AGNOLO ZOTO (Agnolo o Angelo Zotto, Zoppo, Zottomio, Agnolo da Fimexello, Angelo Aloisio da Padova, latinamente Angelus Claudus de Fiumesello, Angelus de Padua)
Pittore di Padova, attivo in questa città nella seconda metà del sec. XV. Zoto (Zoppo) parrebbe più che un appellativo: nei documenti latini talvolta permane immutato, talaltra viene tradotto (claudus); le denominazioni Zottomio o Angelo Aloisio non risultano nei documenti.
Appare iscritto alla "Fraglia de' pittori" di Padova nel 1469. Due anni dopo era al centro di un clamoroso episodio relativo alle pitture della cappella Gattamelata nella basilica di S. Antonio.
Gli esecutori di un legato testamentario del Gattamelata avevano chiamato (1469-70) i pittori Pietro Calzetta e Matteo del Pozzo, i quali, a loro volta, chiamarono a collaborare Iacopo da Montagnana. I tre pittori si accordarono per affrescare ognuno un terzo della cappella, dividendo in tre parti uguali il compenso. Alla morte (settembre 1471) di Matteo del Pozzo, i Massari dell'Arca di S. Antonio chiamarono a sostituirlo (24 luglio 1472) A. Z., al quale affidarono poi, senza tener conto di Iacopo da Montagnana, la decorazione di una metà della cappella. Ma gli esecutori del Gattamelata annullarono allora il contratto tra i Massari ed A. e, intimando a quest'ultimo di non iniziare i lavori, commisero tutto il lavoro ancora a P. Calzetta e ad lacopo da Montagnana. Dopo una serie di azioni legali, il 19 maggio 1473 si arrivò a una transazione, per cui A. e Iacopo da Montagnana accettarono di sottoporsi ad una prova delle loro capacità per avere la commissione del terzo della cappella già spettante a Matteo del Pozzo. È certo che Iacopo da Montagnana fu il vincitore, poiché dai Registri di Cassa dell'Arca del Santo scompare il nome di A., mentre Iacopo viene pagato ancora nel 1476 per idue terzi del lavoro a lui affidato nella cappella Gattamelata. Secondo il Moschetti, la prova di A. nella gara con Iacopo poteva riconoscersi nel S. Paolo (ora scomparso), dipinto sul terzo pilastro a destra.
A. compare ancora in un contratto del 17 apr. 1478 associato al pittore Francesco Bazalieri, che a nome proprio e di A. si impegna a dipingere una anconetta da camera (Cristo e Santi), oggi perduta.
Detto da Marcantonio Michiel "ignobile pittore", A. è oggi rappresentato unicamente da ciò che resta dell'affresco con la Crocifissione nel refettorio vecchio di S. Giustina di Padova, affresco sul quale una volta si leggeva la firma "Angelus de Padua"e la data 1489. È stato ritrovato anche il documento di commissione della Crocifissione, che conferma la data ricordata dai vecchi scrittori.
Grandemente danneggiata per le vicende dell'edificio, la Crocifissione è stata recentemente restaurata. A. vi appare un ritardatario, che innesta sulla tradizione squarcionesca il colore più disteso di G. Bellini. Accenti foppeschi vi aveva rilevato invece W. Arslan, che attribuiva quei ("nobili frammenti" ad Angelo dei Linaroli, allievo di Pietro da Milano, prima che i dati documentari risolvessero la questione.
L'attribuzione ad A. di affreschi nel Salone del palazzo della Ragione di Padova, che il Vasari erroneamente attribuisce a Giotto e la tradizione locale padovana opina essere dello Zoto, potrebbe esser dovuta a una confusione di nomi.
Fonti e Bibl.: Der Anonimo Morelliano (Marcanton Michiel's Notizia d'opera di disegno),Text und Uebersetzung von Theodor Frimmel, Wien 1888, p. 8 (ma vedi anche Notizia d'opera di disegno..., pubblicata e illustrata da Iacopo Morelli, Bassano 1800, p. 8; e la seconda ediz. riveduta ed aumentata per cura di G. Frizzoni, Bologna 1884, pp. 8, 15); P. Brandolese, Pitture, sculture, architetture ed altre cose notabili di Padova..., Padova 1795, pp. 99; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, II, 1795-1796, p. 42; G. Moschini, Guida per la città di Padova, Venezia 1817, pp. 133 s.; Id., Della origine e delle vicende della pittura in Padova, Padova 1826, p. 25;B. Gonzati, La basilica di S. Antonio di Padova descritta ed illustrata, I, Padova 1852, pp. 57s., doc. XXXV a p. XLI, doc. XXXVII a p. XLIII; N. Pietrucci, Biografia degli artisti padovani, I, Padova 1858, p. 294, sub voce Zottomio Angelo, p. 243; J. A. Crowe - G. B. Cavalcaselle, Geschichte der italienischen Malerei, II, Leipzig 1869, p. 411; V, ibid. 1873, p. 363 e n. 64; V. Lazzarini, Documenti relativi alla pittura padovana, con illustrazione e note di Andrea Moschetti, Venezia 1908, pp. 109 s., 212, 215;A. Moschetti, Di Jacopo da Montagnana e delle opere sue, in Bollett. d. Museo Civico di Padova, XVIII (1925), p. 151; XXI (1928), pp. 69-171, e doc. I a pp. 201-202, docc. VI-XI alle pp. 204-207; Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, VII, Provincia di Padova, Comune di Padova, a cura di W. Arslan, Roma 1936, pp. 123 ss.; P. Zani, Encicl. metodica.., delle Belle Arti, II, p. 64, sub voce Aloisio Angelo da Padova; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, p. 123, 448 (voce relativa al figlio di Agnolo, Andrea); XXXVI, p. 553, sub voce Zoppo Angelo, che è voce doppia; ma si avverte che sub voce Zotto Agnolo si rinvia sempre ad Agnolo Zotto. Sul documento di commissione della Crocifissione èin corso di pubblicazione la ricerca di M. Muraro.