzo. Tale identificazione, proposta da Milanesi (1854) sulla scorta di Vasari (che attribuisce peraltro a Giotto il disegno del monumento), è accettata da tutta la critica fuorché da Toesca (1951).
Il cenotafio del vescovo e signore di Arezzo Guido Tarlati (m. 1327), situato nel duomo, resta l'unica opera firmata e datata ("Hoc opu(s) fecit magiste(r) Agustinu(s) (et) magiste(r) Angelu(s) de Sen(is) MCCCXXX"). Di maggiore interesse per le novità iconografiche sono i sedici rilievi della cassa inneggianti alle imprese politiche e militari del Tarlati. Per la distinzione delle due mani, la proposta di Cohn-Goerke (1938) è nel complesso da ritenersi valida. L'intervento di A. sarebbe da identificarsi nell'opera del c.d. 'maestro B', la cui maniera si caratterizza per la grande pittoricità del rilievo, il gusto del particolare e per l'attitudine a conferire maggiore profondità alla scena attraverso un morbido succedersi di piani.A lui si dovrebbero le decorazioni delle due fasce centrali relative alle imprese guerresche del Tarlati (Costruzione delle mura di Arezzo, Assedio di Chiusi, Presa del castello di Fronzola, di Castel Focognano, di Rondine, di Caprese), mentre non è da escludere una collaborazione con Agostino in altri rilievi.
Tra le sculture assegnate ai due maestri senesi soltanto le sette formelle dei due altari dei ss. Ottaviano e Regolo (1320 ca.), già nel duomo di Volterra (oggi nel Mus. Diocesano di Arte Sacra), trovano in genere concorde la critica. Delle altre attribuzioni (Vasari, Le Vite; Venturi, 1904; Valentiner, 1925), molte oggi rifiutate, sono da menzionare - restando dubbie le ipotesi attributive - il sepolcro del vescovo Ranieri degli Ubertini (m. 1301) in S. Domenico ad Arezzo (Valentiner, 1926-1927) e le statuette di apostoli e profeti nel duomo di Massa Marittima (Carli, 1946; 1980), queste ultime avvicinate spesso all'arte di Goro di Gregorio.
Bibliografia
Fonti:
Vasari, Le Vite, II, 1967, pp. 125-131.
Letteratura critica:
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