Agnosia
L'agnosia, termine che deriva dal greco ἀγνωσία (composto di ἀ- privativo e γνῶσις, "conoscenza") è un disturbo del riconoscimento degli oggetti, senza alterazione della coscienza, senza deficit dell'intelligenza e con funzione integra degli organi di senso. Teoricamente dovrebbero esistere tante forme di agnosia quanti sono gli organi di senso ma, dato che le sensazioni gustative e olfattive rimangono tali e non divengono percezioni, i disturbi che rientrano nella loro sfera vengono denominati genericamente ageusia e anosmia. Tra le forme più comuni di agnosia ci sono quella tattile, detta astereognosia, caratterizzata dall'impossibilità di riconoscere alla sola palpazione un oggetto, anche se di uso familiare, e quella visiva.
Fu Freud a proporre, nel 1891, di sostituire il termine 'asimbolia' con quello di agnosia; la distinzione fra i due termini fu sottolineata da H. Liepmann, che vide nell'agnosia il disturbo nel costituirsi del simbolo, partendo dai dati sensoriali e nell'asimbolia, il disturbo nell'uso dei simboli già costituiti. Nel campo dell'agnosia le distinzioni cliniche sono numerose; le più importanti sono riportate di seguito.
a) Cecità psichica. L'agnosia ottica per gli oggetti, o 'cecità psichica', comporta la perdita della capacità di riconoscere gli oggetti, pur essendo conservata la funzione visiva. Gli oggetti possono essere però riconosciuti attraverso altri dati sensoriali. Una forma particolare dell'agnosia ottica è la 'prosopagnosia' di Bodamer, cioè il non riconoscimento dei volti o dei loro tratti. Nella difficoltosa integrazione dei vari elementi del complesso stimolante visivo offerto da un oggetto, è facile l'intrusione di elementi sensoriali visivi estranei, per es. residui visivi di oggetti visti e riconosciuti poco prima, per cui si ha il fenomeno della 'perseverazione visiva', a causa del quale il soggetto crede di riconoscere nell'oggetto mostratogli un oggetto visto poco prima. Sembra dunque che sia compromesso soprattutto il processo attraverso il quale si attua la 'forma' percettiva visiva, oppure quello attraverso cui si integrano il dato percettivo attuale e quella 'visione interna' che ordina il dato percettivo attuale sulla base dei dati delle passate esperienze visive, anche riguardo alla propria immagine speculare e alle cose e ai luoghi più abituali (Longhi 1969); molto importante è il riferimento psicofisiologico alla 'teoria della forma' (v. forma).
b) Agnosia per i colori. Consiste nella perdita della capacità di riconoscere i colori e di denominarli correttamente da parte di soggetti che prima dell'insorgenza della malattia erano in grado di identificarli perfettamente.
c) Agnosia spaziale visiva. È la perdita della capacità di rappresentazione visiva dei rapporti spaziali.
d) Dislessia. Rientra forse fra le agnosie ottiche anche la dislessia, cioè la lettura ostacolata da una più o meno marcata possibilità di coordinamento spaziale dei dati visivi, per cui non si può leggere una frase completa, mentre possono esser lette parole isolate (v. dislessia).
e) Agnosia tattile o astereognosia. È l'incapacità di riconoscere gli oggetti per mezzo del tatto, o di riconoscerne separatamente la materia (ailognosia) o la forma (amorfognosia).
f) Agnosia acustica. Può riguardare sia i suoni verbali, ed è detta allora 'afasia di comprensione', sia i suoni musicali, ed è detta allora 'amusia'.
g) Somato-agnosia. È l'incapacità di riconoscere l'orientamento e la posizione del proprio corpo o di sue parti (per es., agnosia delle dita, agnosia destra-sinistra). Rientra in tale ambito l'auto-topoagnosia, cioè l'incapacità di riconoscere, indicare e nominare parti del proprio corpo.L'anatomia clinica di tutte queste alterazioni funzionali va inquadrata nei destrimani nell'ambito di disturbi localizzati alla regione parieto-occipitale sinistra (campo 18 di Brodmann, sostanza bianca del gyrus fusiformis, campo 19 di Brodmann), mentre la patologia va inquadrata in tutte le cause che danno origine a lesioni cerebrali a focolaio, vascolari, tumorali, infiammatorie, traumatiche. Negli ultimi anni gli studi di neuroimaging hanno fornito ampia conferma a questi dati della neurologia clinica classica e così pure gli studi di neuropsicologia (Posner et al. 1988; Berlucchi 1987).
G. Berlucchi, Sviluppi e tendenze nelle odierne scienze del sistema nervoso, "Scienza e Cultura", 1987, 1, pp. 173-83.
J. Bodamer, Die Prosop-Agnosie, "Archiv für Psychiatrie", 1947, 179, p. 6.
W.R. Brain, Diseases of the nervous system, London, Oxford University Press, 19697.
Id., Visual object agnosia, with special reference to the Gestalt theory, "Brain", 1941, 64, p. 43.
Handbook of clinical neurology, ed. P.J. Vinken, G.W. Bruyn, 4° vol., Disorders of speech, perception and symbolic behaviour, Amsterdam, North-Holland, 1969.
K. Kleist, Gehirnpathologie, Leipzig, Barth, 1934.
L. Longhi, Introduzione ad una neurologia fenomenologica, Roma, Universo, 1969.
M.I. Posner et al., Localization of cognitive operations in the human brain, "Science", 1988, 240, pp. 1627-31.