agnotologia
s. f. Lo studio della mancanza di conoscenza e di certezze indotta nel lettore o nell’utente dall’abilità di chi mette in circolazione notizie o dati falsi.
• Le menzogne dei politici, delle aziende, la mancanza di trasparenza delle banche. Si chiama agnotologia, dal greco agnosis, ed è lo studio dell’ignoranza costruita. Deliberatamente indotta, da specifici gruppi d’interesse, al fine di vendere un articolo, accaparrarsi dei favori. A coniare il neologismo, nel 1995, è stato il ricercatore di Stanford Robert Proctor, che per quindici anni aveva studiato i maneggi delle aziende del tabacco per nascondere al pubblico gli effetti cancerogeni del fumo. (Costanza Rizzacasa d’Orsogna, Corriere della sera, 6 marzo 2016, La Lettura, p. 13) • Ma cosa succede quando il confine tra fiction e realtà viene meno e c’è chi ha interesse a mantenerlo labile? Robert Proctor, studioso dell’ignoranza e del modo in cui viene strumentalmente alimentata, ci mette in guardia sul fenomeno della «non conoscenza» (battezzato come agnotologia) e delle fake news del web, in un’intervista a Giuseppe Sarcina. (Jessica Chia, Corriere della sera, 16 gennaio 2017, p. 31, Cultura) • la «post-verità» esprime l’irrilevanza dei fatti nella formazione dei processi cognitivi, come la negazione del riscaldamento globale o le false informazioni che hanno determinato Brexit (per esempio circa i costi pagati dagli inglesi all’Unione europea: 350 milioni di sterline a settimana, una cifra mai documentata). Da qui, infine, una neonata disciplina: l’agnotologia, battezzata da Robert Proctor per indicare lo studio dell’ignoranza indotta attraverso dati scientifici fuorvianti. (Michele Ainis, Repubblica, 14 ottobre 2017, p. 52, R2 Cultura).
- Adattato dall’ingl. agnotology, a sua volta formato dall’agg. gr. ἄγνωτος ‘sconosciuto’ e dal confisso -λογία ‘-(o)logia’.